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Tutte le colpe di Berlusconi


Tao
 Tao
Illustrious Member
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No, non c’è nessun complotto: è tutto chiaro. L’attacco a Silvio Berlusconi è di una solarità che fa a cazzotti con l’ombra che sempre ripara i cospiratori. L’attacco è stato concentrico e a viso scoperto: non c’è volontà di ricatto, non c’è intenzione sovversiva. C’è solo la volontà di nuocere all’uomo pubblico e privato, toglierselo di torno ad ogni costo e fargli pagare la sua cattiva predisposizione a compiacere certi poteri, forti o meno forti che siano.

Attacco concentrico, dicevo. Un concentrico che va dal massimo del pubblico al centro del privato. Fateci caso: il primo attacco, nel cosiddetto caso Noemi, avviene in un ristorante, locale pubblico per eccellenza; il secondo, le foto in ripresa del giardino di Villa Certosa: un giardino di dimora è una zona di frontiera tra la strada e l’appartamento il luogo, cioè, appunto, dove ci si sottrae dalla vista dell’occhio pubblico; il terzo, invece e in definitiva, è proprio il cuore dell’appartamento: la stanza da letto…

Non c’è niente di penalmente rilevante: né nel primo, né nel secondo, né nel terzo caso… Allo stato di oggi, Silvio Berlusconi non è indagato per nessuno dei tre scoop che da mesi lo impallinano. Ma non è la rilevanza penale quella perseguita da chi ha ordito la strategia del pubblico ludibrio, della gogna pubblica, dello - mi si passi il termine - sputtanamento. Quello che vogliono è lo scredito dell’uomo, metterlo in scacco sui suoi comportamenti privati. Tutti discutibili, anzi: discutibilissimi e, infatti, se ne discute a iosa, senza, peraltro che niente abbia a che vedere con le grandi linee della sua politica, economica e internazionale, di governo… Una politica che evidentemente, pur piacendo poco agli strateghi dello scandalo ad ogni costo, non trova altri e più convenienti spunti di opposizione.

Gioverà, allora, ricordare le parole di Francesco Cossiga che, per quanta poca simpatia possa suscitare in chi scrive, appare attendibile riguardo alle strategie in atto, anche per antica attitudine ad ordirle. Lo farò per stralci:

«Penso che Murdoch c’entri eccome. E’ ancora incavolato come una belva, ma non per l’Iva. Oggi lui ha il dente avvelenato per la questione del digitale terrestre, che moltiplica il numero di canali, e soprattutto perché Rai e Mediaset si vogliono sfilare dalla piattaforma Sky e metterne su una propria… Questioni serie, una montagna di denaro». «De Benedetti c’è sempre. Anche lui è molto arrabbiato con il governo [perché], hanno fatto le fusioni bancarie e lui è rimasto fuori. Hanno sistemato, se così si puo’ dire, la questione Telecom, e lui fuori. Hanno fatto la Cai-Alitalia, e lui…» (Pol-Leb/Gs/Adnkronos). [C'è] «un piano trasversale tra il partito di Repubblica, il magnate Murdoch e pure Pierfurby Casini [che] ha sempre puntato su Draghi in caso di parità elettorale» (Ansa). «Berlusconi è amico di Gheddafi ed ha firmato un trattato in base al quale l’Italia non concederà le proprie basi militari in caso di attacco alla Libia; l’Italia, a differenza degli Stati Uniti, è interessata a mantenere buoni rapporti con l’Iran (…) E’ infatti noto che Obama non ama l’Italia (…) All’America non piacciono la sua sintonia con Putin e con la Libia». (quotidianonet.ilsole24ore.com)

Rifacciamo il riassunto dei nomi citati da Cossiga quali probabili istigatori della campagna internazionale antiberlusconi: Obama, Casini, Draghi, Murdoch, De Benedetti capo del partito di Repubblica al quale, oggi, sul filo di un compromesso storico post litteram, si è alleato anche quello del Corriere della Sera… E’ un quadro esagerato? Può darsi, ma che contenga un filo logico attendibile difficile da negare mi sembra anche altrettanto evidente…

