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Odiare con tutto se stessi il Totalitaristmo Tecnofrenico


GioCo
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
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Odo echi di imbarbarimento e osservo assurdità addensarsi nell'orizzonte kafkiano di questi tempi, come nel teatro di Camus e di Sartre (che ho citato spesso nei miei dozzinali interventi) dell'esistenzialismo che va dagli anni '40 agli anni '60. Tre decadi dense di significato macilento e gravido di miseria umana, particolaramente carico di significati artistici sia per la velocità drammaturgica con cui è passato sopra le nostre teste per essere consumato, diremo noi "fulmineo", degno di una consegna Amazon, sia per il periodo che è talmente ricco di stimoli antropologici, da apparire velenoso come la vipera di Russell che non è pericolosa tanto e solo per il suo veleno, ma specificatamente per il suo carattere di indefesso menefreghismo per la vicinanza con l'homo faber. Diciamo come il ratto, ma senza la virtù della prudenza e senza la decenza di starsene rintanato in luoghi mediamente poco frequentati.

Ecco che la vipera di Russell si svela simbolo perfetto, compedio preciso con cui riassumere quest'epoca tecnofottuta inguardabile e ingiustificabile sotto ogni profilo, dei vizi che si fanno virtù, semplicemente la peggiore di sempre (anche se stiamo lavorando alacremente per riuscire a peggiorare) significativa persino per l'area di diffusione che è quella zona del sud-est asiatico che più di ogni altra ha conosciuto l'esplosione liberale liberista di produttività "che trascende il passato". In senso mefistofelico. Una morte di massa mediocre compiuta in un atto mediocre "da svista involontaria" che dona una fine mediocre, capace di fare peggio quando lascia scampo.

Una bestia di merda la tecnofrenia, che inocula merda come il veleno della vipera marroncina a chiazze che nulla può spartire in bellezza con il blu indigo, nobile serpente tipan dell'australia, ugualmente cannibale ma almeno si fa notare bene ovunque per evitare l'incontro fatale.

La nostra ca%%o di amichetta cullata tra le lenzuola del sapere mistificato della "scienza" della verosimiglianza, oltre ad essere facilmente confusa nell'ambiente inocula un veleno senza virtù perché demolisce lentamente dall'interno e dopo un periodo allucinante di atroci sofferenze che può durare anche settimane, se ti lascia scampo c'è sempre il danno permanente che va dalla pazzia alla sterilità.

Ecco: l'assoluta perfezione simbolica della Nemesi!

Una merda di bestia strisciante che sembra gemella di nagini la maledictus, vomitata però dalle pagine della genesi biblica e non dalla fantasia di una rozza questuante che mendica stregoneria, per giudicare con quel disprezzo che è meglio solo quando ti uccide prima possibile. Come Guantanamo, come Assange, come la massa crescente di casi di "abuso rituale satanico" dilagante nella più assoluta omertà repellente, insieme alla degenerazione profilattica del verminoso "deep-web" elettronico. Una malattia per ciò incurabile che sembra tutta concentrarsi nei sintomi del salto frenetico da uno sballo all'altro: uno schizzo di sperma nei social, la morte nella bara del divano davanti a un parallelepipedo di kubrick, la sempre più grande TV al plasma, giusta lapide elevata al cretino ignoto del nostro tempo, per poi avere spasmi di coscienza e correre in SUV alle proteste ambientali promosse dalle solite facce dagli occhi vitrei, ipocrite e false in scale di indecenza mai viste, oppure tra videogame scambiati per dimenticare ogni bisogno basilare proprio e altrui, salvo condividere l'iniezione compulsiva in attimi fugaci, come drogati ma deliranti ... eppoi elettricità come dogma al posto di benzina come se l'inquinamento passato dalla nanopolvere alla radiazione sia un segno di miglioramento in qualcosa.

Siamo ridotti a vagolare tra zombie putrescenti per diventare (causa forza maggiore) noi stessi zombie, pieni di demenza parrochiale ma senza guide da prendere a male parole, senza luoghi precisi in cui pisciare e senza nemmeno un rigo di istruzione da confutare, anche falso qualsiasi, tra un super-iper-mega-ultra-mercato e l'altro e selve di scaffali, dalla sedia alla strada, dai parcheggi ai congelati, obbligatoriamente liberati con la forza di una brutalità allucinante, svuotante con precisione svizzera di ogni dignità, di ogni compassione e di ogni essenziale umano, come i lager nazisti "giusti" per definizione orwelliana, fredda, bieca, abitudinaria, propria dei recinti zootecnici dove cercare un benessere ribadito al punto che nessuno ormai sa più cosa ca%%o significa. Capannoni di tecnofili antropomorfi pieni nella testa di diritti e nel culo di rovesci, in un crescendo senza fine, storditi da ogni stimolo possibile e impossibile che arriva instancabile a uccidere ogni minimo peto di ribellione sul nasciere con la neo-chimica e la neo-fisica delle manipolazioni studiate che si autogiustificano in tutto, persino nelle evidenze evidenti della loro mortale persistenza.

Ma la parte più orrenda, quella più ributtante, quella che è davvero da odiare con tutta la nostra forza senza se e senza ma, non è questa. Lo so, ce ne è a sufficienza e nemmeno mi devo sforzare per togliere il velo ormai appena trasparente. Il problema è che non abbiamo ancora riportato i piedi per terra, siamo per aria in questa superca%%ola di salto carpiato, mentre decifriamo in questo modo l'esistente. Per questo nonostante tutto, solo se la indico nella coerente chiave di lettura, l'evidenza diventa quella evidente che tutti possono riconoscere (dopo).

Il peggio è che noi proseguiamo nella realizzazione di questa mostruosità adducendo al miglioramento. Come formiche colpite dal fungo killer, non facciamo che replicare stili, usi e comportamenti svuotati di ogni decenza, buon senso, logica o utilità minima, perché proficenti al fungo parassita, non più all'umanità e per certi verso nemmeno alla vita in quanto tale. Siamo come gli ultracorpi, se qualcuno protesta si radunano masse a indicare col dito e urla disumane il "disubbidiente" reo di essere alienato.

Stiamo lavorando intensamente, fantasia dopo fantasia malata, per maledire ogni brandello di decenza, ogni microbica virtù e financo ogni perduto buon senso reminescente di logica elementare. Non esagero, solo non trovo le parole per descrivere la discesa fluida, oliata con cura da noi stessi per i nostri figli verso ogni depravazione resa tecnicamente obbligatoria dalle induzioni tecnofreniche.

Sfido chiunque di voi a confutare l'evidenza evidente. Stiamo lavorando alacremente. Ci siamo. Abbiamo realizzato certamente la guerra virtuale permanente verso noi stessi.


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