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Se la Direzione dell' Articolo 18 è il 16 Ott.


radisol
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Martedì 30 Settembre 2014

La serata di lunedì ha confermato ancora una volta la presa di posizione di Renzi nei confronti delle critiche interne riguardo all' Articolo 18. Con una leggerissima apertura alle modifiche invocate dalla old generation dell'establishment democratico (asse Bersani-D'Alema-Civati), in cerca di uno spunto di visibilità per rendere tangibile ai propri fidi la loro flebile esistenza, il leitmotiv rincarato dal Premier è che la Direzione PD è cosa sua.

Non un passo indietro, dunque; semmai, la tempestività politica di chi ostenta consenso e lo maneggia per andare avanti a spron battuto nella demolizione in primis delle sensibilità culturali legate al nodo dell'articolo 18. Con buona pace della CGIL, che appare (o lo é) incapace di imbastire una risposta adeguata all' altezza a cui è stata chiamata. A ben guardare, l' invadenza dell'argomento sull' opinione pubblica cozza e di molto con la materialità delle condizioni di ampi settori sociali in via di impoverimento; ma anche su questo, ad apparire ancora più distante dal Paese è ancora una volta la CGIL, e non l'esecutivo, e risulta lampante la mancanza di un pensiero che tralascia di comunicare alle situazioni difficili che ampie fasce di lavoratori ed ormai ex-lavoratori si trovano ad affrontare.

Questo Renzi lo sa perfino troppo bene, tant'è che nel gioco delle tre carte ad apparire paradossalmente (ma non troppo) più vicino alle problematiche e alla pancia dei ceti impoveriti e dei giovani sfiduciati e senza reddito è proprio lui, con le sue ricette di abbattimento dei costi del lavoro e flessibilità distribuita. Ciò che risulta perentorio e importante allora è la capacità di intercettare e destare dal torpore ampi strati di tessuto sociale in un momento in cui non ci si deve rassegnare ad accettare supinamente le condizioni schiavistiche di un mercato del lavoro comunque saturo e incapace di riattivare meccanismi di domanda-offerta competitivi, a cui corrisponde una sempre maggiore sottrazione di reddito generalizzato.

La risposta all'empasse sociale e alla facilità di imposizione del premier non possono ancora una volta che passare dalle lotte attive nei territori, capaci di sedimentare realmente soggettività e organizzazione, e che misureranno una volta di più la loro capacità di erodere terreno alle controparti il 16 Ottobre.

InfoAut

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/12816-se-la-direzione-dell-articolo-18-%C3%A8-il-16-ottobre

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Nota personale :

In realtà l' "apertura" fatta da Renzi per il "reintegro" nei "licenziamenti disciplinari", se applicata seriamente e a tutti, non sarebbe proprio robetta ...

Oltre il 97% infatti dei licenziamenti individuali, per cui si può ricorrere al giudice del lavoro ex Art. 18, sono appunto giustificati dalle aziende come "disciplinari" ...

L'impressione però è che, nella grande confusione anche mediatica intorno all'argomento, Renzi stia ancora una volta giocando con le parole ... e che questa modifica, anche se si facesse veramente ( ed in verità sarebbe solo un sancire per legge quello che è già l'orientamento prevalente della magistratura del lavoro - che continua ad applicare il "reintegro" e non il mero risarcimento economico - rispetto alle legge Fornero del 2012, quindi nulla di sconvolgente), riguarderebbe soltanto i lavoratori a tempo indeterminato, occupati in aziende con più di 15 dipendenti, già operanti come tali.

E non i nuovi assunti, i lavoratori futuri.

Per i quali, invece, non ci sarebbero comunque diritti di sorta ...

Cgil e minoranza Pd invece chiedono che dopo 3 anni di "prova" senza alcun tipo di diritti nei quali si può essere licenziati senza nemmeno dare una spiegazione del fatto .... poi tutti accedano ai diritti dei lavoratori più anziani ... situazione peraltro già largamente esistente, in seguito ad accordi vari, di categoria ed aziendali, quasi sempre firmati anche dalla Cgil .... che prevedono in alcuni casi anche 4 anni di "prova" ...

Se adesso si accontentassero invece solo di un mantenimento della garanzia del "reintegro" per i lavoratori già occupati, sarebbe un cedimento pesantissimo ... e temo proprio che l'aria sia questa .... in questo senso è importantissimo che le agitazioni autorganizzate, a partire proprio dal 16 Ottobre, riescano nel migliore dei modi ....


