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Santoro, lo share e la rivoluzione


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 33516
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Beh, aspettate a festeggiare, non è che cambi niente in concreto.

Ieri sera lo spettacolo (ricordiamoci di non chiamarlo "programma", perché non risiedeva in alcun palinsesto) Raiperunanotte ha ottenuto un successo strepitoso, definito da più parti una rivoluzione nell'informazione. E lo è per molteplici motivi, essendo un evento forse senza precedenti in tutto il globo, avvenuto proprio nel Paese più ingessato del mondo dal punto di vista giornalistico. Nessuno aveva mai mescolato prima TV, web, piazza, radio, satellite, TV locali, blog, in un'unica piattaforma informativa in diretta e in contemporanea. Da togliere il fiato, obiettivamente.

Tale mix ha reso anche quasi impossibile il quantificare gli spettatori: l'ansia nevrotica di ravanare tra i numeri si trova dinanzi il muro della frammentazione. Il 13% di share televisivo, ok, sono milioni; e poi? Quanti erano nelle 200 piazze, cosa dice la questura? E quanti nei blog collegati, quanti a sentire la radio in autostrada, quanti a fare zapping sulle TV locali? Il grafico ( http://www.twitpic.com/1azlw5 ) Twitter qui sopra mostra che alle 22 i twits mondiali #raiperunanotte hanno raggiunto i twits #obama, e su Facebook migliaia di persone commentavano in diretta. Un eccezionale groviglio inestricabile che invita a gettare la spugna con i conti e ad abbandonarsi semplicemente alla soddisfazione di un evento condiviso.

Qualcuno azzarda che alla rivoluzione di una sera seguirà un cambiamento epocale per l'informazione. Eh no, il cambiamento epocale non seguirà proprio per niente, o almeno non in tempi misurabili dalla sveglia sul comodino. Basta riesumare i numeri, e fare due conti: lo spettacolo di ieri è costato almeno 125 mila euro, i due euro e mezzo donati da 50 mila cittadini; poi, fior di maestranze RAI di assoluto livello, tecnici e giornalisti hanno lavorato gratis; inoltre, erano presenti personaggi di grandissimo richiamo; infine, proprio per questo, i Comuni hanno concesso le piazze, i siti il proprio spazio web, le TV locali hanno rinunciato alle astrologhe. Quante volte credete che potrà ripetersi, un simile esperimento? Come potete pensare che possa diventare "sistema"?

Per i sistemi ci vogliono gli sghei, o almeno ci vuole che non ci sia alcuna alternativa, proprio nessuna. Si sa, la disperazione compie miracoli. Ma finché ci sono in onda le De Filippi con gli "Amici di Silvio" (per dirla alla Cornacchione) e il relativo corteo di sponsor e quattrini, Raiperunanotte resterà l'esperimento di una notte e non una rivoluzione.

Rivoluzione che però ieri sera è stata più volte menzionata, e apertamente: dal regista Monicelli, che dall'alto dei suoi 95 anni può permettersi di dire ciò che vuole, e da una ricercatrice precaria che dall'alto del tetto su cui ormai risiede in pianta stabile non ha più nulla da perdere. Rivoluzione ma con il suo significato antico, più pericoloso, quello solitamente appena sussurrato persino sul web e da tempo assoluto tabu sui mezzi di informazione. Scroscio d'applausi liberatorio, a momenti viene giù il Palasport.

Debora Billi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it
Link: http://crisis.blogosfere.it/2010/03/santoro-lo-share-e-la-rivoluzione.html
26.03.0201


Citazione
marcopa
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 8331
 

Santoro, Benigni e Grillo sono in televisione da decenni. La novita' non sono loro, la novita' sono le nuove tecnologie che potrebbero rompere i monopoli dell' informazione. Ora sono sfruttate ma in misura minima ed essendo questi mezzi molto "frammentati" possono arrivare ad un impatto visibile solo in occasione di eventi unificanti. Pero' il duopolio Mediaset-Rai, che con Berlusconi al governo diventa monopolio, potrebbe essere rotto dall' indipendenza della tv pubblica dai partiti.Mentre questi , compresa la sinistra, lottizzano gli spazi da trenta anni. Il triopolio Mediaset-DeBenedetti-Rcs della carta stampata potrebbe essere scalfito da media piu' indipendenti ma non piccolissimi. Il conformismo in realta' e' dentro la societa' italiana, anche di sinistra, che adora Fabrizio De Andre' e Dario Fo ma detesta gli zingari, i poveri e migranti.Ed e' incapace di parlare trenta secondi con qualcuno di loro.


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