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Uscire dall’euro: slogan a parte, è caduto l’ultimo tabù


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Singolare: proprio Berlusconi, protagonista di una clamorosa auto-rottamazione politica, al punto da agevolare i suoi liquidatori col piano Monti-Napolitano, ora sembra sul punto di “resuscitare” agitando la propaganda anti-euro. Per contro, proprio grazie al redivivo Cavaliere, nell’agenda politica italiana cade l’ultimo tabù: quello dell’intoccabilità quasi sacrale della moneta unica europea, valuta comune ma non pubblica, non “sovrana”, appaltata alla Bce per la regia privata della grandi banche e di un unico attore pubblico, la Germania di Angela Merkel che «non dà segni di ragionevolezza». Uscire dall’euro? Ebbene sì: ora se ne parla apertamente. E, con Berlusconi, il tema farà irruzione nella prossima campagna elettorale. Semplicismo e fede nei miracoli? Attenzione, avverte Aldo Giannuli ( www.aldogiannuli.it/2012/06/berlusconi-propone-di-uscire-da-euro/ ) : «Una uscita improvvisa dall’euro – o peggio ancora un suo crollo improvviso – determinerebbe molti più mali che benefici e rischieremmo di spezzarci la schiena».

L’economista parte dagli slogan dell’imminente crociata berlusconiana: «In altri tempi avremmo dato fiato alle esportazioni con una bella svalutazione». Oppure: «L’euro è la causa delle tasse con cui Monti ci sta massacrando». E quindi: «Restare nell’euro significa accettare la dittatura della Germania». Discorsi che ormai sentiamo tutti i giorni, e che «hanno dentro molta verità», al di là del tentativo di riscattare politicamente un’immagine disastrosamente demolita, riversando sugli antagonisti elettorali il peso soverchiante dell’impopolarità della moneta unica. Berlusconi a parte, l’addio all’euro «è ormai un’ipotesi sul tappeto, nel campo delle cose possibili e persino probabili». Dunque: salvare l’euro è davvero possibile? Ma soprattutto: ne vale la pena? E poi: come fare? Nebbia fitta: la persistenza del rigore, con l’ostinata deflazione che produce solo recessione, è l’unica vera ipotesi salva-euro e piace soltanto alla Germania. Quanto al piano-B, l’uscita dall’euro, si accettano scommesse: «Sarebbe proprio una così grave catastrofe? Ed a quali condizioni?».

Giannuli resta dell’idea che l’euro sia stata «una idea poco intelligente sin dal principio», che ora «sta giungendo al suo epilogo». Ma la dura verità è che nostre opinioni non contano nulla: il nostro futuro monetario «non dipende da quello che possiamo auspicare noi e, in gran parte, neppure da quello che pensano o fanno i nostri governi», perché «la crisi ormai va per i fatti suoi» e non è detto che sia possibile governarla, limitandone i danni. «Diciamo – ottimisticamente – che la salvezza dell’euro è per i due terzi nelle mani dei governi europei e per un terzo nelle mani della speculazione internazionale e dell’andamento della crisi ». Dunque, al di là di quello che auspichiamo, «conviene prendere in considerazione l’idea di un possibile collasso nel breve periodo», con la grande incognita di Berlino: «Se i tedeschi non cambiano registro, le speranze si riducono al lumicino». E se il tetto cade all’improvviso, «ci spacchiamo la testa tutti quanti». Nell’immediato, aggiunge Giannuli, c’è da sperare che la moneta europea regga, pur sapendo che il Fondo salva-Stati «non assicura alcuna reale efficacia e, semmai, finirà per essere l’ennesima misura salva-banche».

