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Robecchi - Se Kossiga spara ancora


Tao
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Illustrious Member
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C'è soltanto una cosa più deprimente delle parole di Francesco Cossiga, ed è il fatto che siamo ancora qui a occuparci di Francesco Cossiga. La mirabile lezione di guerriglia di stato fornita dall'ex presidente, con le sue suggestioni argentine e cilene, la sua confessione (io facevo così) e il delizioso tocco macho-fascio (picchiare le «maestre ragazzine») ci costringono a farlo, ma, diciamolo, controvoglia. Anche la grande stampa ha preferito glissare: che Cossiga teorizzi il terrorismo di stato per fermare un movimento pacifico non ha fatto notizia, non ha «bucato». Se l'anziano gladiatore fosse uscito di casa con una pizza in testa o vestito da sioux avrebbe avuto più audience. La linea prevalente è alzare le spalle, minimizzare: c'è sempre un tenero nonnetto da qualche parte che dice quant'era bella la prima guerra mondiale. Forse è giusto così: le tattiche guerrigliere di Cossiga Francesco sono vecchie come il cucco, Berlusconi le conosce e le ha già applicate (Genova). Eppure c'è qualcosa di più grave ancora, per noi e per il paese, delle esternazioni da colonnello greco del senatore Cossiga. C'è il fatto che in una società avanzata, alle prese con le sue crisi, le sue speranze di cambiamento, le sue resistenze alla privatizzazione totale, le sue onde anomale, la sua difesa dei diritti, la sua informazione deviata e il suo peronismo per gli acquisti, siamo ancora qui a occuparci di Francesco Cossiga. E' davvero deprimente: Cossiga voleva menarmi quando avevo sedici anni, e ora che ho moglie, figli, casa, macchina e lavoro, Cossiga vuole menarmi ancora. Ammetterete che c'è qualcosa di maniacale. Certo il tempo è dalla nostra parte, verrà un giorno in cui chiacchierando di cose irrilevanti potremo dire, ehi, ti ricordi Cossiga? E serenamente rispondere: no.

Alessandro Robecchi
Fonte: www.ilmanifesto.it
Link: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/26-Ottobre-2008/art5.html
26.10.08


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