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Truman - Colpi di teatro al senato


Truman
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Difficile capire ciò che è successo al senato se si dimentica che esso è prima di tutto un teatro dove recitano attori consumati, con lunghi anni di esperienza alle spalle.

La recita di ieri mi appare un remake ben riuscito di una analoga di una decina di anni fa. Anche lì la caduta del governo era programmata e faceva parte di una strategia.

Nella situazione attuale era chiaro da mesi che la maggioranza aveva difficoltà al senato e toccava trovare degli aiuti. Tali aiuti da tempo erano stati trovati nell'UDC, che aveva dato la sua disponibilità ad entrare nel governo ed all'uopo si stava allontanando da Berlusconi.

Bisognava però creare l'occasione per fare apparire tale ingresso dell'UDC nel governo come necessario e provvidenziale, e non come un tradimento della base elettorale da parte dell'Unione e da parte dell'UDC.

Toccava cioè trovare un capro espiatorio.

Come nella versione precedente della recita si è deciso di usare la sinistra radicale come capro espiatorio. Siccome però la fiducia era garantita bisognava che il governo cadesse su una votazione normale, opportunamente drammatizzata da un preavviso di D'Alema: "Tutti a casa se la mozione non viene approvata". Per essere sicuri che il governo andasse in minoranza si prendevano accordi con dei senatori a vita (due o tre) che si astenevano in modo strategico, restando presenti in aula, in modo che il voto valesse come negativo.

Voilà, il governo è battuto, Berlusconi e Fini chiedono a gran voce che esso si dimetta e subito Prodi ridendo obbedisce.

Adesso si può fare un nuovo governo definitivamente sciolto dalla base elettorale e dal programma concordato. Si possono mandare a monte DICO e pacs, si possono dare agli americani tutte le basi necessarie, mentre Berlusconi, Giordano e molti altri rosicano.

I democristiani hanno ancora una volta fatto fessi tutti.


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remo
 remo
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Ho seri dubbi che andrà in questo modo......anzi, sono sicuro che andrà diversamente.

Riguardo ai DICO la cosa si dimostra davvero...provvidenziale!
Per le questioni economiche si vedrà (l'importante è che se ne vadano Visco e il Padoa Schiappa oltre che al clan Prodi).
Per la politica estera, tutto come prima.

La mia unica speranza è che non rimandino Prodi a Bruxelles, se proprio devono mandarlo in esilio proporrei il Libano.


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Tao
 Tao
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È inutile prendersi in giro: la cosiddetta sinistra radicale in Senato c'entra poco con lo spettacolo andato in scena ieri (se non per il ruolo di sedicente rappresentante di un popolo accarezzato in piazza e tradito in Parlamento). La colpa o il merito non può essere di Franco Turigliatto e Fernando Rossi, i quali, anche se avessero votato a favore della mozione della Finocchiaro, non sarebbero stati sufficienti a salvarla, visto che i presenti sarebbero saliti a 321 e il quorum a 161, mentre i favorevoli sarebbero passati da 158 a 160.

Quindi sgombriamo il campo da un equivoco: Pdci, Prc o chi per loro, non hanno alcun merito o colpa nella crisi di fiducia incassata ieri dalla politica estera di Massimo D'Alema.

Per capire quanto imminente fosse questo momento bastava leggere le pagine del compromissorio programma dell'Unione o contare gli effetti della legge elettorale in Senato, che dopo il passaggio di De Gregorio al centrodestra disegnava una spartizione dei seggi nella misura di 157 a 157, al netto dei senatori a vita.

