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Perchè rimaniamo impantanati nei nostri stereotipi


GioCo
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Partiamo da una riflessione condivisibile: oggi il centro del problema non è un fallimento dell'ideologia (di qualsivoglia colore) ma l'avvento del turbo capitalismo, cioè il dominio di una ideologia (che diventando unica "scompare" dalla "res cogitans" ma rimane nella "res extensa") sulle altre, cioè che i soldi sia possibile "farli" con i soldi.

In altre parole è cambiato il concetto di investimento, che da un significato legato al "trasferimento di ricchezza" è passato al concetto di "spostamento di ricchezza o cumulo", cambiando al contempo il significato di "risparmio" che da cumulo è diventato "trasferimento di ricchezza". Così oggi l'investimeno è risparmio, quello di un altro ai tuoi danni.

Questo semplice passaggio concettuale, questa mutazione socio-antropologica, ha permesso di deformare la promessa (patto sociale) su cui si è fondata un epoca, mutuando tale promessa da una di prosperità desiderabile a una di disgrazia desiderabile, perchè ha fatto mancare la spinta (positiva) al rinnovamento potenziando quella negativa del sostentamento.
Così, tutte le identità tecniche si sono cristallizzate, dentro stereotipi tecnologici che riguardano l'elaborazione dell'immagine (e in alcuni casi del suono) per creare "stanze virtuali desiderabili" (prigioni) entro cui chiudere la coscienza.

L'aggettivo "desiderabile" è in verità "ingegneria del fascino", cioè quell'elemento necessario a indurre la preda a infilarsi da sola (ma inconsapevolmente) nella prigione mentale. Un pilastro di tale ingegneria è il senso di colpa, generato dal giudizio degli altri: è la branca dell'ingegneria del fascino che diventa ingegneria sociale. Ad esempio la propaganda, meglio nota oggi come "pubblicità": non vorrai essere così pigra da diventare vecchia e brutta? Comprati le 7millanta creme di ca%%o da spalmarti ogni luogo arrivi la tua fantasia e sembrerai tua nipote quand'era più giovane, perchè c'è il retinolo, una cretinata tecnica che funziona satanicamente bene. Così tutti potranno giudicarti male se non la usi, perché adesso c'è questa "cosa" tecnica e tu sei tenuta a usarla.

Lo stesso concetto lo possiamo estendere per ogni soluzione tecnica, tanto che tra imposizione dogmatica, imposizione sociale, ingegneria del fascino e "libera scelta" individuale, c'è ormai una perfetta sovrapposizione di "stati" (mentali) e non esiste alcun "percorso" di decodifica per uscirne, non esiste il potenziale per intessere una critica, una chiave per evadere. Per ciò non stiamo parlando di semplici prigioni ma di contenitori stagni preparati per un eternità di "dolci tormenti" dove l'unica via certa per uscirne sarà saldata nel corpo di coloro che non avranno alcuna residua convenienza a farci evadere. I carcerieri.
Non necessariamente "cattivi" ma strutturalmente (diremo "per contratto") satanici verso i prigionieri.

Se concludessimo qui il ragionamento però, lasceremmo fuori alcune parti troppo importanti. Una è "come siamo giunti a questo punto", che ci offre la prospettiva temporale, storica ed epigrammatica (cioè poetica, nel senso di "riflettere sulla morale storica"). L'altra è quella sapiente, che fa rima con inganno non perché la sapienza sia in sé un inganno, ma perché l'inganno è possibile solo per tramite della sapienza. La sapienza apre alla prospettiva dell'autoinganno come quella dell'astuzia. L'astuzia è possibile solo con la sapienza (altrimenti è insipienza, cioè ignoranza) e il nostro è un nemico astuto, cioè sapiente: il destino.

Da qui in poi c'è il mio "parere", ciò in cui credo. Quindi usciamo dal regno del condivisibile ed entriamo in quello dell'opinione personale. Noi viviamo in un mondo dove l'affettività è caduca per sua propria "natura", in quando parte della dimensione emotiva positiva. L'emozione o il sentimento (in generale) negativo, ad esempio rabbia, odio o ansia, sussistono terminando con la volontà e perdurano senza volontà, al contrario, l'emozione o il sentimento (in generale) positivo, ad esempio temperanza, perdono, coraggio terminano senza volontà e hanno bisogno di volontà per perdurare. In generale quindi la dimensione negativa del vissuto emotivo è sbilanciata, disallineata, rispetto quella positiva. Tutte le proiezioni e gli studi fin'ora condotti, confermano questa ipotensi e smentiscono con evidenza incontestabile il modello 50-50, tipo Yin e Yang per intenderci. Per ciò tale modello (50-50) permane come obbiettivo, non attiene l'esperienza empirica dell'uomo medio che si attesta su 1/3-2/3 a favore dell'esperienza negativa. Su questo (per ora) c'è poco altro da aggiungere.

