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Pontiggia: Catalogna nel precipizio


vic
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Catalogna nel precipizio
LEGGI L'EDITORIALE DEL DIRETTORE FABIO PONTIGGIA SULLA CRISI CATALANA

di Fabio Pontiggia (*) - 27 ottobre 2017

Né il senso democratico, né il buonsenso hanno avuto la meglio a Barcellona. Sebbene la maggioranza dei cittadini sia contraria alla secessione, il Parlamento catalano ha votato oggi alle 15:27 la dichiarazione di indipendenza dalla Spagna, avviando il cosiddetto processo costituente che dovrebbe portare alla creazione della Repubblica catalana. La Comunità autonoma viene così trascinata nel precipizio. A nulla sono valsi gli appelli dei partiti di opposizione, dei due maggiori quotidiani catalani, del mondo politico e intellettuale spagnolo. Nemmeno le dimissioni del ministro dell'economia Santi Vila, giovedì sera, dal Governo di Carles Puigdemont. I gruppi della coalizione di Junts pel sì (formata dal Partito democratico europeo di Catalogna, ex Convergenza democratica, e da Esquerra republicana catalana) e della CUP (Candidatura di unità popolare, estrema sinistra anticapitalista) hanno presentato e approvato le due proposte di risoluzione che segnano la rottura con Madrid: 70 voti a favore, 10 contrari (quelli dei deputati di Catalunya sì que es pot, l'alleanza di sinistra in cui confluiscono gli ecologisti e anche Podemos) e 2 astensioni, mentre i 52 deputati dei partiti di opposizione (Ciudadanos, Partito socialista e Partito popolare) hanno abbandonato l'aula prima del voto segreto. Il Senato di Madrid ha prontamente risposto approvando l'applicazione dei provvedimenti previsti dal Governo per rispristinare la legalità in Catalogna, in base all'articolo 155 della Costituzione spagnola. Quello consumato a Barcellona è un autentico colpo di Stato parlamentare, attuato in violazione della Costituzione (che attribuisce la sovranità di tutto il territorio spagnolo ai cittadini di tutta la Spagna e non delle singole Comunità), dello Statuto catalano di autonomia (che inquadra la Catalogna come Comunità all'interno dell'assetto istituzionale e territoriale della Spagna e che, per modifiche istituzionali, richiede la maggioranza dei due terzi del Parlamento e non solo la maggioranza semplice), delle sentenze del Tribunale costituzionale (che ha prima sospeso e poi annullato la legge catalana sul referendum di autodeterminazione e quella sulla transizione giuridica, fatta valere nelle risoluzioni votate oggi). Al di là degli aspetti costituzionali e legali (che pure sono fondamentali in uno Stato di diritto), l'atto di forza dei secessionisti violenta una società catalana già profondamente spaccata da quando, nell'estate del 2012, i nazionalisti moderati di Artur Mas hanno abbandonato la loro tradizionale linea politica per abbracciare la causa separatista. Puigdemont e alleati hanno rifiutato l'idea di convocare elezioni politiche anticipate (che sarebbe stata la via di uscita per evitare la lacerazione), perché sanno di non avere la maggioranza popolare al loro seguito. Prima ancora che tra Barcellona e Madrid, lo scontro è interno alla Catalogna tra la minoranza secessionista e la maggioranza leale alla Costituzione e fautrice dell'unità della Spagna. L'unico dialogo che i secessionisti guidati da Puigdemont sono disposti ad intavolare è sulle modalità della separazione da Madrid, non sul merito. Ma è evidente che su questa base non c'è alcuna possibilità di dialogo. L'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione avverrà con il pieno appoggio del Partito popolare di Mariano Rajoy, del Partito socialista di Pedro Sánchez e del partito Ciudadanos di Albert Rivera. Resta ambigua la posizione di Podemos: il partito di Pablo Iglesias rischia la spaccatura interna. Si prospettano giorni, settimane e mesi drammatici in Catalogna. Come ha detto il premio Nobel della letteratura Mario Vargas Llosa, di tutte le passioni, quella nazionalistica – che fa violenza alle regole della civile convivenza e allo Stato di diritto, e perfino ai legami familiari e di amicizia - è la peggiore e più pericolosa. I fatti catalani, purtroppo, lo confermano. L'irresponsabilità politica e il settarismo ideologico, fondato sulle mistificazioni storiche, possono distruggere anche una società che si credeva matura, democratica, tollerante e inclusiva.

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(*) direttore del Corriere del Ticino, e' di madre catalana


Citazione
marcopa
Illustrious Member
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Post: 8299
 

A favore dell' indipendenza sono sicuramente molti catalani,

La soluzione deve essere politica e ci riguarda perche' l' economia catalana e' connessa con l' euro all' economia europea.

Gli indipendentisti sono in un vicolo cieco ?

Il 1 ottobre e' stato molto maldestro Rjoy, ora mi hanno dtto che si e' messo a capo della Catalogna lasciandola Spagna alla sua vice.

Se questo e' vero continua a muoversi in modo maldestro.


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