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Nel Silenzio


GioCo
Noble Member
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Topic starter  

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C'è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione, tormenti che è difficile tradurre in parole ma che non passano, ne con gli anni, ne con il conforto degli affetti. I poeti ci provano da secoli ad afferrarne il senso sfuggente con risultati a volte straordinari, eppure così lontani dalla piena conoscenza.

Chi siamo? Quali sono le nostre vere radici? Perché nella nostra vita ci troviamo a combattere più contro noi stessi che contro il destino avverso senza nemmeno rendercene conto? Qual'è il motivo per cui non riusciamo ad accettare l'accadere anche infausto con serenità, anche la fine che pure deve arrivare prima o poi, così come tutte le altre creature di questo mondo?

Non penso che dobbiamo realizzare qualcosa, non penso che esista nulla che somigli a una "illuminazione", uno stato superiore della coscienza. Della coscienza. Dio quante stronzate ci tocca ingurgitare per il piacere del nostro atavico nemico!

Non c'è partita contro colui così potente da riuscire a nascondersi dietro le evidenze ...

Fin da quando ho ricordo ho la sensazione netta che uno stato che ci è proprio e che ci appartiene da sempre ci sia stato sottratto indebitamente da una presenza fredda e calcolatrice che indico genericamente come "il nemico". Perché? Non lo so. Ne intravedo il profilo in trasparenza e con esso la repellenza istintiva!

Però so da cos'è data quella percezione: l'evidenza evidente è quello stato interiore posticcio e innaturale che siamo costretti a riconoscere come nostro per semplice mancanza di alternative. Non riesco a trovare altra causa se non in quel furto.

Noi lo sappiamo benissimo che dentro nella Mente governa il falso, perché così ci sentiamo nel nostro profondo, come se l'animo fosse un mazzo di carte fatto di soli due di picche. Come peschi, peschi sempre perdente, anche quando credi di vincere. C'è qualcosa di profondo che non va in tutto questo e non è la superbia, ma l'ignoranza spaventosa che ci inchioda.

Chiamo questo stato posticcio e un po' confuso (lo ammetto) fatto di ignoranza incolmabile che non so descrivere meglio di così "il nostro stato miserabile".

Però capita che a volte, non so bene come, non so di preciso perché, improvvisamente cala il silenzio. Certo non quello che vorrei, non il silenzio totale e duraturo, dal momento che chiunque prova anche solo un istante qualcosa di parziale, s'accorge che non può che bramare con tutto se stesso la duratura totalità.

Non è un emozione. Non è la morte di qualcosa. Non è niente in fondo, se non banale silenzio. Ma se la Mente era baccano e sempre lo è stata da quando abbiamo ricordo, noi come facevamo a rendercene conto "prima"? Se la scatola cranica risuonava come dentro una campana e ci rintronava, senza mai smettere istante dopo istante, come potevamo rendercene conto "prima"? Per noi è normale quel frastuono perché ci siamo nati dentro. Letteralmente, intendo.

Tempo fa accennai qualcosa delle Lande. Un posto che credevo essere frutto della mia fantasia, ivi compreso il nome. Quando mi è stato detto che è un luogo reale, fisico, con gli stessi rapporti con noi viventi che credevo essermi inventato di sana pianta e che quel posto era da sempre noto proprio con quel nome in certi ambienti, mi sono sentito gelare il sangue. Ho voluto saperne di più e più ne sapevo più scoprivo corrispondenze da far tremare i polsi. Cose che mai avevo lette, che mai mi erano state suggerite e che parevano studiate tanto risultavano precise.

Eppure ciò che sapevo non poteva che provenire dalla mia fantasia. Per me si trattava solo di mie fantasticherie e basta.

Da qualche parte nelle Lande (che appaiono come una distesa interminabile generalmente abbastanza brulla sotto un cielo plumbeo e inamovibile come fosse sempre coperto da spesse nubi uniformi da cui proviene una luce fioca) c'è un posto che chiamo "il Villaggio". Ho già scritto qualcosa anni fa sempre in questo forum circa questo posto, un luogo dove la tristezza è materia solida, si respira come polvere sottile. Se ti capita di visitare un posto del genere non riesci a rimanere indifferente, senti che devi fare qualcosa e prima che te ne rendi conto ne fai già parte. Ne sei preda.

Il Villaggio è come un gigantesco predatore e gli abitanti, disperate Ombre che non possono che vivere la loro disperazione, sono le esche. Come il verme infilato nell'amo del pescatore. Le Lande sono luoghi tanto assurdamente affascinanti quanto terribili e il Villaggio è una specie di condensato simbolico che ne imbriglia tutte le contraddizioni. Ma è anche il luogo da cui proviene quella emanazione spaventosa e inquietante quanto sfuggente responsabile del "nostro stato miserabile".

Finché erano solo mie fantasie, non ci davo peso. Pensavo di farci un bel libro di epiche avventure, fiabe per adulti mai davvero cresciuti.

Adesso mi trovo a misurare ogni parola. Perché il pensiero, il pensiero ... il pensiero! Sappiamo cos'è il pensiero? Ecco, no, non lo sappiamo. Siamo stati cresciuti a pane e ignoranza circa questi aspetti fondamentali. La cura con cui si evitano è a dir poco maniacale.

Allora, facciamo un ipotesi che così siamo tutti più tranquilli. Se fosse come una ricetrasmissione, pensare certe cose troppo intensamente potrebbe corrispondere a gridarle a qualcuno o a qualcosa. Chi? Chissà, noi non sappiamo bene cosa significa, ma certamente non coinvolge solo quel mondo sensibile che conosciamo. Poi vale anche il contrario: se si può trasmettere, si può anche ricevere.

No?


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