Primo obiettivo: guadagnare tempo e sopravvivere all’imminente collasso, per poter poi arrivare – con meno angoscia – alla vera decisione: come superare l’attuale euro, che scontenta tutti tranne i tedeschi. «L’euro, diciamocelo francamente, è stato un fallimento politico ed economico – osserva Giannuli nel suo blog – perché ha mancato i principali risultati che si proponeva: l’unificazione politica e la convergenza delle economie europee». Inoltre, nulla lascia intendere che questi due risultati possano essere raggiunti in tempi politicamente prevedibili. Al contrario, la situazione ci mostra due blocchi di paesi che hanno esigenze opposte: «Grecia, Spagna, Italia e Portogallo hanno bisogno di svalutare per curare l’ascesso del debito, mentre la Germania ed il Nord Europa hanno l’esigenza di una moneta forte per l’acquisto delle materie prime e la tutela del livello di consumi interno». Dunque: «E’ ragionevole porsi il problema di come uscire dall’euro», ovvero «ordinatamente» anziché «con una rotta disordinata e rovinosa».

Secondo Giannuli, «possono esserci politiche di riduzione del danno che, tempestivamente attuate, potrebbero garantire un’uscita, se non proprio indolore, almeno non drammatica». Primo: non è detto che all’attuale situazione di moneta unica debba succedere un puro e semplice ritorno alle monete nazionali. «Una prima soluzione potrebbe essere quella di tenere l’euro come unità di conto e come moneta internazionale, mentre i singoli paesi potrebbero adottare monete interne legate da un cambio flessibile con la moneta comune». Qualcosa di simile al vecchio Sme, ma più articolato. Ad esempio, «non è da escludere un periodo più o meno prolungato di doppia circolazione, con stipendi pagati per un terzo in moneta interna e due terzi in euro e poi, man mano che la situazione si stabilizza, sempre più in moneta interna». Ovviamente, la moneta interna avrebbe corso forzoso dentro i rispettivi confini nazionali, magari «con normative precise sulla formazione dei prezzi all’ingrosso e, soprattutto, al dettaglio».

Un processo certamente un po’ macchinoso, riconosce Giannuli, che però andrebbe semplificandosi superando pian piano la doppia circolazione: «Questo permetterebbe anche di distinguere il debito interno (denominato in moneta interna) e quello internazionale (denominato in euro)», mettendo anche fine alla «prassi demenziale» con cui gli enti pubblici – università, Comuni, Regioni – emettono propri titoli di debito e acquistano titoli di debito straniero. Con l’introduzione della doppia circolazione, dovranno «dipendere dal finanziamento centrale», in moneta sovrana, e «investire gli avanzi di bilancio esclusivamente in titoli di debito interno», proprio come si era sempre fatto fino agli anni ’90, «con ben maggiore razionalità economica di quanto non accada in questo carnevale di finanza prêt-à-porter».

Viceversa resta l’altra ipotesi, quella di sdoppiare la moneta unica: «L’euro forte del Nord e l’Euro debole del sud, legati da un rapporto reciproco di cambio, determinato in modo da conservare l’attuale potere di acquisto all’euro del Nord e di svalutare quello del Sud, per ridare fiato alle economie deboli». Soluzione che a Giannuli non piace, perché «perpetua l’errore della moneta sovra-statale». Se per fare l’euro ci vollero almeno dieci anni, salvo poi limitare a soli tre mesi il periodo-test della doppia circolazione, è inutile illudersi che l’uscita dall’odierna moneta unica europea possa risolversi in pochi mesi. «Il problema attuale è quello di guadagnare tempo, e a questo potrebbe servire il meccanismo di messa in comune di parte del debito, sostenuto da garanzie reali per evitare il crollo imminente», conclude Giannuli. Già, «ma i nostri governanti sapranno accorgersene prima che il tetto ci crolli in testa?».

