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politica delle merci su rotaia


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Merci su rotaia un fallimento?

di Edy Bernasconi - 08 agosto 2013

La convinzione secondo la quale il trasporto delle merci su rotaia sarebbe un fallimento è un pregiudizio diffuso. A leggere talune prese di posizione (l’ultima in ordine di tempo è venuta la scorsa settimana dall’Associazione svizzera degli autotrasportatori) il treno sarebbe diventato un mezzo poco economico. Questo pensiero lo si legge anche tra le righe delle tesi di alcuni sostenitori (non tutti, va riconosciuto) del raddoppio della galleria stradale del Gottardo. In questo caso, a fare il gioco dei critici della ferrovia, è il mancato raggiungimento degli obiettivi dell’Iniziativa delle Alpi. Varrebbe però la pena indagare seriamente sulle ragioni che hanno portato allo stallo attuale e che sono essenzialmente politiche.

Prima di affrontare ogni altro tipo di discussione è tuttavia necessario rimuovere il luogo comune dal quale siamo partiti e questo alla luce di alcune cifre. Cominciamo proprio dal traffico transalpino. Nel 2010 sono state trasportate attraverso le Alpi svizzere via ferrovia 24 milioni di tonnellate di merci contro i 14 milioni sulla strada. La fonte sono le statistiche della Litra (Servizio d’informazione per i trasporti pubblici) e in queste cifre sono compresi il traffico di transito, di importexport e quello interno. Il rapporto è di quasi due terzi contro un terzo a favore della rotaia. Tutto questo nonostante che i Tir in circolazione su questi assi siano ancora 1 milione e 200mila contro i 650mila che avrebbe voluto l’iniziativa. Si poteva fare meglio, ma non si può neppure dire che la politica di trasferimento sia fallita, anche se i suoi contenuti restano incompleti.

Il discorso cambia, questo va riconosciuto, se si parla del traffico interno nel quale la gomma occupa il 76 per cento del mercato. Non solo: stando ai dati a disposizione dell’Ufficio federale dei trasporti la crescita del trasferimento delle merci dal 1980 ad oggi è andata soprattutto in direzione della strada e meno della ferrovia la quale, tuttavia, in Svizzera, detiene fette di mercato largamente superiori rispetto al resto dell’Europa.

A differenza di quanto capita per il traffico di transito è però finora mancata una vera politica di trasferimento strada-rotaia sul piano interno, come vorrebbe il popolo, e lo confermano le ultime proposte del Consiglio federale sul trasporto ferroviario delle merci la cui preoccupazione principale sembra essere la quadratura dei bilanci della perennemente deficitaria Ffs Cargo al centro di continue ristrutturazioni quando, per contro, servirebbero investimenti in direzione, per cominciare, di soluzioni tecnologiche innovative, come dimostrano alcune esperienze in corso. Un esempio per tutti è rappresentato dalla società RailCare che opera pure in Ticino. Ai trasporti interni va tra l’altro una parte infima delle sovvenzioni pubbliche delle quali beneficia invece largamente il traffico di transito e che potranno essere ridotte dopo l’apertura di AlpTransit e la sistemazione delle linee di accesso al tunnel di base. Ma tant’è : gli ingorghi stradali stanno diventando la regola con pesanti perdite (miliardarie) per l’economia. Lo ha confermato, proprio ieri, Economiesuisse la quale, però, vorrebbe più strade. Il sostegno alla via ferrata, detto per inciso, non è dunque solo una questione ambientale. Senza tralasciare il dispendio energetico: quello stradale essendo di molto superiore a quello del treno. Non è un discorso ideologico perché al camion non si potrà rinunciare. Ma quando è necessario.


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