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Se lo Stato bara il cittadino non gioca più


Maria Stella
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
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Una comunità ben organizzata si basa anche su regole e norme condivise la cui funzione è quella di eliminare gli antagonismi o comunque di permettere che questi si esprimano in modo non violento.

Lo Stato, tramite le norme e le procedure si fa carico della incombenza di proteggere da una parte i soggetti più deboli contro il prevalere dei soggetti forti ( Lobby, Grande Industria e altri potentati economici, ) e dall'altra di fare in modo che gli accordi fra privati non risultino nei fatti essere contrari all'interesse comune.

Sembra facile comprendere come uno Stato rappresentato da un Potere Politico debole , sarà difficilmente in grado di risolvere i conflitti che inevitabilmente si presentano.

Il potere che governa deve ricorrere alla mediazione tra interessi divergenti, e sempre o quasi , farà degli scontenti .

Una classe politica debole, che oltre tutto abbia scarso o nullo tasso di comprensione dei problemi del vivere dei cittadini comuni, mentre poco o niente riesce ad aderire ai valori da quelli stessi condivisi, sarà più attratta da un modus operandi che privilegi quei poteri forti e ricchi che poi sono gli stessi che stanno creando in sostanza il malcontento e l'antagonismo.

Da una situazione così, non si vede come se ne possa uscire.

E' quello che sta succedendo da decenni nel nostro Paese, ed il tutto è aggravato dal progresso tecnologico che accentua, da parte di uno Stato distante , avido e pasticcione, il peso complessivo del potere delle sue burocrazie sull'individuo. Anche questa alla fine è una forma di violenza. Il cittadino ne sente l'oppressione, gli infiniti giochetti di prestigio per distrarlo, alla fine risultano riconoscibili ed offensivi.

Che l'oppressione del Potere centrale sia mediata e moltiplicata tramite l'esercizio di moltissimi soggetti minori, non fa che accrescere la oppressione di grandi, medi e piccoli ingranaggi ( Burocrazie) che troppo spesso abusano individualmente dei poteri loro assegnati, quando a questo sia aggiunga certa italica indolenza e certa evidente incompetenza, si comprende bene come la mistura tenda a divenire destabilizzante.

Lo Stato comunque da sempre ha dalla sua una carta potente : la possibilità di esercitare il potere di coercizione tramite le leggi, in questo modo egli può ridurre la forza della ribellione del cittadino che deve, se vuole fare parte a pieno diritto della società, seguirle.

Le leggi, le norme, e la amministrazione della giustizia sono quindi il mezzo necessario per mantenere l'ordine e per curare l'interesse comune, collante della società.

Ma se uno Stato si trovasse a svolgere questa funzione del legiferare e del normare in modo confuso ed incompleto , e così facesse poi nella applicazione delle leggi , e peggio ancora , se nel giudicare si seguisse spesso il capriccio del caso, del luogo, del momento, togliendo al cittadino persino la certezza del diritto, lasciando nei fatti quindi infiniti spazi in cui i poteri forti e di oppressione del cittadino comune potessero intrufolarsi, allora accadrebbe il peggio : questi poteri potrebbero benissimo, con i mezzi di cui solo loro dispongono, impadronirsi in sostanza di parte di quel potere che il cittadino riteneva spettasse allo Stato inteso come arbitro del bene comune.
In questo maleaugurato caso si potrebbe arrivare, tramite organismi di potere secondari come le potenti Commissioni, i Convegni, i Dibattiti, la alta formazione e la disinformazione , la stampa, i media in genere, a porre pesantemente il proprio condizionamento sul piatto della bilancia che risulterà sempre e solo pendere verso "color che puotono quel che si vogliono".

Rotto in questo modo il patto sociale, non ci si deve poi meravigliare se il cittadino, alienato e mortificato, si staccherà sempre di più dal tacito legame col potere centrale.

Se non troverà sul territorio nessun aggregatore legale, come in effetti accade, è facile che volga altrove le sue attenzioni , ed è storia del nostro Sud . Nel migliore dei casi si isolerà dalla vita comune chiudendosi nel particolare , esaltando la tendenza all'individualismo e alla diffidenza verso uno Stato che percepisce solo come percettore di risorse che poi indirizza verso soggetti oppressori , e questa è il sentire del nord ( Lega).

Non vale a nulla spaccare il capello in 4: "si ma quello al Nord evade " o "quell'altro al sud è mafioso". Sta di fatto che il patto sociale non è stato rispettato, i singoli casi non contano, il gioco era truccato e ormai lo sanno anche i sassi.

Se la clava del potere si abbatte sempre sui piccoli, se le scappatoie ed i privilegi a favore dei potenti sono la regola, allora il gioco appare davvero troppo truccato e il cittadino non gioca più. Non servirà creare nuovi partiti dal nome e dal programmino accattivante, come non basterà un leader carismatico. Quando, come credo sia accaduto da noi, la corda è stata tirata troppo , tanto da distruggere le basi del sistema politico, non bastano più scorciatoie e pannicelli caldi.

Dispiace che i nostri politici non abbiano saputo capire il senso del partito del non voto. Le loro proposte inconcludenti, le reticenze ammantate dalle solite frasi ipocrite su le "soluzioni concertate" , i mille piccoli trucchetti, i minuetti e le giravolte, per quanto ancora e quanti ancora potranno fregare?

I potenti di ogni ordine e grado, che siano politici, banche, imprenditori o altro, non vogliono cambiare, e li capisco: stanno troppo bene, non sono disposti ad una equa distribuzione delle risorse, al massimo sono disposti a gettarci briciole ed a dare una spolveratina qua e là, buttando all' aria qualche pedina, così per far vedere

Ci offendono, nei fatti in questo modo ci stanno offendendo.

Verrà da sé che il cittadino non ci starà e non giocherà più, e ci sono molti modi per farlo, quando la pressione è troppa è fisiologico che la forza di reazione prodotta trovi i suoi naturali sbocchi che, pure nella loro varietà, pure se non incanalati, contribuiranno tutti insieme allo sfaldamento finale del tessuto sociale


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