Il governo, dopo aver esasperato l'importanza vitale di questo voto, si è affidato all'inaffidabilità politica di Andreotti, Pininfarina e De Gregorio. Basterebbero i curricula per dimostrare quanto fosse difficile alla vigilia scommettere sull'appoggio, più o meno manifestatamene annunciato, di questi senatori. Se a questo si aggiungono le turbolenze interne legate ai dissidenti il quadro è compiuto e quantomeno consigliava al governo di tutelarsi con il voto di fiducia. E invece niente, si è proceduto con determinazione verso il baratro. E allora delle due una: o il governo ha sbagliato nuovamente i conti e allora sarebbe consigliabile un corso accelerato di aritmetica; oppure siamo davanti a una strategia premeditata di cui si possono solo intuire contorni e mandanti.

Il progetto latente di una grosse koalition o di un'intesa centrista è scritto da tempo e apprezzato dai poteri forti, alcuni settori di Confindustria, tutti i settori della Chiesa, gran parte degli uffici del Dipartimento di Stato: pensare che l'estro istrionico del senatore Rossi o l'influenza di Scalfaro possano in qualche modo interferire con tali piani di recupero delle istituzioni appare alquanto bizzarro. La realtà è ben più brutale: Giulio Andreotti e le istanze che lo sostengono e l'hanno sempre sostenuto riescono ancora ad avere l'ultima parola sulle scelte di governo di questo paese. Che il trappolone neocentrista si traduca ora in un'intesa tra D'Alema e Berlusconi, tra Veltroni e Casini, tra Rutelli e Tabacci conta poco. Si è voluto dare una lezione pubblica alle velleità di pacifismo della base e di liberalizzazioni del Presidente del Consiglio e dare un segnale chiaro di ordine parlamentare. Per questo c'è ben poco da esultare. Ma credere che il moribondo governo Prodi potesse davvero riuscire a vincere le pressioni dei poteri forti e segnare realmente una discontinuità con il passato atlantista e confessionale di questo paese, dalla giustizia alla lotta alla mafia, dai diritti civili al lavoro, dalle televisioni alla politica estera è convinzione da aggiornare, magari costruendo un'altra politica, che non affidi la propria rappresentanza all'ambiguità di Rifondazione e non lasci dicasteri determinanti nelle mani di Mastella. Per adesso si tranquillizzi chi teme un ritorno dei fantasmi: i poteri che li hanno generati non se ne sono mai andati e continuano a condizionare fortemente entrambi i poli di questo bipolarismo amatriciano.

Francesco De Carlo
Fonte: www.megachip.info
Link:Link
22.02.07


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Tao
 Tao
Illustrious Member
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Post: 33516
 

«Dodici punti non negoziabili. Approvati in poco più di un'ora da tutti i leader del centrosinistra riuniti con Prodi a Palazzo Chigi. C'è la politica estera con la missione in Afghanistan e la fedeltà alla Ue e alla Nato; non ci sono i Dico (che diventano materia parlamentare) e c'è la Tav; ci sono il riordino del sistema pensionistico e il rilancio di una politica della famiglia. Manca quasi completamente un riferimento a politiche sociali e del lavoro, ma è possibile che questi punti servissero più a definire le cose controverse lasciando implicite tutte quelle su cui non ci sono stati problemi nella maggioranza».

Dopo aver letto questa anticipazione su Repubblica (*) sorgono spontanee due domande:

1) cosa resta di sinistra in questo cosiddetto centro-sinistra?

2) E' evidente che Romano ha portato la testa di PACS/DICO a qualcuno, su un piatto d'argento. Chi è il destinatario del regalo? Follini? Benedetto Ratzinger e i suoi più fedeli ruini? La Binetti? ...?

Alberto Biraghi
Fonte: www.biraghi.org/
Link: http://www.onemoreblog.it/archives/014526.html
23.02.07

(*)Link


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cocis18
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I 12 punti di Prodi


12. Autorità del premier. "In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all'azione di governo, al presidente del Consiglio è riconosciuta l'autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto

😯 👿 👿 👿 👿


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remo
 remo
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Che barzelletta, leggo ancora che qualcuno si ostina a considerare Prodi come alternativo ai poteri forti (articolo megachip)....è da non credere. E' in questi frangenti che penso che forse le scimmie si sono evolute da noi!


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