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verdiTI: no accordo fiscale CH-Italia


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http://www.liberatv.ch/articolo/28829/gianella-"la-svizzera-e-uscita-perdente-dal-negoziato-con- l'italia-e-il-ticino-ancora

Gianella: "La Svizzera e' uscita perdente dal negoziato con l'Italia. E il Ticino, ancora una volta, e' stato immolato sull'altare della Patria. Il re e' nudo"
SECONDO ME - "Buona parte del mondo politico e' narcotizzata. E' come se stesse cercando di addormentare il dibattito pubblico per far digerire ai ticinesi la pillola piu' amara. Ma l'accordo e' inaccettabile e va combattuto con ogni mezzo"

di Elisabetta Gianella (*) - 13 febbraio 2015

La bozza di accordo fra Svizzera e Italia sulla fiscalita' dei frontalieri pone due enormi problemi. E il Consiglio di Stato (**) sembra non voler affrontare per tempo e con la necessaria risolutezza i nodi spinosi di un contratto dove, al momento, abbiamo tutto da perdere e che potrebbe pregiudicare negativamente buona parte del nostro futuro. Strano atteggiamento, quello dell'Esecutivo, che appare molto poco lucido nell'analizzare i contenuti e nel proporre una strategia. Come se fosse frastornato dalle diverse posizioni dei vari ministri e dalle enormi pressioni che di certo il mondo finanziario ed economico (ma probabilmente non solo...) stanno esercitando sul Collegio. Anche buona parte del mondo politico e' narcotizzato. E' come se stesse cercando di addormentare il dibattito pubblico per far digerire ai ticinesi la pillola piu' amara.

Parliamoci fuori dai denti: la Svizzera e' uscita perdente da questo negoziato. E il Ticino, ancora una volta, e' stato immolato sull'altare della Patria. Il re e' nudo. Ma tanti, troppi politici, girano lo sguardo dall'altra parte. Forse perche' temono di arrossire nel prendere atto della disfatta.
Ma torniamo ai due problemi.
Il primo riguarda la nostra sovranita' cantonale. Siamo infatti confrontati con uno Stato terzo che pretende (ed ottiene per gentile concessione di Berna) che il Canton Ticino cancelli una legge appena votata dal Gran Consiglio (***). Cosi', con un colpo di bacchetta magica! Altrimenti dell'accordo appena raggiunto non se ne fa piu' nulla. Forse, sui due piedi, non ci si rende conto dell'enormita' che l'Italia e Berna pretendono dal nostro Cantone. Ma capovolgendo il discorso forse si coglie meglio il peso della richiesta. Immaginiamoci se la Svizzera e l'Italia imponessero alla Lombardia o al Piemonte di cancellare una legge votata dai rispettivi Consigli Regionali. Ovviamente la controparte si metterebbe a ridere e si alzerebbe subito dal tavolo. Facendo per altro la cosa buona e giusta: perche' in qualsiasi trattativa ci sono e ci devono essere punti non negoziabili.

E il rispetto della Costituzione (perche' Berna ha perfino accettato la clausola anti 9 febbraio), delle leggi, delle istituzioni e del popolo, dovrebbero essere i primi punti della lista.

Il secondo problema e' di carattere economico e di solidarieta' tra Confederazioni e tra Cantoni. Ancora di recente la Consigliera Federale Simonetta Sommaruga, arrampicandosi sugli specchi, ha negato al Ticino l'abolizione della notifica online per padroncini e distaccati perche', a suo avviso, questa misura avrebbe creato una disparita' di trattamento fra i Cantoni. Berna non puo' avvantaggiare un Cantone rispetto ad un altro. Ma questo principio viene applicato un tanto al chilo dal Governo federale. Non vi e' dubbio infatti che la parte dell'accordo con l'Italia che toglie le castagne dal fuoco alle nostre banche, favorisce tutte le piazze finanziarie svizzere e non solo quella ticinese. Ed e' evidente anche ai piu' disattenti che il "prezzo" che la Svizzera ha deciso di pagare per non essere travolti dalla voluntary disclosure italiana e' tutto nella seconda meta' dell'accordo: quello sull'imposizione dei frontalieri. Ma chi lo paghera' questo prezzo? Solo il Ticino.

Quello che non si dice, o non si vuole dire, e' che la nuova intesa tra Berna e Roma, nella migliore delle ipotesi, garantira' al nostro Cantone un sostanziale status quo a livello di entrate (+ 1 ml). Mentre i comuni incasseranno meno di oggi (- 8 ml). Ma sapete chi e' l'unico che ci guadagna? La Confederazione che, bonta' sua, incassera' 3 ml in piu' rispetto ad ora! Dal 1974 a oggi il Ticino (solo il Ticino) si e' sacrificato per l'intera nazione versando 1 miliardo e 200 milioni di franchi. E ora, dopo tre anni di trattative, per salvare ancora una volta gli interessi della Patria, al nostro Cantone viene chiesto di accettare zitto e muto quella che anche il piu' mite degli analisti non potrebbe che definire una colossale presa in giro. Se non una vera e propria truffa. Il tutto, ben inteso, e ricordiamocelo sempre, a patto che sia la Svizzera che il Ticino decidano di calpestare le proprie leggi.

Considerate le carte in tavola non ci resta che essere pragmatici. E' necessario che il Ticino rivendichi quanto gli spetta e chieda un risarcimento a Berna. Il Governo federale ha palesemente svantaggiato il nostro Cantone per assicurarsi un vantaggio collettivo nazionale. Il nostro sacrificio deve essere quindi riconosciuto dal Consiglio federale. Le formule del risarcimento possono essere diverse ma devono corrispondere a non meno di 30 milioni all'anno.

Dobbiamo essere disposti come Ticino a far saltare il banco (blocco dei ristorni), se necessario, per tutelare finalmente i nostri diritti e non svendere la nostra dignita'. Perche', l'accordo che sta per essere pattuito tra Svizzera e Italia, e' inaccettabile e va combattuto con ogni mezzo.

--
(*) Candidata al Gran Consiglio (parlamento) per i I Verdi del Ticino
(**) governo
(***) parlamento

-- NB --
La bozza dell'accordo e' attualmente in consultazione, anche fra i Cantoni, prima che venga discussa ed eventualmente approvata dalle camere federali.

-- NB2 --
Va anche detta una cosa, che nessuno finora ha messo in rilievo: l'accordo e' stato trovato su pressione temporale, vale a dire il solito diktat di stile UE, fatto proprio dall'Italia: o firmate entro la fine di febbraio, oppure ...
Siccome c'erano un sacco di punti ancora in sospeso, in particolare la fiscalita' dei frontalieri, se non lo statuto stesso di frontaliere, l'accesso al mercato italiano da parte delle banche svizzere (ma che bella la libera circolazione a senso unico) da discutere a fondo, la seconda meta' del cosiddetto accordo non e' stata palesemente discussa per mancanza di tempo, dovuto al diktat.
Per cui la seconda parte del cosiddetto accordo e' un'incompiuto, vale a dire semplicemente una sequela di promesse (italiane): ne parleremo, ci incontreremo, discuteremo. Credere al governo italiano e' come credere al gatto ed alla volpe di Pinocchio.

Dico, ma che razza di accordo e' una cosa del genere, soprattutto dopo 3 anni 3 di trattative?
In dialetto si dice: l'e' un grand pastrozz.


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