A livello utopico quindi desideriamo un mondo in cui questa "legge" rovesci il suo significato, cioé dove 1/3-2/3 sia a favore dell'esperienza positiva. A livello profondo, questo corrisponderebbe per noi al paradiso, il cui etimo (è bene ricordarlo) recita "luogo recitanto e protetto" (cioè una fattoria per bestie, non un posto "magico" desiderabile) ma a livello incosciente diverge nel significato in "luogo di prevalenza positiva", oppure luogo dove il perdurare dell'affetto sia privo di caducità propria, non abbia necessariamente bisogno di azione volontaria per mantenersi. Il "paradiso" è quindi un luogo ove (in altre parole) la concreta fattibilità dell'emotività positiva non comporti necessariamente fatica e dolore, ma viceversa sia quella negativa a portare fatica e dolore.

Questo però significa che se desideriamo un potenziale "paradiso" così idealizzato, lo facciamo perché non è parte di questa esperienza terrena. Io credo che il motivo non dipenda però da una "oggettività", da una condizione materiale, ma da una condizione immateriale che non è differenziabile come un "interno" o "esterno" rispetto l'individuo, esattamente come una informazione, ad esempio una trasmissione radiofonica, non è differenziabile come "interno" o "esterno" rispetto un apparecchio ricetrasmittente, in quando l'apparecchio funziona come "passaggio" dell'informazione e non come un deposito.
In questa condizione il paradiso potrebbe essere anche qui ed ora, a pattoche la trasmissione non subisca interferenza. Il degrado affettivo infatti non è il risultato di una condizione animale, ma esclusivamente umana. In questo senso la condizione selvatica ci attrae, non in senso materiale, cioè l'oggettiva condizione bestiale, ma in senso emotivo positivo non caduco. Gli animali continuano ad amare incondizionatamente senza apparente sforzo, come i bambini. Poi succede qualcosa agli umani (in genere in età puberale) e la polarità dei condizionamenti tende a rovesciarsi.

In questo senso secondo me i nostri padri dicevano che questo mondo è malato, non intendendo il mondo in generale ma quello sociale umano. C'è quindi un molteplice inganno, dato da diversi piani sapienziali incrociati in modo anomalo, ad esempio il paradiso che da fattoria per bestie diventa un luogo desiderabile affettivamente.


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Non ho mai letto niente di suo, dello stesso tenore, nei miei post dedicati all'argomento? Sarà perché vuole lisciarsi il pelo. GioCo? 😯 😕 🙄 😥 😉


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castagna
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A me sembra che questo del turbo capitalismo, o del finanzcapitalismo, o dell'iperliberismo, o como lo si voglia chiamare, sia proprio il tipico stereotipo ideologico.

“Partiamo da una riflessione condivisibile: oggi il centro del problema non è un fallimento dell'ideologia (di qualsivoglia colore) ma l'avvento del turbo capitalismo “

Non mi sembra condivisibile per niente, mi sembra solo basata sull'ideologia. Oggi più che mai siamo in regime di turbo statalismo, ipersocialismo assistenziale e di quello che si chiama “Crony Capitalism” o vero sia capitalismo che si basa sulle complicità di camarille statali.
Non è mai esistito nella Storia un modello di Stato che tassi così tanto, che si indebiti così tanto, che si ingerisca e controlli la vita privata così tanto – fatta salva l'Unione Sovietica, che è il modello che stanno seguendo.

E' uno stereotipo parlare di turbocapitalismo quando quello che vediamo è esattamente il contrario: il turbo statalismo centralista. Ed è proprio il modello di Stato turbo assistenziale quello che sta entrando in crisi in questa Fase Storica.


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Capra
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Castagna interessante la tua riflessione! In effetti si può parlare di capitalismo solo per quattro gatti, i comuni cittadini sono sempre più sudditi di uno stato che ha preso le vesta di un vassallo capriccioso.


