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primo fotografo di S. Pietroburgo


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http://www.mattinonline.ch/la-cultura-ticinese-piace-allestero-ma-non-allelite-ticinese-che-preferisce-le-carabattole-africane/

La Cultura Ticinese piace all’estero ma non all’élite ticinese, che preferisce le carabattole africane…

di Silvano Bergonzoli (*) - 10 settembre 2013

In questi giorni all’interno del Palazzo Costantino di Strelna a San Pietroburgo si è tenuto il summit del G-20, le 20 nazioni più industrializzate del mondo, con la Svizzera invitata come 21mo Paese.

Il Governo Russo ha creduto far cosa gradita onorando gli architetti elvetici che hanno costruito la Città ospitante, scegliendo in segno di maggior rispetto le antiche foto dell’epoca di San Pietroburgo in cantiere ed eseguite da un altro svizzero, il fotografo Giovanni Bianchi (1811-1893). Neanche a farlo apposta, gli architetti (generazioni di Trezzini, Camuzzi, Gilardi, Ruggia, Rusca…) ed il fotografo, oltre che svizzeri sono anche ticinesi. Quello che stupisce è, a dir poco, l’in­differenza dimostrata dalla nostra ‘tanto colta’ élite kulturale, dal DECS ai media. Elite che tanto attacca il Mattino e la Lega per mancanza di sensibilità e che oggi è l’unica a pubblicizzare l’evento… Forse mancavano lauti appalti e mandati a favore di qualche figlio di papà (quello che rappresenta la Kultura da noi)? Forse non erano abbastanza frontalieri o rifugiati i ticinesi scelti dagli zar prima e dal presidente Putin oggi?

Fatto sta che nel nostro Cantone si buttano via soldi a palate per uffici di P.R. (PiRla), promovimento econo­mico, kultura e se non si butta via mezzo milione per una gita di governo & amici con risultati fallimentari (vedi escursione Consiglio di Stato 2010 a Mosca con desertica mostra Werefkin/pittori russi ad Ascona) la Cultura non interessa. L’economia va male? Bisogna sviluppare le relazioni coi mercati russi e cinesi? Certo che mancare l’occasione di un G-20 in Russia ci autorizza a dubitare delle competenze di DECS e DEF.

La cultura ticinese che “conta” (sic!) sembra volutamente ignorare il grande interesse che il Governo russo ha mostrato per l’archivio del fotografo ticinese Giovanni/Ivan/Jean Bianchi conservato al Centro culturale Il Rivellino (**) LDV di Locarno con l’invito ufficiale ad esporre le prime fotografie della città sulla Neva in occasione del Summit G20 di San Pietroburgo.. Quando all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, grazie al lavoro di ricerca dell’archivista A. Mario Redaelli furono ritrovate le foto di Ivan Bianchi con le immagini pietroburghesi che, grazie all’interesse e all’intuizione dell’artista-editore Jean Olaniszyn furono salvate da sicura distruzione con un delicato procedimento di restauro conservativo, non ci si sarebbe potuto immaginare che 20 anni dopo queste stesse immagini sarebbero ritornate al punto di partenza, ossia la città degli Zar da dove erano partite nel 1854 con destina­zione il canton Ticino, ed esposte nello storico Palazzo Costantino in occasione del Summit G20, il più im­portante incontro dei capi di Stato del mondo, tra l’altro in un momento delicato per l’intera umanità con la crisi siriana.

L’Olaniszyn ha molti meriti culturali importanti riguardo al Canton Ticino – ricordiamo che ha fondato il Museo Hermann Hesse di Montagnola – ma, grazie alla sua perspicacia ha anche il merito, recentemente addirittura riconosciutogli dal governo del presidente Putin, di aver salvato un patrimonio ineguagliabile della storia della Russia riferita ad un ticinese: il pioniere della fotografia Giovanni/Jean/Ivan Bianchi. È grazie al grande impegno di ricerca durato ben 7 anni di Jean Olaniszyn con i suoi collaboratori se il nostro fotografo ticinese è stato riconosciuto come primo fotografo della città sulla Neva.

Tra l’altro, in occasione dei festeggiamenti per i 250 anni della fondazione, l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo lo ha incaricato di curare la pubblicazione delle foto del Bianchi conservate nei loro archivi. Anche per le fotografie di Giovanni/Jean/Ivan Bianchi ritrovate successivamente alla Biblioteca cantonale di Lugano, l’Olaniszyn ha avuto un ruolo determinante per la loro identificazione, unitamente a Mario Redaelli, Pia Todorovic e Ekaterina Anisimova.

Un archivio, quello della BCLu, rivalutato grazie all’impegno del direttore Gerardo Rigozzi che ha intuito immediatamente l’importanza di questo patrimonio della fotografia mondiale che ha voluto anche valorizzare in un bel catalogo, il terzo dedicato all’opera di Ivan Bianchi pubblicato con la direzione di Jean Olaniszyn.

Quest’ultimo per il suo impegno per la promozione della cultura russa, in particolare quella legata alle maestranze ticinesi in Russia a cominciare dai famosi architetti fino agli artigiani quasi sconosciuti e ovviamente il grande fotografo Bianchi, ma anche quella riferita ai molti personaggi della cultura russa che hanno soggiornato in Ticino a cominciare da El Lissitzky a Locarno, e altri, è anche stato nominato membro dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Il detto “nessuno è profeta in casa propria”, in questo caso calza a pennello.

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(*) municipale di Locarno
(**) il Rivellino e' quanto resta a Locarno di una costruzione difensiva militare, realizzata nientepopodimeno che da Leonardo da Vinci. Oggi nella struttura si tengono esposizioni d'arte.


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