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Te intervistaa cuse'? Un re!


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Intervista al sindaco (detto re) di Lugano, alla vigilia delle votazioni comunali piu' impegnative della sua lunghissima carriera.

Da:
http://www.liberatv.ch/cms/articolo/12877/giudici-un-re-no-un-guerriero-e-potrei-restare-municipio-anche-se-arrivassi-secondo ]

Giudici: "Un Re? No, un guerriero! E potrei restare in Municipio anche se arrivassi secondo" (opg)

di Marco Bazzi

LUGANO – Giorgio Giudici, sindaco di Lugano, è l'ultimo protagonista delle nostre interviste ai candidati uscenti alle elezioni di domenica 14 aprile.

Sindaco, mettiamo il caso che domenica vada male e che Marco Borradori faccia più voti di lei… Resterebbe in Municipio comunque, o il suo obiettivo è unicamente fare il sindaco e, se non lo centrasse, lascerebbe?

“Io sono sicuro che andrà bene e che sarò rieletto sindaco. Quindi non mi pongo il problema”.

Sì, ma mettiamo che succeda… Nella vita e nella politica non si sa mai…

“Allora le dico questo: non escludo di restare in Municipio anche nella denegata ipotesi in cui arrivassi secondo. Ma prima di affermarlo con certezza aspetto l’esito del voto. Poi, se succedesse quello che lei profila, prenderei la mia decisione. Aggiungo anche che di solito non scendo da un treno in corsa, come invece fanno altri”.

Stoccata al suo sfidante Borradori?

“Lo dice lei. Mi auguro solo che Borradori sia un ottimo collega, e lo sarà sicuramente”.

E se la Lega facesse tre seggi e lei fosse comunque eletto sindaco ‘di minoranza’?

(Sorride). “Oggi qualsiasi previsione è una speculazione e io non voglio alimentare speculazioni. Le risposte si possono dare solo di fronte ai risultati delle urne”.

Ma se lei arrivasse secondo a pochi voti da Borradori chiederà il ballottaggio. Questo possiamo darlo per acquisito?

“Vedi sopra…”.

Perché, come PLR, ne fate una questione di vita o di morte?

“Non ne facciamo una questione di vita o di morte. Pensiamo solo sia opportuno che il nostro Partito confermi i tre seggi per garantire la continuità del lavoro che è stato impostato in questi anni. Un conto è avere una maggioranza PLR, ben altro conto è avere una maggioranza leghista. Sono due approcci politici molto diversi, con i relativi contenuti”.

La Lega fa meno paura senza Giuliano Bignasca?

“Guardi, secondo me il problema della Lega, con o senza Bignasca, rimane principalmente la mancanza di coerenza dei suoi rappresentanti e del suo programma”.

Il PLR si presenta unito ma qualche conflitto interno non lo si può negare…

“Il PLR oggi è forse unito come non lo è mai stato. Questo è quello che percepisco, e non sono il solo a dirlo. Sento che nel nostro Partito c’è oggi una forte volontà di essere coesi”.

All’inizio della campagna elettorale lei ha paragonato Lugano a una tavola imbandita da voi alla quale altri aspirano a sedersi. E giù polemiche…

“Lo ammetto: è stata una cattiva e infelice espressione. Ha scatenato polemiche su un concetto che non era quello che intendevo esprimere. In ogni caso è una frase che non direi più”.

Le piace essere chiamato Re?

“Non è un soprannome che ho deciso io. Un giorno Armando Boneff – saranno stati almeno quindici anni fa – pubblicò una vignetta sul Giornale del Popolo e mi disegnò con la corona in testa chiamandomi Re Giorgio. La storia del Re è nata così. No, non mi dà fastidio. È scherzosa…”.

Ma lei, sindaco, non si sente un po’ il re di Lugano?

“Mi sento una persona determinata, che ha voglia di continuare a battersi per questa città. Un guerriero, più che un re”.