Citazione
oriundo2006
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Leggo con senso di sorpresa tutti questi dibattiti sull'art. 18, come se da questo dipendesse la ripresa economica dell'Italia. Rimasi colpito quando tempo fa Marchionne indicò nell'8% il 'peso' del fattore costo del lavoro in una auto Fiat. Possibile, mi chiesi ? Così poco ? Allora il restante ed esorbitante 90% è: costo delle materie prime, energia, brevetti, trasporti, tasse, investimenti nel capitale fisso, saggio di profitto ecc. Morale: chi crede che con la libertà di licenziare, perchè è questo di cui si tratta e Renzi l'ha detto chiaro e tondo, le imprese italiane si riprendano ed ASSUMANO nuovi lavoratori rendendo COSI' il proprio prodotto competitivo e nel contempo RIDUCANO il tasso generale di disoccupazione è veramente una persona che quantomeno non si è aggiornata dagli inizi dell'900. Oggi la differenza la fa l'impresa che investe in tecnologia e nelle nuove frontiere della produzione automatizzata, ovvero riducendo sempre più il 'peso' del lavoro diretto, spostando la spesa corrente negli investimenti di capitale fisso ed investendo massicciamente in R&S. Occorre dunque rifinanziare/modificare/migliorare quanto si era fatto nel passato defiscalizzando/incentivando questi investimenti per migliorare il nostro prodotto in generale, che è spesso tecnologicamente non adeguato. Il problema centrale da risolvere è che la manifattura italiana, l'ossatura economica del Paese, è arretrata, paurosamente arretrata e lo è proprio perchè è sempre stato più facile ed 'economico' assumere personale che NON investire in progresso tecnico. Schiacciare l'occhio al padronato sull'art. 18 è solo prendere il giro i fessi, consentendo alle imprese di licenziare i 'fannulloni' ( ma dove ? Nel pubblico impiego ce ne sono: nel privato vorrei vedere...) per assumere personale senza garanzie e a quattro soldi ma ggiovane. Ovvero riprendendo l'errore di cui oggi l'Italia è vittima.
Non essendo un economista accetto volentieri critiche...!


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radisol
Illustrious Member
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Leggo con senso di sorpresa tutti questi dibattiti sull'art. 18, come se da questo dipendesse la ripresa economica dell'Italia. Rimasi colpito quando tempo fa Marchionne indicò nell'8% il 'peso' del fattore costo del lavoro in una auto Fiat. Possibile, mi chiesi ? Così poco ? Allora il restante ed esorbitante 90% è: costo delle materie prime, energia, brevetti, trasporti, tasse, investimenti nel capitale fisso, saggio di profitto ecc. Morale: chi crede che con la libertà di licenziare, perchè è questo di cui si tratta e Renzi l'ha detto chiaro e tondo, le imprese italiane si riprendano ed ASSUMANO nuovi lavoratori rendendo COSI' il proprio prodotto competitivo e nel contempo RIDUCANO il tasso generale di disoccupazione è veramente una persona che quantomeno non si è aggiornata dagli inizi dell'900. Oggi la differenza la fa l'impresa che investe in tecnologia e nelle nuove frontiere della produzione automatizzata, ovvero riducendo sempre più il 'peso' del lavoro diretto, spostando la spesa corrente negli investimenti di capitale fisso ed investendo massicciamente in R&S. Occorre dunque rifinanziare/modificare/migliorare quanto si era fatto nel passato defiscalizzando/incentivando questi investimenti per migliorare il nostro prodotto in generale, che è spesso tecnologicamente non adeguato. Il problema centrale da risolvere è che la manifattura italiana, l'ossatura economica del Paese, è arretrata, paurosamente arretrata e lo è proprio perchè è sempre stato più facile ed 'economico' assumere personale che NON investire in progresso tecnico. Schiacciare l'occhio al padronato sull'art. 18 è solo prendere il giro i fessi, consentendo alle imprese di licenziare i 'fannulloni' ( ma dove ? Nel pubblico impiego ce ne sono: nel privato vorrei vedere...) per assumere personale senza garanzie e a quattro soldi ma ggiovane. Ovvero riprendendo l'errore di cui oggi l'Italia è vittima.
Non essendo un economista accetto volentieri critiche...!

Tutto giusto ... semplicemente ci prendono per il culo ....


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