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TI: gov. per i contingenti dei lavoratori stranieri


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http://www.gdp.ch/cronache/ticino/dal-governo-un-aut-aut-sui-bilaterali-con-lue-id75505.html

Ticino - Contingenti per gli stranieri
Dal Governo un aut-aut sui bilaterali con l'UE
Il CdS sull'avamprogetto di modifica alla Legge federale sugli stranieri. In elaborazione la proposta di una clausola di salvaguardia per il mercato del lavoro ticinese.

Red. - 20 maggio 2015

In risposta alla consultazione indetta dal Consiglio federale (*) sull'avamprogetto di modifica alla Legge federale sugli stranieri, il Consiglio di Stato (**) ha discusso oggi la posizione del Canton Ticino sull'attuazione del nuovo articolo costituzionale 121a, approvato dal popolo e dai Cantoni il 9 febbraio 2014.

Il Governo ritiene sterile la revisione della Legge federale sugli stranieri proposta dal Consiglio federale, qualora essa non possa essere accompagnata da una rinegoziazione con l'Unione europea (UE) dei contenuti dell'accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) compatibile con il nuovo articolo costituzionale.

Dato che gia' nella versione in vigore la Legge federale sugli stranieri e' in larga misura formalmente compatibile con tale articolo - ma applicabile di fatto unicamente a stranieri provenienti da Paesi terzi - e dato che per gli stranieri provenienti da Paesi UE/AELS valgono le disposizioni dell'ALC, le modifiche proposte dal Consiglio federale risultano di portata minore.

L'esecutivo ritiene che il nuovo articolo costituzionale vada attuato pienamente.

Se non dovesse essere possibile trovare un'intesa con l'UE nei tre anni concessi dalla Costituzione, e cioe' entro il 9 febbraio 2017, la Svizzera dovra' passare a una gestione autonoma dell'ammissione di stranieri tramite tetti massimi e contingenti, indipendentemente dalla loro provenienza, e introdurre il principio della preferenza indigena, una decisione che con larga verosimiglianza potrebbe far cadere gli accordi bilaterali tra Svizzera e UE.

Nella sua presa di posizione il Consiglio di Stato ha inoltre posto l'accento sull'esigenza di tener conto dell'impatto della libera circolazione delle persone sul mercato del lavoro, in relazione alle diversita' e alle esigenze regionali, nel quadro del dialogo in corso con l'UE e i suoi Stati membri.

A questo proposito il Governo ha affidato al prof. Michael Ambuehl, del Politecnico federale di Zurigo, il mandato di elaborare la proposta di una clausola di salvaguardia specificamente dedicata al mercato del lavoro ticinese e alla protezione della manodopera indigena. L'ipotesi di lavoro che sottende la proposta e' che a cavallo della frontiera possano esserci differenze di salario, di livelli di disoccupazione o di costo di vita, nonche' notevoli balzi di questi o altri indicatori macroeconomici oggettivamente fuori norma nel confronto europeo, tali da mettere in dubbio il buon funzionamento del mercato del lavoro e della libera circolazione delle persone stessa.

In situazioni d'eccezione di questo tipo, rigorosamente modellizzate sulla base di criteri e dati oggettivi, una clausola di salvaguardia permetterebbe di attivare contromisure precise in particolari settori dell'economia, come la preferenza indigena o l'applicazione di contingenti.

--
(*) governo nazionale
(**) governo cantonale

-- Commento per gli ignari --
La succitata votazione popolare del 9 febbraio 2014 sull'iniziativa UDC riguardante la regolamentazione della libera circolazione ha marcato un punto di svolta nelle relazioni con l'UE. Quest'ultima, tramite i sui vari funzionari, nessuno di essi con il minimo mandato popolare, fa finta di non capire, anzi minaccia, ricatta, detta cosa fare, cioe' solo quel che vuole l'UE. Al che il governo nazionale cincischia. Non vuole mettere in gioco gli accordi bilaterali stipulati con l'UE. Ma la popolazione comincia a rendersi conto che forse il paese puo' cavarsela anche senza questi accordi. In gioco e' la salvaguardia sia della sovranita' nazionale, sia della democrazia, cioe' della volonta' popolare.

E' un caso esemplare di braccio di ferro soft tra governo e popolo. Il primo cerca un compromesso ormai impossibile, vista la posizione intransigente di Bruxelles. Il secondo comincia a prendere atto che i bilaterali possono venir disdetti. Ovviamente la sensibilita' e' diversa da regione a regione. In Ticino il meno che si possa dire e' che il clima a proposito del deterioratissimo mondo del lavoro e' teso, tesissimo. E' sotto gli occhi di tutti che la causa primaria e' stata la libera circolazione introdotta senza limiti. Le cosiddette misure di accompagnamento sono state il solito specchietto per allodole ad impatto insignificante.

Ora parrebbe che il nuovo governo cantonale, con la partenza di Laura Sadis, quella del "non si puo' far niente", abbia trovato un riequilibrio interno sulla questione della libera circolazione, cioe' sulle misure da prendere per contrastare il degrado inammissibile del mercato del lavoro (e della sicurezza).

Queste non sono questioni ticinesi, ma sono questioni UE. Perche' in ballo ci sono due visioni contrastanti su cosa dovrebbe fare lo stato per difendere il proprio mercato del lavoro. Chiamare stato l'UE fa sorridere. D'un lato sembra una dittatura finanziaria, dall'altro non ha praticamente nessuna visione politica che vada a reale beneficio dei cittadini europei. Non sara' mica una politica quella di decretare che dei parametri numerici vengono prima della dignita' delle persone.

Cosa vogliamo farci se in Ticino la gente se n'e' accorta da un bel po' e manifesta chiaramente il suo pensiero col voto? La sinistra non sa piu' a che santo votarsi. La difesa delle misure accompagnatorie non ha portato a niente di consistente. Per cui i sindacati per primi insorgono e dichiarano che son pronti a buttare a mare i bilaterali. Eppero' il loro partito di riferimento nazionale (il PS) difende sempre ed ancora a spada tratta l'idea (solo sua e dei Verdi nazionali) di entrare nell'UE.

Cosi' come l'economia s'e' adeguata alla forza del franco, rinnovandosi profondamente, s'adeguera' pure alla rottura dei trattati bilaterali con l'UE.
Rottura che sfocera' giocoforza in nuovi trattati, direbbe il buon senso.
Ma se nell'UE il buon senso non c'e' piu', allora tanto vale lasciar perdere ed aspettare tempi piu' propizi per stipulare accordi. Magari nel frattempo pure il PS rinsavisce. Mai dire mai.


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