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Ma quali speculatori, sono investimenti da vecchiette


mastermind
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La domenica compro il giornale. Ed è già troppo, un giorno a settimana, spender soldi e sprecare carta per leggere robe che già so da giorni. Ma fa piacere, la mattina col caffé, è un'abitudine dura a morire.

Ho il sospetto che però l'abitudine morirà, se i miei soldi sono usati per pagare certi articoli. Nelle paginone centrali, due pezzi su "Scommettere sul crac", e in uno di essi tal Livini da Londra ci rende edotti sulla speculazione sul petrolio.

Bisogna saperli leggere bene, certi articoli, perché ciò che colpisce il lettore non sono tanto i contenuti (pur discutibili) ma il "taglio", ovvero il sapore di cui lo scrivente pervade tutto il pezzo senza però dirlo apertamente. In questo caso, è la sottile incredula ironia con cui si riportano e interpretano le parole del trader intervistato, vòlta a lasciar intendere che il trader menta, imbrogli per mestiere, sia un "pirata" (come recita il titolo) e la verità alligni invece nelle parole dell'articolista che sprezzante lo contraddice ottenendo il plauso del povero lettore.

Questa roba a me suona di manipolazione. Si usano parole come untori, filibustieri, barili immaginari, drogare artificialmente il prezzo, bollette dei consumatori, minimizza, lo pagano fior di quattrini. Sembra il testo del comizio di un politico.

Leggete invece cosa dice il trader, irriso dallo scettico autore:

"Se il pieno degli italiani costa 80 euro e se Wall Street va a catafascio la colpa non è nostra. E' la legge della domanda e dell'offerta. Il mondo consuma sempre più petrolio e sottoterra se ne trova sempre meno. Tutto qui."

Ma guarda guarda. Eppure Livini su questa frase non fa una piega, non si prende neppure la briga di esaminarla. E' un pirata, dice menzogne... e allora che lo intervista a fare? Ancora il trader:

Oggi la volatilità del petrolio ha attirato tanti nuovi attori. (...) Gente che di oro nero ne capisce qualcosa, pensano che non si possa scendere molto dai livelli attuali.

Quando qualche anno fa ci si chiedeva come mai la parola "picco" fosse così tabu, la risposta invariabilmente era che una volta annunciato il picco sarebbe scoppiato un casino in Borsa. Ovvio: è un gioco da bambini scommettere su una risorsa in esaurimento. Non occorre essere maghi, basta comprare e aspettare che salga. Se avessi avuto centomila dollari 4 anni fa, li avrei messi sul barile senza esitazione. Perché allora dobbiamo scandalizzarci se il picco diventa evidente e chi investe sceglie la via più facile per guadagnare? Non sarà colpa, forse, di un sistema economico assurdo e demenziale che ha messo sullo stesso piano una risorsa non rinnovabile e i semplici prodotti industriali?

Non sono "speculazioni" queste, sono investimenti. Facili, lisci, "citofonati", buoni anche per la vecchietta. Chi se ne scandalizza, e chi se ne lamenta, è responsabile: se qualche anno fa avesse scritto articoli sull'opportunità della decrescita e del risparmio energetico, adesso non sarebbe ridotto a simili inutili commenti.

Debora Billi
Petrolio
20.07.2008
Link: http://petrolio.blogosfere.it/2008/07/ma-quali-speculatori-sono-investimenti-da-vecchiette.html


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