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TI: turismo, capanne e rifugi


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http://www.gdp.ch/cronache/ticino/capanne-e-rifugi-alpini-quale-futuro-id96267.html

Ticino
Capanne e rifugi alpini: quale futuro?
In Ticino ci sono 150 strutture. Come valorizzarle al meglio? In che modo farle conoscere? I proprietari cosa possono fare? Tutte domande che presto avranno una risposta.

di Nicola Mazzi - 26 ottobre 2015

Le capanne e i rifugi alpini sono un patrimonio da conservare e da valorizzare. La pensano cosi' anche gli Enti regionali per lo sviluppo (ERS) del Bellinzonese e del Locarnese che hanno incaricato lo studio Urbbass fgm di Manno dell'arch. Fabio Giacomazzi di elaborare un concetto di sviluppo per il settore. Parallelamente e' stato anche costituito un gruppo di lavoro che accompagnera' l'analisi e di cui fanno parte i proprietari, le societa' alpinistiche, l'Alleanza Patriziale, Ticino sentieri e le organizzazioni turistiche regionali, oltre alle stesse ERS.

I primi risultati sono stati resi noti dalla Rivista Patriziale Ticinese e noi riprendiamo gli aspetti piu' significativi.

Iniziamo con il dire che in Ticino ci sono 70 capanne alpine e 80 rifugi per un totale di 2.300 posti letto in capanne e 650 nei rifugi. Lo studio, oltre a indicare con cartine, grafici e tabelle l'ubicazione delle strutture sul territorio, annota anche le relazioni delle strutture con le attrattive presenti o che si prevedono di promuovere (per esempio i progetti di parchi). Inoltre vuole anche essere un mezzo per avere dei criteri di valutazione sulla qualita' dell'offerta, le sinergie con altre offerte della regione, il potenziale di sviluppo, le carenze e le priorita' d'intervento.

Una volta che si avra' a disposizione tutto il materiale si potranno programmare proprio le priorita' d'intervento. Inoltre il progetto potra' fungere da base conoscitiva per la definizione e la promozione del prodotto capanne. Nel suo volume Massimo Gabuzzi (dal quale lo studio e' partito per l'elaborazione dello studio) evidenzia come il turismo di montagna, da un lato rappresenta una parte di mercato al riparo dalle instabilita' (salvo la meteo) e con una tendenza alla crescita. D'altro lato non e' comunque un turismo di massa (nel 2003 si stimavano in 63mila i pernottamenti).

L'analisi evidenza anche a chi appartengono le capanne. Trenta sono della FAT (*), 19 dei Patriziati e 11 del CAS (**). Esse sono di principio sempre accessibili, con o senza custode, e le loro dimensioni variano dai 6 ai 120 posti letto. La maggior parte delle capanne (39 su 70) e dei rifugi (53 su 80) si trovano nelle Tre Valli e nel Bellinzonese, nel Locarnese e Vallemaggia ci sono 26 capanne e 21 rifugi, nel Sottoceneri 5 capanne e 5 rifugi.
La maggior parte dei rifugi sono dei Patriziati (70 su 80) e sono state realizzate con il recupero di vecchie strutture gia' esistenti.

Lo studio intende anche osservare la loro relazione con la rete dei sentieri e con altre attrattive del territorio (oltre ai parchi, anche i laghetti, le riserve forestali, le mete alpinistiche, le vette, ecc.

E nei prossimi mesi saranno analizzati e valutati diversi aspetti (ristorazione, numero di passaggi, categoria e provenienza degli ospiti, stato degli impianti, dati sui pernottamenti, ecc.), per poi definire gli indirizzi e una vera e propria strategia cantonale per promuovere queste strutture.

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(*) Federazione Alpinistica Ticinese
(**) Club Alpino Svizzero

-- Considerazioni a latere --
Il patriziato e' un ente pubblico che storicamente ha sempre accompagnato l'ente del comune. Le famiglie patrizie sono famiglie con radici storiche comprovate sul territorio comunale. Quando vigeva la societa' contadina, il patriziato, solitamente proprietario di pascoli e boschi sul territorio comunale, gestiva queste risorse e ne distribuiva l'usufrutto ai suoi membri: diritto di pascolo, di raccogliere i frutti del bosco e le foglie, diritto ad un tot di legname. Suppergiu' l'80% del territorio cantonale e' boschivo, roccioso o zona da pascolo. I patriziati sono proprietari di buona parte di tutto cio'. Il che e' un bene, in quanto il patriziato e' un ente pubblico. Che tra l'altro sta sopravvivendo bene alle fusioni comunali. Certo che reinventare la funzione dei patriziati non e' facile. Qualcosa si muove in chiave turistica con iniziative puntuali interessanti.

C'e' chi ride del patriziato. Eppure e' forse l'ultimo baluardo istituzionale di difesa del territorio dall'assalto della globalizzazione. Gli archivi patriziali inoltre sono una risorsa di documenti sulla microstoria locale. Che e' poi globale, per via del fenomeno degli emigranti. Qualcuno, preoccupato che questi documenti vadano persi, anche per renderli meglio accessibili agli studiosi, ha cominciato a digitalizzare qualcosa qua e la'.

Comunque sia, la vera attrazione turistica del Ticino sta piuttosto in alto che nei fondovalle. E poi ci sarebbe da dire parecchio sui laghi. E sulle risorse idroelettriche, che si' danno tanta energia rinnovabile, pero' al prezzo di un deturpamento paesaggistico e ittico notevole. Nessuno, se non gli addetti, si rende conto dei tubi dentro le montagne, vere e proprie gallerie, dove scorre a gran velocita' l'acqua che da' la preziosa energia elettrica, a ripetizione, fra un dislivello e l'altro.

In molti paesi si parla di privatizzazione dell'acqua. Il Ticino si sta preparando invece al "riscatto delle acque", che vennero date in usufrutto prevalentemente alle grandi aziende idroelettriche d'Oltralpe. La classe politica e l'AET (Azienda Elettrica Ticinese, parapubblica) stanno preparando il terreno per questo "riscatto delle acque" da parte dell'ente pubblico, quando scadranno i contratti stipulati ai tempi della realizzazione delle grandi dighe.

In piccolo la democrazia diretta a livello comunale ha gia' salvato dalla svendita l'azienda elettrica della citta' di Bellinzona.

Mi scuso per essere finito fuori tema, ma l'acqua scende dalle montagne dove stanno capanne e rifugi. N'est-ce pas.

Sono i pesci che non scendono piu', o solo con gran difficolta', semmai.
Per contro salgono i turisti pedestri, fra di essi pure il lupo. Il cinghiale, ridendosela dei provvedimenti governativi sulla raccolta dei funghi ecc., e' ormai il vero padrone del bosco, assieme al cervo. Ma non figurano nelle statistiche dei pernottamenti turistici. In fondo e' giusto, non sono turisti ma residenti.


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