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PietroGE
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Così però la cosa diventa un problema di definizioni. Il liberismo, che comprende nella parte economica il turbo capitalismo e la finanziarizzazione dell'economia, è ideologia o no? E poi, la nazione che ha avuto il progresso economico più sbalorditivo, mi riferisco alla Cina, ha fatto una politica liberista o di capitalismo di stato?
Non sono molto importanti le definizioni ma i fatti e le conseguenze di questo sviluppo economico-sociale.

È vero, c'è stato un cambiamento anche a livello comportamentale. Una conseguenza automatica dello sviluppo economico finanziario, oppure un frutto della "cultura indotta", cioè bisogni indotti, stereotipi, comportamenti standard ecc.? Io direi proprio quest'ultimo.
E per quanto riguarda il patto sociale, questo aveva come assunto il primato dell'economia sulla finanza perchè mentre l'economia si estende a tutto il tessuto sociale la finanza è per pochi. Nessun patto sociale può quindi stabilirsi tra i profittatori della economia finanziarizzata e i perdenti della globalizzazione finanziaria.

Il potere condizionante della pubblicità merita un discorso a parte. Prima di tutto perché riesce a raggiungere tutti e in tutti i luoghi e poi perché fa concentrare l'attenzione sul prodotto da vendere mentre distoglie l'attenzione sul tipo di comportamento e persino di società che si "vende" al pubblico. Pensate alla pubblicità di Benetton e alla società multiculturale. Oppure agli eroi del cinema, sempre solitari, senza famiglia, senza figli, bravissimi con le armi a difendere il loro individualismo.


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GioCo
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Sinceramente @castagna fatico a seguirti. Qualunque studio minimo dello statalismo centralizzato russo, fa evaporare ogni dubbio sul fatto che qui in europa ci sia qualcosa di simile.

Sicuramente esiste un problema concreto burocratico, direi però macchiavellico, cioè funzionale a occulatare interferenze che con l'apparato statale hanno l'esatto rapporto che un vampiro avrebbe con una verginella.

L'apparato invece che regge l'impero dei "quattro gatti" @Capra, che credo sia riferito al rapporto numerico tra i turbo capitalisti e il resto della popolazione mondiale, è supportato da una struttura, una macchina strategica così efficace e spaventosa, così complessa e potente che non è nemmeno paragonabile agli antichi imperi Sumero Accadici o Egizi. Loro avevano bisogno di complesse fusioni concettuali tra religione e ragione di stato, per esempio nell'antico Egitto i templi erano soprattutto il fulcro della pratica magica, una compagna assidua e quotidiana di atti ritenuti assolutamente concreti ed efficaci per tutti i possibili impieghi sociali, economici e militari a qualsiasi livello sociale, dalla conquista in amore, alla fertilità della terra.

Con l'avvento delle telecomunicazioni e fra poco delle trasmissioni in ologramma, la potenza della persuasione di massa ha raggiunto livelli tali (in termini temporali e geografici) da plasmare a piacimento masse sterminate senza necessitare di alcun supporto religioso. Possono spararti nel cervello qualunque minchiata e farti credere senz'ombra di dubbio alcuno che sia una idea originale. Tanto non hai defese critiche per opporti per ciò difendi ciò che ti rende schiavo e lo ami.
Con il controllo geosatellitare dei moderni cellulari e poi internet, la rete del controllo di massa oggi si avvale di un apparato capillare, capace di raggiungere, intercettare e prefigurare i desideri e bisogni di ogni singolo utente teleconesso.
Per ciò è evidente che le prime guerre siano tutte mediatiche per il controllo della falsità propagandata e condotte entro stanze private di pochi o pochissimi intimi. Ad esempio la Fox di Murdoch.

Pensare che luoghi come supermercati, banche, multinazionali, mezzi di trasporto intercontinentali, siano dissociati dai media e subiscano la legge del mercato e/o degli Stati Nazionali, non è semplicemente mettere la testa nella sabbia è vivere proprio in un altra dimensione, una distopica alternativa che sta bene in un serial TV tipo Star Trek. Ma nella società che ha innalzato la bandiera della virtualità colonizzando l'anima degli uomini è anche giustificato presentare come intuizioni brillanti pensieri conformi alle necessità del parassita.


