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Tariq Ali - La percezione distorta dell'Occidente


Tao
 Tao
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«I matrimoni combinati possono essere un affare complicato. Pensati principalmente come strumento di accumulazione della ricchezza, per evitare flirt indesiderabili o superare storie d'amore clandestine, spesso non funzionano. Se è noto che entrambi i partner si detestano l'un l'altro, solo un genitore spietato, reso insensibile dal pensiero di un guadagno a breve termine, può voler insistere in un processo di cui conosce anche troppo bene l'esito infelice e magari violento. Che ciò sia vero anche nella vita politica è diventato chiarissimo nel recente tentativo di Washington di legare Benazir Bhutto a Pervez Musharraf. L'unico e forte genitore, in questo caso, è stato un disperato dipartimento di stato - con John Negroponte nel ruolo di diabolico intermediario e Gordon Brown in quello di imbarazzata damigella - oppresso dal timore di non riuscire a imporsi su entrambi i partners, e di diventare quindi troppo vecchio per riciclarsi».
Ho scritto questo paragrafo di apertura in un lungo saggio per la London review of books all'inizio del mese. Che la violenza sia arrivata così presto mi ha sorpreso. Lo shock iniziale dell'assassinio di Benazir Bhutto sta passando ed è necessario valutare spassionatamente le probabili conseguenze, evitando il pietismo che occupa così grande spazio sui media globali. Praticamente tutto ciò che viene scritto o mostrato sugli schermi televisivi è specioso e progettato per evitare di discutere gli autentici argomenti in gioco.

Perché Bush, Negroponte e accoliti britannici erano così determinati a rimediare alla crisi pachistana in questa maniera? Cosa pensavano di riuscire a ottenere? Quale «mondo nuovo» avevano concepito? Quasi tutti i loro assunti poggiavano su fatti sistematicamente e selettivamente ripuliti, distorti o esagerati, il loro scopo quello di evitare qualsiasi responsabilità occidentale nella crisi attuale. Dal momento che tutto ciò viene ripetuto senza fine dai media globali, con insignificanti variazioni, vale la pena di trattare specificamente ogni argomento principale.
a) Il Pakistan è uno stato nucleare, il solo paese musulmano a testare e possedere armi atomiche. Se i jihadisti/al Qaeda mettessero le mani su queste armi, esiste il pericolo che possano scatenare un olocausto nucleare. Musharraf deve essere appoggiato perché si oppone vigorosamente a questa possibilità.

È il caso di ricordare che il Pakistan ha perfezionato i propri strumenti nucleari negli anni Ottanta sotto la dittatura del generale Zia ul Haq, stimato alleato dell'Occidente e tassello centrale della guerra all'allora Impero del Male (l'Unione sovietica) in Afghanistan. Gli Stati uniti erano così ossessionati dal conflitto con i russi che decisero sia di organizzare un network jihadista globale per reclutare militanti nella guerra santa in Afghanistan che di chiudere un occhio sulla ben poco segreta costruzione degli impianti nucleari pakistani.

Le installazioni nucleari sono sottoposte a un controllo militare molto rigido. Non c'è alcuna possibilità che un gruppo estremista possa sottrarne il controllo a un esercito di mezzo milione di soldati. L'unica maniera in cui gli estremisti religiosi possono raggiungere il potere è se l'esercito decide che ciò deve accadere. Il Pentagono e la Dia (l'intelligence militare Usa) sanno bene che la struttura di comando militare del Pakistan non è mai stata sconfitta, e che i generali dipendono dai finanziamenti e dagli armamenti americani. L'esercito pakistano presenta ogni mese a Centcom, in Florida (il comando centrale statunitense per le operazioni all'estero) il conto per le sue attività sul confine afghano-pakistano. È l'esercito come istituzione che consegna quanto richiesto, non i singoli generali. A Musharraf non è rimasta alcuna legittimità in questo campo da quando ha smesso l'uniforme. Proviene da qui l'insistenza di Bush nel volere che le elezioni vadano avanti, nonostante boicottaggi di massa, giudici arrestati, media zittiti politici-chiave agli arresti domiciliari e la pubblica esecuzione della signora Bhutto. Se solo Benazir avesse deciso di boicottare le elezioni (cosa che avrebbe significato una rottura con Washington) oggi sarebbe ancora viva.
b) Il Pakistan è uno stato in bancarotta, sull'orlo del collasso, circondato da furiosi e determinati jihadisti in attesa. Da qui l'esigenza di un'alternativa non religiosa e il ruolo di Benazir Bhutto nell'aiutare Musharraf ad acquisire un po' della legittimità di cui ha disperato bisogno.

Il Pakistan non è uno «stato fallito» nel senso del Congo o del Ruanda. E' uno stato malfunzionante ed è stato in questa condizione per quasi quattro decenni. A volte la situazione è migliore, a volte peggiore. Al cuore del suo malfunzionamento c'è la dominazione del paese da parte dell'esercito, e ogni successivo governo militare ha peggiorato le cose. E' questo che ha impedito la stabilità politica e l'emergere di istituzioni stabili. Di questo gli Stati uniti portano la diretta responsabilità, dal momento che hanno sempre considerato - e considerano tutt'ora - l'esercito come l'unica istituzione del paese con cui avere a che fare, la roccia che incanala le acque agitate nella corrente impetuosa di un torrente.
Economicamente il paese poggia in modo sbilanciato su un'elite corrotta e ultraricca, ma certo questo è gradito al Washington consensus. E la Banca mondiale è sempre stata provvida di complimenti per le politiche economiche di Musharraf.

L'ultima crisi è il risultato diretto della guerra e dell'occupazione Nato in Afghanistan che hanno destabilizzato la frontiera nord occidentale del Pakistan e provocato una crisi di coscienza all'interno dell'esercito. Dà molta infelicità essere pagati per uccidere i compagni musulmani nelle aree tribali che confinano sia col Pakistan che con l'Afghanistan. Il comportamento arrogante e umiliante dei soldati Nato non ha certo aiutato a risovere i problemi in entrambi i paesi. Inviare truppe Usa ad addestrare i militari pakistani alla contro-insurrezione con ogni probabilità infiammerà ulteriormente gli animi. L'Afghanistan può essere stabilizzato solo con un accordo regionale che coinvolga India, Russia, Iran e Pakistan, al quale si accompagni il ritiro totale delle truppe Nato. È il tentativo Usa di evitare questo che rafforza la crisi nei due paesi.

Musharraf ha fallito nel suo ruolo di uomo di punta degli Stati uniti in Pakistan. La sua incapacità a proteggere Benazir Bhutto non è stata presa bene da Washington che potrebbe scaricarlo entro il prossimo anno e riporre le sue speranze nel generale Ashfaq Kayani, che ha preso il posto di Musharraf a capo dell'esercito. Meno facile è trovare un sostituto di Benazir. I fratelli Sharif non sono affidabili e sono troppo vicini ai sauditi. Le elezioni saranno manipolate alla grande e mancheranno così di un'autentica legittimità. La notte oscura è molto lontana dalla sua fine.

Tariq Ali
Fonte: www.ilmanifesto.it
29.12.07


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