Giorgio Giudici, Borradori sostiene di aver parlato con lei in ottobre per sapere le sue intenzioni. E dice che lei gli ha manifestato l’intenzione di non ricandidarsi. È così?

“È vero, a ottobre ho parlato con Borradori, ma poi le cose sono cambiate. Ci sono state richieste di persone, e quelle del Partito affinché mi ricandidassi. Dopo che la Lega ha annunciato la presenza di Borradori in lista il Partito mi ha chiesto esplicitamente di ripresentarmi. Così ho deciso di fare questo sacrificio, con tutti i pro e i contro che si possono immaginare. L’ho fatto per spirito di servizio verso il Partito e la Città”.

Lei si considera una quercia che ha fatto ombra alle nuove generazioni?

“No. La competizione elettorale è sempre aperta: è fatta per vincere e avere successo, ma di giovani in grado di vincere, a parte Giovanna Masoni, negli ultimi anni a Lugano non ne ho visto. Comunque, sappia che io non ho la sindrome della poltrona. Oggi abbiamo una bella lista e ci sono anche figure che potranno garantire l’avvicendamento e la continuità nel nostro Partito”.

Se manterrete il terzo seggio…

“Io nel terzo seggio ci credo fermamente”.

L’impressione generale è che lei avesse rapporti migliori con Giuliano Bignasca che con la sua collega di lista Giovanna Masoni…

“Con Giovanna ci sono divergenze su certi aspetti politici e su certi approcci alle cose, ma abbiamo una profonda cultura liberale che certamente ci unisce. Come sindaco ho sempre cercato di trovare una via d’uscita ai problemi e non mi sono mai fissato sui rapporti personali. Penso che alla fine Lugano sia progredita bene anche perché c’era, dall’altra parte, una figura che aveva un potere e una forza incredibile sui suoi e la Lega, purtroppo per lei, si accorgerà presto della sua mancanza. Bignasca aveva quella forza prorompente che creava timore e rispetto nei suoi e negli avversari. Rispetto ma anche aspettativa. È stato il mio avversario, ma anche la mia spalla. Eravamo accomunati dalle battaglie in favore di questa città”.

Lei si ritiene arrogante?

“Mi ritengo arrogante nella misura in cui mi dicono che lo sono perché difendo la mia Città. In ventidue anni non abbiamo avuto in Consiglio di Stato (*) qualcuno che ci abbia davvero difesi. La questione della perequazione finanziaria non ha ancora una soluzione. Oggi paghiamo 26 milioni per la perequazione. Il giorno in cui riconosceranno che Lugano rappresenta un punto di riferimento importante mi prendo una ciocca (**)”.

Perché lei dice che Borradori è un sughero?

“Perché riesce sempre clamorosamente a stare a galla in qualsiasi situazione”.

E cosa risponde quando viene criticato per non aver saputo instaurare buoni o sufficienti rapporti con il Cantone e con la Confederazione?

“Rispondo che viviamo in un mondo globale. I rapporti con il Cantone e la Confederazione sono importanti, ma il mondo non finisce a Bellinzona e nemmeno a Berna. Io guardo più in là. Viviamo a rimorchio dei bilaterali senza che nessuno sia ancora riuscito a dare una risposta ai problemi che hanno creato, le nostre rivendicazioni non vengono ascoltate. Io ho fatto una real politik basata sui rapporti internazionali, il Ticino non ha fatto un tubo. Sono per un’apertura della nostra Città nel mondo. E forse a Bellinzona dovrebbero cercare di capire meglio cos’è la realtà di Lugano. Scherzosamente, ho detto a Borradori: ti delegheremo come persona di collegamento con il Consiglio di Stato. Io la mia Città la promuovo fuori dai confini nazionali”.