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Lei dovrebbe aprirsi un blog, GioCo, ma temo che pochi sarebbero i frequentatori. invece cosa fa? Viene a pubblicare su CdC per approfittarne della visibilità, dal momento che lei è interessato ad aprire la sua coloratissima ruota per nulla interessato al dialogo.
Gli amministratori di questo sito non dovrebbero ospitarlo oltre perché il forum, lo contiene come significato il termine stesso, è un luogo di scambio e non una vetrina. 😯 😈


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riefelis
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Questa volta non mi faccio fregare. Non perder tempo a leggermi masturbazioni mentali fini a sé stessi.


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castagna
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Non posso fare altro che dare totalmente ragione a Riefelis.
(e ricordarmi di non discutere con uno che si chiama Gioco)


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GioCo
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"Ognuno parla di se stesso", @Gaia. Nei modi, più che nelle parole, sei la prima a dimostrarlo, usando CDC come vetrina.
Ma poi, scusa, quale altra funzione avrebbe la tua opinione? Non le posti forse qui perché siano "messe vetrina"? Per il blog ci ho provato, ma il problema non è la bassa frequentazione di cui non mi sono mai preoccupato, in vita come qui nel web, questa forse è una preoccupazione tua che mi proietti addosso. Uno dei miei sogni era andare a fare il Bonzi tibetano in qualche posto isolato e lontano da tutti. Contrariamente alla maggioranza so per certo che non mi dispiacerebbe. Ma come per il sito non è la frequentazione dell'altro che mi preoccupa. Per entrambi è l'impegno personale: un blog costa fatica, tanta. Questo, voi che venite qui a dire quello che dite, in genere non lo avete minimamente in conto. Perchè per chiunque sfrutti un blog esistente, lo sforzo e minimo. Dovremmo quindi essere ogni giorno grati a chi ci da l'opportunità di scriverci e invece cosa si fa? Si va nei post a dire quello che vogliamo, tipo sindacare chi puo e chi non può scrivere.
@riefelis, mi pare che questo commento sia fine a se stesso, oppure ha la precisa intenzione di disincentivare altri a fare uno sforzo per pensare. In ogni caso, non ne sarei fiero al tuo posto. Per fortuna tua, non sono al tuo posto.
@castagna, la discussione parte da opinioni divergenti e si da per scontato che l'argomento portato con maggiore convinzione (non necessariamente il più corretto) tenda ad emergere. Quindi se ho degli argomenti di cui credo fermamente la bontà (perché sono ragionati) ma sono per forza di cose miei, personali e non possono essere compresi, posso provare a renderli accessibili, fatto salvo per i miei impegni. Se non ci riesco, posso provare diversamente, a patto che ci sia una richiesta di chiarimento. Non mi sono nemmeno mai preoccupato delle critiche anche aspre, partendo dall'assunto che se l'argomento (compreso) non è condiviso, vuol dire solo che non è un argomento di per sé convincente.

Non mi preoccupo nemmeno del livello medio di preparazione, qui ci sono sia persone con preparazione specifica e generica anche molto alta, sia persone con preparazione scolastica. Non mi metto tra i primi ma nemmeno so di stare tra i secondi. Raccolgo e ragiono, tutto qui. Il che non mi rente in automatico un genio ma mi permette di avere opinioni non comuni, esterne al mainstream, diciamo non a livello di "Dolce e Gabbana". Forse più di Gaia e proprio per questo, come già Socrate, rompo i coglioni.
Me ne dispiace, ma già lui aveva ben chiaro in mente che le persone non vogliono ragionare. Vogliono solo passare il tempo a farsi saghe mentali.

Così lei mie sono masturbazioni (che tentano di usare il cervello) e di contro le altre rimangono l'evidenza di quel che sono ...


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Famed Member
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ben chiaro in mente che le persone non vogliono ragionare. Vogliono solo passare il tempo a farsi saghe mentali.

Dal suo punto di vista sarà convinto di avermi risposto e quasi ritengo che abbia azzeccato la disamina, ma non ha tenuto conto che a sua differenza io rispondo sempre e sottolineo sempre a qualsiasi domanda mi viene posta. Può dire altrettanto? E qui sta tutta la differenza tra lei e la sottoscritta.
Quando afferma che "le persone non vogliono ragionare" si sta componendo un autoritratto che GioCoforza inducono riefelis ad esternare la sua ironia.
Quanto alle saghe mentali ritengo più che sufficienti quelle ad un'altezza più bassa di 70 cm. 😯


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