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Che la terra ti sia lieve, Franco ...

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Che la terra ti sia lieve, Franco, che la vita ti è già stata abbastanza pesante ...

Nel 1962 Pasolini lo ha descritto con queste parole: «Ancora cucciolo, timidissimo, con gli occhi d'angoscia della timidezza e della cattiveria che deriva dalla timidezza, sempre pronto a dibattersi, difendersi, aggredire, per proteggere la sua intima indecisione: il senso quasi di non esistere che egli cova dentro di sé. Per contraddire questa sua ingiusta incertezza d'esistenza, egli non ha altri strumenti che la propria violenza e la propria prestanza fisica: e ne fa abuso. (...) Come tutti coloro la cui psicologia è infantile, Franco ha un profondo senso della giustizia.

Sente profondamente la propria colpa quando commette qualcosa di ingiusto e non sa ammettere che altri compiano qualcosa di ingiusto.

Questa consacrazione, avvenuta nella sua infanzia, di un fondamentale senso di giustizia, e quindi di colpa, fa sì che tutta la sua vita sia pervasa da qualcosa di mitico, di rigido, di immodificabile (come in tutte le consacrazioni). Ha dovuto costruirselo da sé questo senso di giustizia (nelle strade della Maranella, negli istituti di educazione), e l'ha fatto male. (...)

Lui e Accattone sono la stessa persona. Accattone naturalmente è portato ad un altro livello, al livello estetico di un "grave estetismo di morte" come dice il mio amico Pietro Citati ma in realtà Franco Citti e Accattone si assomigliano come due gocce d'acqua. (...)

Franco Citti è uno di quegli uomini che devono combattere contro il serpente grande. La sua enorme carica vitale lo costringe ad una lotta incessante contro se stesso, a un tipo di vita eccezionale, speciale, fuori dalla norma - che io fra l'altro comprendo benissimo. È la lotta contro questa carica vitale che coloro che devono combattere contro una carica vitale piccolissima condannano. I signori che passano le loro serate davanti alla televisione a vedere gli ambigui sorrisi perbene delle presentatrici o la barba ricattatrice di Padre Mariano, sono coloro che combattono contro una carica vitale poco più grande di un vermiciattolo ed è quindi per loro facile condannare chi perde ore e ore del suo giorno e della sua notte a combattere contro la dolce violenza della tentazione».

(da Diario al registratore, a cura di Carlo Di Carlo, maggio 1962)

nel caso fossi stato io a scrivere a Pasolini avrei tralasciato il resto, in fondo l'ho lasciato, e al testo avrei aggiunto: nel tuo "segreto" hai costruito quel senso di giustizia che fa capo a quel "segreto" : e nel caso leggessi mi puoi dire perchè avete portato il sign Tempo in psichiatria?

Pasolini:- non c'era spazio a sufficienza nella tua stanza Margo'

Margo':- grazie per l'elegante premura, PP.

Ovvio che Pasolini parla qui del Franco Citti del 1962 ... indubbiamente identico ad Accattone anche se senza il "grave estetismo di morte" ... e che la persona Franco Citti successiva, grazie anche all'attività artistica e financo - orrore ! - a suo modo"intellettuale", sia stata certamente persona assai diversa da Accattone ... ma credo che la sua lotta contro il "grande serpente" ci sia stata più o meno fino all'ultimo respiro di vita ....

Credo che Citti rappresenti al meglio, anche di faccia, quel meraviglioso "lumpenproletariat" romano, protagonista della Resistenza ai nazi ... è di domani l'anniversario dell'uccisione di Giuseppe Albano, il "gobbo del Quarticciolo" ... e poi delle lotte sociali dei decenni successivi ... a Roma la mitica classe operaia non è mai praticamente esistita ...

"Lumpenproletariat" che certamente, anche grazie a quelle esperienze di lotta collettiva, anche all'interno delle carceri, nei decenni è "cresciuto", sia in termini di elevazione sociale sia in termini di alfabetizzazione ed acculturazione, ma che la lotta quotidiana col "grande serpente" credo non ha mai smesso fino in fondo di combatterla nella vita quotidiana di tutti i giorni ...

E comunque credo che oggi anche Accattone sia tornato, portandosi dietro pure l' "estetismo di morte", all'interno del fenomeno migratorio .... allora Accattone era l'immigrato meridionale ... a Roma era Accattone o il Gobbo, a Milano o Torino era Rocco di "Rocco e i suoi fratelli" .... oggi è il migrante che arriva da altre terre martoriate del mondo ....

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