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Travaglio - Chi va al mulino, Pininfarina


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Mentre «l’onorevole professor Romano Prodi» rassegnava le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato in un colloquio di 20 minuti «grave e asciutto», mentre migliaia di elettori esausti e inferociti tempestavano le redazioni e le segreterie dei partiti per esternare i sensi di tutto il loro schifo, la consueta compagnia di giro sciamava nei vari boudoir televisivi per una promettente seratina-nottatina di cazzeggio sottovuotospinto. Particolarmente apprezzato, non so più se chez Vespa o chez Mentana, ormai perfettamente intercambiabili, il siparietto del Politomargherito, del Vladimirluxuria e del Paolocento dal cognome francamente eccessivo (basterebbe e avanzerebbe un Dieci) che disillavano stravaccati sui divanetti bianchi i sapidi retroscena della catastrofe.

«Non sapete con che auto è arrivato Pininfarina, ah ah!». «E cos’è successo quando si è seduto nei banchi del Polo, ah ah!». «Per non parlare di quando è arrivato Zanone per dirgli di votare sì, ah ah!». Le risate, signora mia, le risate! In ossequio al detto di Flaiano «la situazione è grave ma non seria», alcuni dei protagonisti, anzi delle comparse dell’ennesima debacle intrattenevano gli elettori attoniti e sgomenti con aria ridanciana, come se stessero parlando di un film appena visto al cinema, di un vaudeville al teatro, comunque di un qualcosa che non li riguardava ma li divertiva un sacco.

Si capiva benissimo che, Prodi o non Prodi, governicchio o governissimo, loro saranno sempre lì, morbidamente assisi: anzi, una bella crisi ogni tanto elettrizza il clima, alza l’audience e costringe i bravi conduttori a invitare loro anziché la compagnia della buona morte sul delitto di Cogne o sulla strage di Erba. Averne, di crisi così ricche di retroscena, aneddoti, storielline carine: con tutto quel bendidio si staziona in tv per qualche altra settimana a commentare consultazioni, esplorazioni, indiscrezioni, dichiarazioni. Sempre meglio che governare. Così la gente si convince che sono tutti uguali, che è tutto un magnamagna e che ci meritiamo Berlusconi. Il quale, dal canto suo, dimostra già vent’anni di meno in perfetta sintonia col rialzo del titolo Mediaset in borsa e ha buon gioco a pontificare sull’inaffidabilità dei comunisti, ai quali - con un tocco di classe - insegna la «coerenza morale». Poi rassicura: «Casini non va da nessuna parte, me l’ha garantito personalmente il nostro amico siciliano Totò Cuffaro» («e io allora che ci sto a fare?», avrebbe commentato piccato Marcello Dell’Utri, reduce dai trionfi dei falsi diari del Duce).

Così chi, fino all’altroieri lo dava per morto e lo proponeva addirittura come senatore a vita è servito. Il resto è vacuo chiacchiericcio sul complotto dei «poteri forti» - la spectre Vaticano-Amerika-Confindustria - che avrebbe subornato i compagni Andreotti, Cossiga e Pininfarina su cui i professionisti della politica, quelli che ci capiscono, contavano moltissimo. «Sono mancati i voti di Andreotti e Pininfarina», osservava stupefatta Anna Finocchiaro, che pure in mattinata pareva rincuorata dall’arrivo dell’industriale. Come se Pininfarina fosse un operaio delle presse e Andreotti non fosse l’ex candidato di Bellachioma alla presidenza del Senato. Per non parlare di Cossiga, che ci aveva pure fatto la grazia di dare le dimissioni da senatore a vita, ma l’Unione le aveva astutamente respinte. «Ma come, Andreotti aveva assicurato il suo appoggio», diceva costernato Nicola Latorre, che crede ancora alla parola di Andreotti e, probabilmente, anche alla Befana. Come pure Mastella, che mesi fa annunciava un Andreotti ormai conquistato alla causa («Dobbiamo fargli un monumento, altro che parlare della sentenza di Palermo») e ora lo difende ancora, accusando la maggioranza (di cui lui fa parte): «Facciamo la guerra agli Usa, attacchiamo il Vaticano e abbiamo nei dintorni qualche epigono del terrorismo». Berlusconi o Calderoli non saprebbero dire meglio. Resta da capire perché Blair possa ritirarsi dall’Iraq, mentre noi non possiamo nemmeno discutere dell’Afghanistan. Enzo Carra, il teodem condannato, sta già alla cassa: «Intanto abbiamo affossato i Dico». Ma bravo, complimenti vivissimi. Insomma, gl’insulti giustamente piovuti sulle eventuali teste del trotzkista Turigliatto e del signor Rossi dell’Officina Comunista andrebbero condivisi con tanti, troppi.