Molti l’accus
ano di avere mischiato la politica con i suoi interessi privati…

“Guardi, io sono fiero di fare l’architetto e proprio perché lo faccio che sono state possibili certe aperture di Lugano oltre i suoi vecchi confini. Le aggregazioni sono arrivate perché c’era una visione territoriale dello sviluppo della Città. Gli interessi privati ce li hanno tutti. Non facciamo del falso moralismo. Io dedico l’80 per cento della mia giornata al Comune. E come architetto ho sedici dipendenti da mantenere, con le rispettive famiglie. Io non sono pagato dallo Stato, non ho una lauta pensione pubblica, non ho lo stipendio garantito. Andiamoci piano a parlare di interessi privati: sono affermazioni che non rendono onore a chi le fa. Che portino altri argomenti contro di me, ma non questi. Sono espressioni infelici”.

Sindaco, molti lamentano il fatto che dopo le sette di sera Lugano è una città vuota.

“La proposta l’ho lanciata: facciamo una cittadella del divertimento a Cornaredo. Se Lugano è vuota esercenti e commercianti si diano da fare per animarla. Non si può sempre pretendere che sia l’ente pubblico a organizzare le cose”.

Lei ha accennato ai bilaterali. Il problema dei frontalieri tocca fortemente anche il mondo del lavoro luganese…

“L’ho detto in Consiglio comunale: è un problema gravissimo. Io ho votato contro l’estensione degli accordi proprio perché ritenevo che non ci fossero sufficienti misure di accompagnamento. E infatti si vede cosa sta succedendo: non ci sono abbastanza protezioni per garantire il lavoro ai ticinesi. Sono anche preoccupato per l’invasione dei ‘padroncini’. E mi dico: ci saranno pure dei sistemi per migliorare le cose. Dove sono i controlli, i sindacati, gli enti che dovrebbero fare da filtro designate dalla Confederazione? Iniziamo ad abbassare i ristorni sulle imposte alla fonte, iniziamo a difenderci di più. Siamo troppo servili”.

Lei siede nel Consiglio di amministrazione del Casinò che, tra caso Nyx e crollo delle entrate vi sta dando più problemi che benefici.

“In tempi non sospetti ho sempre dichiarato che una città che vive solo di gioco è destinata a morire. Volevamo vendere il Casinò ma finora non ci siamo riusciti. E sul Nyx vedremo. Adesso la situazione è troppo complicata. Se ne occuperà il prossimo Consiglio d’amministrazione. Per quanto mi riguarda, fino a giugno non si parla di riaprire il locale”.

Un’altra critica che viene rivolta a chi ha amministrato Lugano è di aver lasciato campo libero alla speculazione immobiliare…

“È un termine improprio. L’attività immobiliare a Lugano vale quattrocento milioni di giro d’affari: pensiamo a quante centinaia di persone se ne occupano e ne traggono beneficio. E lo Stato ci guadagna, sui valori di stima e tramite l’imposta sull’utile immobiliare. In più in questi anni, grazie allo sviluppo urbanistico, abbiamo portato a Lugano persone benestanti che hanno contribuito a creare un indotto economico importante, e che oggi pagano le imposte alla Città. È chiaro che adesso bisognerà realizzare anche appartamenti a pigione accessibile. Si tratta di individuare le zone, che non mancano”.

Lugano è troppo cementificata?

“È un concetto da slogan. Si è fatto e si fa quello che il piano regolatore permette. Oggi abbiamo ereditato tutti i piani dei comuni aggregati e bisognerà armonizzarli. E dovremo incominciare a costruire in altezza creando più spazi verdi in Città”.

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(*) Consiglio di Stato: e' l'esecutivo cantonale, composto da 5 membri (due della Lega, una PLR, un PPD, un Socialista), di questi ben 3 sono di Lugano (il dimissionario Borradori della Lega, il PPD, la PLR).
Borradori dimissiona dal governo cantonale per contendere il sindacato luganese a Giudici.

(**) 'mi prendo una ciocca': colorito modo di dire locale per 'mi ubriaco'


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