Fonte: www.libreidee.org
Link: www.libreidee.org/2012/06/uscire-dalleuro-slogan-a-parte-e-caduto-lultimo-tabu/
25.06.2012


Citazione
Giancarlo54
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2622
 

Concordo a grandi linee con Giannuli. Io sono molto più critico riguardo alla scelta dell'euro, non fu solo poco intelligente, è stato un crimine. Detto questo, però ha ragione da vendere Giannuli nel rimarcare le conseguenze catastrofiche di una uscita disordinata dalla moneta unica. Uscire adesso sarebbe un disastro e, sopratutto, con chi uscire? Chi ci guiderà in questo difficle passo? Berlusconi? Bersani? Monti? Vendola? Penso che la cosa più importante e più drammaticamente primaria sia appunto stabilire chi saranno in condottieri. Affidarsi a chi ci ha fatto sprofondare in questa situazione, cdx e csx italioti per dirla chiara, sarebbe la cosa peggiore. Dico sempre che l'entrata nell'euro ci ha fatto perdere, per operai ed impiegati, il 30% del potere di acquisto, uscirne adesso ce ne farebbe perdere un altro 30-40%. Dunque necessitiamo di uscire? Sicuramente. L'euro è e sarà la nostra tomba, ovvio che si debba uscire. La proposta di Giannuli mi sembra accettabile ma il nostro problema è che dovremmo affidarci a questa marmaglia politicante che dovrebbe garantire un'uscita dolce e programmata. E chi ha fiducia in Berlusconi? Chi ha fiducia in Bersani o casini? E qualcuno spera veramente in Vendola? Per uscire da questa situazione ci vorrebbe un governo di vera autorità nazionale, un governo che ponga le esigenze della Nazione avanti a tutto. Un governo che elimini gli sprechi e le ruberie,che controlli i passaggi intermedi dall'euro alla lira, che metta la museruola alla speculazione, che presti attenzione alle esigenze degli imprenditori e dei lavoratori, che stabilisca un piano serio di rientro del debito. Crediamo veramente che cdx e csx ne siano capaci, sempre che ne abbiano la volontà? Quando sento parlare il cialtrone di Arcore mi vengono i brividi.
La strada suggerita da Giannuli è accettabile, ma chi ci guiderà?


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dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14469
 

«L’euro, diciamocelo francamente, è stato un fallimento politico ed economico – osserva Giannuli nel suo blog – perché ha mancato i principali risultati che si proponeva: l’unificazione politica e la convergenza delle economie europee»

no.Ha raggiunto l'obiettivo per il quale era stato programmato, la sottomissione delle nazioni alla finanza.

Le nazioni, con i propri camerieri hanno sottoscritto volontariamente conducendo al macello i propri concittadini.
L'euro è una dittatura della Germania?
Allora perché tutti a decantarne fantomatiche proprietà taumaturgiche per il bene comune dei popoli invece di denuciarne questo aspetto?

Alla ratifica di ogni passo "verso l'integrazione" europea tutti ad applaudire felici, nessuno che si fosse levato a dire "ah è una dittatura della Germania"

Comodo ora.Vigliacco, come sempre del resto, questo atteggiamento dell'intellighenzia e politica servile italiota.

La Merkel si oppone ad ulteriori cessioni di sovranità? Ecco che gli indignati inveiscono, trascurando il piccolo dettaglio che quella cessione di sovranità è voluta PER ACCENTRARE I POTERI IN ORGANI NON ELETTI DA NESSUNO E UNICAMENTE FINANZIARI.

Gli Eurobond sono una riprova di questo.
A chi servirebbero in realtà gli eurobond?
Il no della Germania non a caso ha fatto precipitare la Borsa e i titoli bancari, che significherà?
Chi danneggia il rifiuto alla costituzione degli eurobond? Perché se quel nein danneggia la finanza sarebbe ora di finirla di propagandare quest'Europa come un'evoluzione a beneficio della gente, sono 20 anni che si spacciano ste menzogne.

E questa sarebbe la democrazia?
E poi finiamola di chiamarla integrazione politica ed economica, quando si accentrano poteri, togliendoli al controllo del cittadino si chiama TOTALITARISMO


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