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leggi e buone intenzioni


vic
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http://www.cdt.ch/commenti-cdt/commento/83313/buone-intenzioni-e-cattive-leggi.html

Buone intenzioni e cattive leggi
Transazioni e tasse sono strettamente legate.

di Tito Tettamanti

La politica dovrebbe dare soluzioni ai problemi della società. A loro volta i cittadini, tramite canali diversi, compresi i media, fanno giungere le loro istanze alla politica affinché si attivi. Purtroppo spesso queste istanze sono originate da emozioni, indignazione, reazioni del momento, talvolta su problemi di modesta rilevanza generale. Qui cominciano le difficoltà connesse anche al sistema democratico. Spesso chi più grida ed è meglio organizzato ottiene l’ascolto, ancor più spesso le soluzioni proposte dimenticano la complessità della società in cui viviamo, peggio ancora quando si indulge a favorire clientele. Non dimentichiamo l’idolatria in atto per lo Stato, al quale tutti e sempre ricorriamo per ogni sciocchezza, quasi contando su virtù taumaturgiche, per poi contemporaneamente lamentarci della sempre maggior invasività della burocrazia, dei sempre maggiori vincoli e delle tasse che aumentano.

Ma per il momento dimentichiamo tutto ciò e concentriamoci sulla pericolosità delle “buone intenzioni” che per quanto buone non assicurano leggi buone, adeguate ed efficienti. Le ottime intenzioni dell’amministrazione Clinton, volte a dare agli americani meno abbienti e specie agli afroamericani una casa concedendo mutui ipotecari irragionevoli e sproporzionati è all’origine della tristemente nota crisi delle “subprime”, senza voler negare i successivi abusi di operatori economici. Più lo Stato interviene più gli abusi sono possibili.

Una recente intenzione di undici Stati dell’UE – certo non particolarmente buona ma volta unicamente a trovare il modo di spremere ulteriori soldi all’economia (che siamo tutti noi) per far fronte ad una catastrofica situazione debitoria - ci dimostra la difficoltà di ben legiferare. Le leggi sono come le medicine: hanno effetti secondari, molto sovente ignorati o sottovalutati.

La Commissione dell’UE nel caso in esame ha proposto una tassa sulle transazioni finanziarie, vale a dire su ogni negozio relativo ad azioni ed obbligazioni, e questi Stati intendono prelevare lo 0,1% sul valore di ogni transazione. Ma qui cominciano i problemi. Gli Stati che vogliono percepire una simile tassa (che comporta per l’economia un onere di centinaia di miliardi) si accorgono che la loro alzata di ingegno non farà che far emigrare le transazioni finanziarie verso altri paesi meno avidi. Ma a questo si rimedia, la tassa abbastanza bizzarramente verrà applicata anche su una transazione di titoli del paese europeo tassatore che venissero venduti ad esempio da un americano sulla piazza di New York ad un acquirente di Tokyo.

Ma tra i numerosi effetti secondari ve ne è uno che la fantasia della Commissione UE non riuscirà a risolvere. Le banche nell’UE, che a dir poco non sono eccezionalmente solide, dipendono per la loro liquidità anche dai finanziamenti “Repo” del mercato monetario USA. Per i molti lettori non addetti ai lavori chiariamo che con tali transazioni finanziarie il debitore (banca europea) si impegna a corto termine (talvolta il giorno successivo) a riacquistare i titoli ceduti con un piccolo sovrapprezzo. Per una notte il costo della transazione potrebbe essere dello 0,15% su base annua. Calcola l’Economist che la tassa dello 0,1% prevista dagli undici paesi UE porterebbe il costo giornaliero del finanziamento al 22% annuo. Ciò che renderebbe assurdamente costosi e quindi impossibili finanziamenti che per le banche degli undici paesi interessati sono stimati tra i 300 ed i 350 miliardi di US$.
La mancanza di un simile ossigeno metterebbe le banche europee in gravi difficoltà. Accortisi delle dannose conseguenze di un’idea che sembrava così bella e facile per pompare ulteriori soldi dall’economia e oltretutto mascherata dal solito pretesto ipocritamente moraleggiante di punire i biechi speculatori (vale a dire ad esempio le casse pensioni dei lavoratori che investono per garantire il reddito ai propri assicurati), brusca frenata, specie dalla Germania, alfine di evitare danni maggiori.

In Svizzera una serie di iniziative figlie delle buone intenzioni (o dei risentimenti) ci porteranno a votare per possibili future leggi, tipo salario minimo, salario di cittadinanza, rapporti 1:12 per i salari, ecc.. Evidenti e previsibili già oggi gli effetti collaterali negativi se venissero accettate. Stiamo attenti a non spararci nei piedi.


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