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Massimo Fini - Tv, il regime degli show men


Tao
 Tao
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Lo strapotere dei conduttori e la 'nuova' politica. E se c'è un problema sociale o etico non si chiamano in causa filosofi o poeti: ci salviamo con Vespa, Celentano o Bonolis

In Italia i conduttori di talk-show in particolare e i personaggi televisivi in generale, dagli show men giù giù fino all'ultima velina, hanno preso un potere eccessivo, abnorme, spropositato e pericoloso. Costoro confondono la potenza del mezzo con la propria e così fanno i telespettatori a casa su cui i protagonisti dello show business televisivo esercitano un'influenza pesantissima. Un buon esempio del delirio di onnipotenza e della perdita di ogni e qualsiasi senso del limite e dei propri limiti l'ha dato giovedì sera ad Annozero Michele Santoro parlando per venti minuti buoni, e con grande arroganza, di sue questioni personali come se fossero fatti nazionali.

Dei precedenti (anche se in quei casi si trattava di direttori di testata) si erano avuti con Augusto Minzolini e, più lontano nel tempo, con Gad Lerner. Il fatto è che da noi i conduttori, soprattutto di talk-show politici ma non solo, non sono dei conduttori, sono dei protagonisti assoluti, dei domatori (si pensi a Costanzo, quando era ancora attivo), dei manipolatori a favore di una loro tesi o di qualche forza politica. In Svizzera, paese che ho frequentato a lungo e alla cui Tv sono stato spesso invitato, il conduttore fa, come dice la parola stessa, il conduttore, si limita cioè a stimolare, con intelligenza, gli ospiti e resta sullo sfondo. Noi non possiamo essere svizzeri, d'accordo, ma non possiamo nemmeno tollerare che i conduttori di talk-show abbiano assunto questa importanza che è superiore persino a quella degli uomini politici a meno che non si trasformino anch'essi in mascheroni televisivi.

Di fatto oggi la nuova classe dirigente italiana è formata dai protagonisti dello star system televisivo, sono costoro che dettano i costumi, la way of life, i comportamenti, le regole, le categorie sociali, politiche, etiche. Nella Grecia classica erano Platone e Aristotele, con le loro scuole, ad avere questa funzione e le loro concezioni si trasmettevano agli uomini di governo e, scendendo giù per li rami, alla popolazione. Col crollo delle strutture dell'Impero Romano furono i Padri della Chiesa (Ambrogio, Agostino) ad assumersi questo compito. Nel Medioevo è stata la scolastica. In seguito furono i pensatori illuministi, Mill, Locke, Kant, Hegel, Marx a porre le basi concettuali del mondo moderno. Ma direi che, per quel che riguarda l'Italia, la filosofia, la cultura e l'arte hanno largamente influenzato la società e la politica fino al fascismo compreso.

E ciò è avvenuto fino al dopoguerra proprio grazie alle "famigerate" ideologie: il liberalismo, l'idealismo crociano, il cattolicesimo sociale di Don Sturzo, il socialismo, il marxismo. A noi sono toccati i Vespa, i Santoro, i Floris, i Fazio, i Baudo, i Bonolis, le Ventura, le Marcuzzi, buone braccia sottratte all'agricoltura o al ricamo. E la stampa, canibalizzandosi, segue. Se c'è un problema sociale o anche etico i giornalisti, oltre ai preti, non vanno a chieder lumi a Severino, a Veca, a Rovatti, a Viano, a Ceronetti ma a Fiorello, a Jovanotti, a Celentano, ad Alba Parietti. Ed Edoardo Sanguineti, molto omaggiato post mortem, chi l'ha mai visto in Tv? Probabilmente era troppo brutto per avere diritto di apparire sul piccolo schermo.

La Televisione, dopo la straordinaria e irripetibile stagione di Ettore Bernabei, ha distrutto la cultura e direi anche la società italiana. E oggi, adoratori di idoli di cartapesta anzi di plastica, abbiamo ciò che ci meritiamo. Del resto lo stesso Bernabei aveva avvertito: “La televisione ha un potenziale esplosivo superiore a quello della bomba atomica. Se non ce ne rendiamo conto rischiamo di trovarci in un mondo di scimmie ingovernabili. Io dico che la tv di oggi è come la medicina del Settecento quando i barbieri facevano i chirurghi. Oggi per diventare chirurghi bisogna studiare 15 anni mentre per diventare una star della tv basta qualche apparizione”.

Massimo Fini
Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it/

Da il Fatto Quotidiano del 25 maggio


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vic
 vic
Illustrious Member
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Ben detto, tutto.

Pero' non dimenticare che l'Italia come nazione esiste grazie alla RAI, in senso linguistico. Quella degli esordi, in bianco e nero, prodotta da veri pionieri televisivi.

Fosse solo per il fatto di avere unificato la lingua nazionale, la salverei.

Per il futuro televisivo in genere, siamo messi maluccio, anche se BBC, Arte, History Channel e cosi' via non sono da buttare. Quel che la TV non ha dato forse potra' darlo in qualche nicchia del web, sempre che ci sia qualche miliardario, illuminato in modo diverso, a metterci del suo.

Il ruolo di esploratore lo sta assumendo la radio, da sempre molto piu' snella come medium eletttronico, anche grazie all'evoluzione tecnologica della telefonia. Il trigemellaggio Radio + telefono + web fa una straordinaria concorrenza alla TV. Forse e' li' dove sta nascendo il nuovo giornalismo elettronico.

Attento Fini, che anche i chirurghi si stanno adeguando al penetrante potenziale della TV. A molti di loro (come a molti primari) piace fare la star se non addirittura il semidio. Ai loro simposi non si vedono che trasmissioni televisive, fantastiche operazioni chirurgiche e di marketing. Temo che l'effetto (s)Ventura col tempo arrivi pure li': il chirurgo con il miglior staff televisivo sara' quello piu' ricercato dai grandi ospedali che pagano salari da TuttiSanti. Per non parlare degli inviti spesati a congressi su isole famose, pagate dal canone sanitario.

Quello medico non e' un ambiente esente da scandali. Neppure esente da omerta', invidia professionale, raccomandazioni, nepotismi. Mi fermo senno' salta fuori la RAI medica: Ricchi Azzannando Invalidi.

Salutino


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