Poi, fuori dal palazzo e dai salotti, ci sarebbe la signora Giuliana Vaccari, che scrive implorante all’Unità: «Chi vi ha votato vive con mille euro al mese. Siate seri». Ma chi cazzo si crede di essere, questa qua?

Marco Travaglio
Fonte: www.unita.it
23.02.07
visto su: www.onemoreblog.org


Citazione
chomsky5
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 25
 

Bel casino;
il collante fra le diverse anime della sinistra e di queste con il centro DOVEVA essere il programma.
Per quanto riguarda la Dal Molin di Vicenza ho sentito citare da F. Rossi la pag. 111 che prevede una redifinizione delle servitù militari.
I parlamentari del csx veneto avevano sollevato, da mesi, la questione ma hanno incontrato il muro di gomma del trio Parisi Prodi D'Alema.
Il 2011 come data di possibile disimpegno dall' Afghanistan coincide con la fine naturale della legislatura e, da quelle parti, già è in atto un'escalation militare. Ci sono venti di guerra in Siria, Iran, per non parlare dell'Iraq, della "sempreverde" questione palestinese e della delicatissima situazione in Libano.

Bah;
che pasticciaccio brutto. Bisognerebbe sganciarsi dalle politiche guerrafondaie ma come si fa?
Turigliatto e F. Rossi hanno posto il problema.
Speriamo che la crisi si risolva presto perchè la situazione attuale è la peggiore. Anche per chi, come la signora Vaccari, non chiede nient'altro che un pò di serietà.
Ciao.


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bstrnt
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 59
 

Non si capisce bene se a Montecitorio vi sia una casa di cura per idioti oppure se vi sia un covo di scellerati.
Nelle votazioni, che grazie alla legge porcata di Jocker Calderoli non possono essere chiamate elezioni, il popolo italiano aveva decretato la fine del governo della casa circondariale delle libertà o della Bassotti's Gang (come pittorescamente veniva definito da alcuni blog) e l'elezione di un nuovo governo con dei mandati precisi.
1 - Abrogazione della legge porcata.
2 - Legge sul conflitto di interessi.
3 - Abrogazione delle varie leggi truffa e ad personam sfornate con una particolare sagacia dal precedente governo.
4 - Ridefinizione della politica estera, con deciso cambio di direzione.
Su questo ultimo punto, in particolare, c'è da notare che erano state tracciate delle linee guida imprescindibili:
a) ritiro immediato delle nostre truppe dall'Iraq.
b) ritiro delle truppe italiane dall'Afganistan.
Tra le righe gli elettori avevano capito che doveva esserci anche un cambiamento dei rapporti tra Italia e il nostro potente e invadente alleato USA, rapporti che dovevano passare dal servilismo nauseante del precedente governo a un rapporto DECISAMENTE più paritetico e che garantisse un minimo di dignità nazionale.
Cosa è stato fatto in quasi un anno dal nuovo governo?
Praticamente nulla!
Contavano veramente sul fattore Montanelli, che diceva che gli italiani, dopo 5 anni di Berlusconi, sarebbero stati vaccinati contro la berlusconite?
A mio avviso, anche grazie alla televisione spazzatura che giornalmente viene proposta, la maggior parte degli italiani non penso abbia la cultura per capire che un governo che:
1 - ha fatto lievitare enormemente il già enorme debito pubblico.
2 - che ha cercato di affossare le giustizia con leggi truffaldine e ad personam.
3 - che ha svenduto la dignità e la moralità nazionale per seguire i dettami di potenti stati esteri amorali.
non deve più essere eletto, e la cricca che ha prodotto questi nefasti risultati deve , democraticamente, essere rimossa dalla politica.
Il corollario di questo assioma è che dovrebbe essere profondamente rivisto e ripensato il successivo governo che per quasi un anno non ha praticamente fatto quasi nulla per ripristinare le legalità e dare un minimo di dignità, di moralità e di orgoglio ai propri cittadini.

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