Una scheda bianca d...
 
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Una scheda bianca di nome bianca


Tao
 Tao
Illustrious Member
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La rivolta delle schede bianche dilaga. Settecentosettanta schede bianche, un record di astensionismo proprio nel cuore delle istituzioni e della democrazia rappresentativa.
Che cosa è successo?

Qualcuno afferma a bassa voce che un gruppo cospirativo si è infiltrato nei due rami del Parlamento e ora viene allo scoperto: i leader avevano un accordo, ma ogni qualvolta inizia la conta delle schede vien fuori l'ammutinamento collettivo dei parlamentari-sovversivi.
No, non è questo: la verità purtroppo è molto più semplice e banale. Non si è trovato un accordo tra i due schieramenti, accordo arduo o forse anche impossibile, per le caratteristiche sul quale doveva reggersi.

Un tempo, nemmeno poi tanto lontano, per essere eletto Presidente della Repubblica bisognava mostrare una salda fedeltà ai principi e ai dettami della Costituzione antifascista, questo era il crinale e la cornice della discussione: l'aver impugnato le armi, patito la galera e combattutto per l'affermazione di questi per questo era un'ottima credenziale. Oggi invece la caratteristica fondamentale sembra esser diventata la non caratteristica, l'essere più neutro del neutrale, un personaggio del «non luogo» della politica capace di parlare per anni, senza mai dire nulla.
E' una ricerca difficile, ma alla fine il nome sembra essere partorito: è la signora Bianca di nome e Scheda di cognome.
E' lei alla fine l'unica trionfatrice di quel gioco incomprensibile ai «mortali» che gli «eletti» hanno messo in campo per smarcarsi l'uno dall'altro.

Chissà cosa sarebbe successo se bisognava ottenere in ogni caso, e non solo alle prime tre convocazioni, la maggioranza dei due terzi: dopo mesi di estenuante attesa, la popolazione in rivolta ci avrebbe murato vivi, come i cardinali durante il conclave di Viterbo del 1269, e forse si sarebbero accorti che si può vivere anche senza, che anzi tutto funziona anche meglio, i soldati tornavano a casa, i giovani trovavano un lavoro, il Paese andava avanti, mentre intanto lì dentro noi mille tra deputati, senatori e grandi elettori avremmo continuato a ricercare per anni il nostro papa Gregorio X.v E' solo un sogno. Invece alla fine una personalità si dovrà pur trovare. Eppure, qualunque sarà la soluzione, essa non potrà che essere la conferma di come il voto, per dirla con le parole di Alain Badiou non è l'espressione della libertà delle opinioni: «In realtà esso è strettamente sigillato da ciò che si potrebbe chiamare il principio dell'omogeneo: tutti possono essere candidati, ma solo coloro che sono conformi a una norma possono giungere ai posti precodificati del potere possibile, ovvero coloro di cui si è certi che non faranno alcunché di essenzialmente differente da coloro che li hanno preceduti. Il principio dell'omogeneo garantisce infatti il conservatorismo del voto, incarnato dall'alternanza».

Ed è proprio per questo che quando avvengono dei cambiamenti importanti, essi non si trovano mai sul terreno del voto. E inversamente, ciò che si trova sul terreno del voto è nella sua essenzialità l'immutabile.

Francesco Caruso
Fonte: www.lastampa.it
10.05.06

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