Il tutto, però, non esaurisce la questione… E’ vero: il ruolo istituzionale gli imporrebbe o, meglio, gli avrebbe dovuto imporre una morigeratezza dei propri costumi, sessuali o meno che siano, e una sobrietà di condotta che, via via, col tempo, invece, sono stati sostituiti con sembianze prossime alla sfacciataggine esibizionista. Ma da qui a fare della sua condotta privata un pericolo per la democrazia italiana, come pretenderebbero i tanti Catone e i troppi Savonarola che infestano il bel suolo italico, ce ne corre. Basta guardare appena al di là a delle Alpi. Anche Nicolas Sarkozy deve aver probabilmente intrattenuto rapporti extra coniugali precedentemente al suo divorzio da Cécilia. Tanto che già nel 2005 il suo matrimonio era entrato in crisi, quando la consorte lo lasciò per andarsene a New York con il pubblicitario Richard Attias, mentre il futuro presidente trovava modo di consolarsi, sembra, con una giornalista di Le Figaro. La stampa francese lo bersagliò per mesi senza pur tuttavia influenzare la scelta popolare che, nel maggio 2007, lo elesse all’Eliseo. Non solo, di lì a poco, ottobre 2007, divenne oggetto di gossip l’ormai notificata relazione con quella che sarebbe diventata e tutt’oggi ancora è la terza moglie, Carla Bruni, tanto da rendere improcrastinabile la separazione definitiva da Cécilia. Solo pochi mesi dopo, dicembre 2007, divenne ufficiale il suo fidanzamento con l’attuale first lady. Ebbene, colà a nessuno è venuto in mente che gli usi e costumi sentimentali del Presidente francese mettessero a rischio o screditassero le saldissime istituzioni francesi e, se lo hanno fatto, hanno ricevuto per tutta risposta una sonorissima pernacchia, prima dal popolo e poi dall’interessato.

No. Il vero peccato di Berlusconi è un altro e si riassume nella formula della “doppia morale”. La doppia morale è una malattia endemica del popolo italiano sunteggiabile in diecimila proverbiali formulette: dal “fa quel che il prete dice e non quel che il prete fa” al “vizi privati e pubbliche virtù”, dal “un conto è la teoria, altro la pratica” fino al “predicar bene e razzolar male”. Ce lo portiamo tutti, noi italiani, nel dna questo tic pernicioso, inutile nasconderlo. Ed è un atteggiamento fastidioso, tedioso, ipocrita e anche decisamente vile se vogliamo… Diventa però odioso quando ad esercitarlo è un uomo di potere che con tutta una serie di normative, non ultima quella reprimenda la prostituzione in strada in discussione al Parlamento, inducono tutta la società ad un fondamentalismo patriarcale e ultrafamilista, francamente insopportabile, collocando se stesso, però, al di sopra della norma stessa.

E’ esattamente in ciò che ha ragione Giuliano Ferrara, quando rimprovera al Capo di governo di essere lui stesso a fornire ai suoi avversari politici armi e pallottole per farsi sparare addosso. Però, viceversa da quanto probabilmente si auspica il direttore del Foglio, e fossi al posto di Silvio Berlusconi, cercherei di praticare un politica più coerente con il mio stile di vita piuttosto che il contrario. Cominciando, che so?, a depenalizzare il reato della prostituzione o, anche, abbassando da tre ad un anno l’intervallo fra la separazione matrimoniale e la ratifica del divorzio. Probabilmente lo accuserebbero ancora una volta di farsi le leggi ad personam. Di certo, sarebbero segnali di resipiscenza rispetto all’attuale pratica di governo che, tra un respingimento e un pacchetto di sicurezza, una ronda e un ddl sessuofobo, tende a trasformare la nostra con-vivenza civile in qualcosa a mezzo fra la caserma e la casa chiusa

Miro Renzaglia
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/?p=8146
22.06.2009


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