Tagliare gli alberi...
 
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Tagliare gli alberi è contro la legge della natura


NuovaAlba
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di Ruben Garbellini

Tagliare alberi è un atto empio, contro la Legge della Natura. E questa legge, che non conosce clemenza ma solo una sua armonia interna ai più sconosciuta, è legge che tutto governa. L’attenzione posta sul massacro di alberi è poca, benché vi siano scrittori e giornalisti coraggiosi che non nascondono le parole su questo argomento. Così, ad esempio, la pratica infame, ed empia, di svellere antichissimi olivi dal Sud della nostra Italia e di portarli in altre aree solo per denaro o per servilismo nei confronti dei potenti, ha a che fare con la violazione di un ordine antichissimo e sacro, quello verso la Natura. E l’ordine della Natura, benché ormai incompreso, unisce tutto e tutti in un’unica -bifronte- multipla realtà. Da sempre l’albero è sacro nelle società agricole, totemiche e magiche: punto di contatto tra cielo e terra, simbolismo dell’axis mundi nella sua visualizzazione simbolica, ma ha a che fare sempre con la vita. Il volere estirpare un albero per farci un’autostrada, o estirpare un parco per costruirvi sopra un abominevole centro commerciale, si configura come empietà. Tanto più se questo avviene sistematicamente, tanto al Sud quanto al Nord, in questo e in ogni paese. Empietà alla quale ci si deve opporre, sopra tutto se questi alberi sono antichi. L’antichità dell’albero lo configurava sovente come delimitante confini, testimone di giuramenti, memoria di arcani. L’albero diventa sacro, perché tale è veramente. Tuttora, al Nord Italia, in Emilia, Veneto e Lombardia, sopravvivono alcuni antichissimi alberi sacri. Ai crocicchi delle strade di campagna, si ergono ancora tali alberi. Questi venerandi giganti sono la memoria ancestrale della civiltà magico-contadina. Si tratta quasi sempre di querce, ma anche di pioppi o salici. Selvaggiamente, con assoluta idiozia, numerosi di questi alberi sono stati recentemente tagliati. Ma non si può vivere a lungo senza il muto scambio con gli alberi, come non si può vivere a lungo senza api. Ogni perdita di verde corrisponde ad una perdita di coscienza.

E poi vi è la questione del bello: è più bello un bosco o una autostrada? E più bello un bosco o un centro commerciale? (il quale non sarà di certo progettato dal Palladio né tantomeno dall’Alberti). Uomini e alberi si sono sempre sostenuti a vicenda. Tagliare gli alberi significa ridurre ancor più l’uomo in schiavitù. Ma molti uomini sovente hanno preferito la morte alla schiavitù.

Tagliare alberi genera disarmonia. Bisogna ripristinare l’armonia, compiere azioni concrete, piantare alberi, insomma. Bisogna opporsi in tutti i modi possibili all’assassinio della Natura; disobbedire anche in questa maniera, piantando alberi. A questo proposito, posso citare un caso, triste, accaduto pochi mesi fa, a Verona, presso l’antica Accademia di Belle Arti, fondata nel 1766, e ospitata nel cinquecentesco palazzo Montanari. Nel cortile vi si ergevano da tempo immemorabile due alberi, due acacie. Una mattina, gli studenti sono arrivati in facoltà e hanno trovato gli alberi rasi al suolo. Erano stati tagliati per far luogo a due, due di numero, posti auto. Cosa di per sé miserrima, in un cortile del XVI secolo. Sorvoliamo sulla necessità di vigilanza in merito ai nostri beni artistici. Ero in Accademia per parlare di uno spettacolo teatrale, e nel contempo gli studenti avevano inscenato una manifestazione contro il taglio delle due povere acacie. Le quali, però, eran già state assassinate. Non le avrebbero certo fatte ricrescere. La loro protesta era sterile. Le circa dieci primavere che mi separavano da essi mi fecero percepire ciò con nettezza. Andai in mezzo a loro e dissi che si poteva fare un’altra cosa: in vece di perder tempo a protestare, sottraendolo alla creazione artistica, si poteva compiere una azione concreta. Prendere due alberelli nuovi e in salute, che mi sarei offerto di portare gratis direttamente dalla campagna, armarsi di vanga e secchiello, e una mattina presto ripiantare gli alberi. Così il potere si sarebbe trovato di fronte un’azione opposta ma positiva rispetto alla sua azione negativa. Tuttavia questa azione doveva essere compiuta da loro, e non da altri: essi erano non solo gli utenti, ma anche i custodi del luogo nel quale studiavano. Essi avevano la responsabilità della custodia, della rivolta, dell’azione.

Noi abbiamo bisogno di bellezza. Viviamo in un mondo totalmente brutto, i cui sistemi totalitari mediatici propugnano orrore sotto la totalità degli aspetti, in cui cibo, aria ed elementi sono avvelenati, ove la necessità della bellezza è stata sottratta agli animi. E ciò con nefasta e malvagia intelligenza. Se ci si pone di fronte agli alberi col sentimento della necessità di essi, come ad indispensabili fratelli, si vedrà sorgere anche la percezione della loro immensa importanza e della loro eterna bellezza. Ogni albero, ogni primavera, per quanto vecchissimo e battuto da cento e cento inverni e cento e cento tempeste, dona i suoi fiori, le sue foglie e i suoi frutti. Agli uomini invece è concessa una primavera soltanto, nella vita: quella breve cosa che noi non sappiamo, e che chiamiamo giovinezza.

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/06/tagliare-alberi-e-contro-la-legge-della.html?m=1


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Servus
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Pisapia a Milano ha deciso che spendere per mantenere gli alberi costa troppo, per cui verranno segati i 180 alberi di via Mac Mahon.


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helios
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Pisapia a Milano ha deciso che spendere per mantenere gli alberi costa troppo, per cui verranno segati i 180 alberi di via Mac Mahon.

costerà poco tutto quel cemento in cui hanno invaso Milano.
E dove poi troveranno ossigeno per i polmoni che, ricordiamo, hanno ancora bisogno di aria. Quelli dei milanesi compresi.

Se solo considerassero che l'aria è bene primario di tutti non ci sarebbe qualcuno che si permette di rovinarla a nome di tutti con tanta leggerezza soprattutto dando la colpa,come in questo caso, al denaro che manca.

Per ogni albero che qualcuno si permette di tagliare dovrebbero fare un referendum della popolazione e i soldi per curare gli alberi li troverebbero subito.


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NuovaAlba
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Una buona parte dei cittadini di Milano nonche delle altre città non credo sia cosciente del fatto che se respirano lo devono agli alberi. Ricordo qualche anno fa che una famiglia di Milano amica dei miei genitori venne a cena nel remoto paesino di campagna dove vivo in un giorno d'estate. Ebbene, tutta la famiglia dopo poco tempo era quasi sull'orlo di una crisi isterica, per le zanzare (relativamente poche a mio giudizio) le farfalline gli insettini ecc. Credo che abbiano avuto uno shock pure i loro polmoni, ma non ne sono certo. A loro dire, non avrebbero mai lasciato il cemento milanese per il verde di campagna, e questa è alienazione dalla realtà del mondo per come è davvero.


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