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Dossier. Fuori dall'Unione Europea, uscire dall'euro ...

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Dossier. Fuori dall'Unione Europea, uscire dall'euro, creare l'alternativa

In questi mesi, le pagine di Contropiano hanno ospitato un ampio e documentato dibattito sulle opzioni che possano riapire una prospettiva alternativa al quadro esistente. Alla vigilia del forum internazionale che a Roma sabato e domenica discuterà intorno alla proposta di uscita dall'Unione Europea come snodo decisivo per una politica di cambiamento, riportiamo una selezione di alcuni degli interventi e dei documenti ospitati sul nostro giornale. Un invito alla buona lettura che non esime dall'invito a partecipare al forum di sabato 30 e domenica 1 dicembre. Discutere, confrontarsi, approfondire e poi passare all’azione vale sempre la pena.

Uscire dall’euro costruendo Alias (Luciano Vasapollo, Joaquin Arriola)

www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/15857

Dentro l’Europa ma fuori dall’Unione Europea. Una alternativa (Rete dei Comunisti)

www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/11963-dentro-leuropa-ma-fuori-dallunione-europea-una-alternativa

Il falso dilemma dell’euro (Bruno Amoroso)

www.contropiano.org/articoli/item/19507

Euro. Si può uscire a sinistra (Mimmo Porcaro - Ross@)

www.contropiano.org/articoli/item/20190

Abbattere le rassegnazione. Uscire dall’Unione Europea (Luigi Marinelli)

www.contropiano.org/articoli/item/20265

Uscire dall’euro (un appello dalla Spagna)

www.contropiano.org/news-politica/item/16639

Uscire dall’euro. “Il Prc faccia sua questa posizione” (Francesco Piobbichi, Ugo Boghetta)

www.contropiano.org/articoli/item/19707

Opzioni per una alternativa alla crisi. Qui ed ora! (Sergio Cararo)

www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/12964

Non solo Pigs ma una alternativa a livello europeo (Francesco Tirro)

www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/12060

Ambiguità ideologiche sui concetti di nazione ed internazionalismo (Massimiliano Piccolo)

www.contropiano.org/articoli/item/20433

Un referendum contro i diktat dell'Unione Europea? Si può fare (Franco Russo - Ross@))

www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/3905-un-referendum-contro-i-diktat-dell

Fuori dall’Euro, rompere con l’Unione Europea? Adesso si fa sul serio

La rottura con l'Unione Europea e la fuoriuscita dall'eurozona per costituire una area economica e monetaria alternativa euromediterranea, sono stati i temi al centro del forum internazionale di due giorni organizzato a Roma dalla Rete dei Comunisti.

Emblematica ma non sorprendente appare la coincidenza con l'entrata nell'agenda politica del paese di questi temi sia per alcune delle affermazioni di Beppe Grillo nel V-Day genovese, sia perchè accedendendo la televisione si assiste a molti talk show che discutono (poco e male, a nostro avviso) sulle questioni poste al centro della proposta e del dibattito avanzate dalla RdC. La realtà del resto è quella che fa la differenza tra i fatti e le opinioni. La discussione sulla rottura dell'apparato politico ed economico dell'Unione e dei suoi trattati che attraverso l'austerity stanno massacrando intere società, non è più un problema di punti di vista o una disquisizione accademica ma un terreno di aperta battaglia politica e di opzioni di classe antagoniste tra loro.

Una ulteriore curiosità e una coincidenza interessanti è che questa mattina, tre dei relatori al forum della Rete dei Comunisti (Luciano Vasapollo, l'economista spagnolo Joaquin Arriola e il docente della Middlesex university Francisco Dominguez), invitati dai lavoratori, terranno una conferenza su tali questioni proprio nel "ventre della bestia" ossia al Ministero dell'Economia e Finanze in via XX Settembre. Il luogo nel quale i diktat della troika europea vengono sistematizzati e trasformati in misure che governo e parlamento sono chiamati a ratificare.

A breve sulle pagine di Contropiano avremo modo di resocontare in modo più approfondito la discussione nei due giorni del forum tenutosi a Roma sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre. Qui di seguito un primo resoconto dei lavori della due giorni romana.

I lavori come previsto sono stati aperti da due relazioni introduttive dei compagni della RdC: la prima di Mauro Casadio, la seconda di Luciano Vasapollo. Più attenta alle questioni storiche e politiche – vedi l’analisi anticipatrice sulla tendenza alla costruzione del polo imperialista europeo - la prima, più nel merito degli aspetti economici e programmatici della proposta di una nuova moneta e di un’area alternativa euromediterranea la seconda.

Subito dopo sono iniziati gli interventi dei relatori provenienti da altri paesi. Molto dettagliato l'intervento di Joaquin Arriola (Università di Bilbao) sulle conseguenze negative della moneta unica e coinvolgente come sempre quello di Francisco Dominguez (Londra) che ha ricostruito i risultati positivi dell'Alba (l'area di integrazione latinoamericana) in confronto sia alle devastazioni sociali dei decenni liberisti in America Latina, sia rispetto a quanto sta accadendo adesso nei paesi Pigs europei che ricalca quel modello.

Sono poi intervenuti Andrea Ricci (economista, università di Urbino) che condivide molti degli aspetti della proposta avanzata dalla RdC segnando però diversi aggiustamenti e suggerimenti su alcuni aspetti della stessa. Sulla stessa lunghezza d'onda Giorgio Cremaschi (Ross@) che ha fatto un intervento di spessore sintonizzandosi sugli aspetti politici delle questioni poste. La ripresa pomeridiana dei lavori è stata aperta dalla relazione di Joan Tafalla (Espai Marx di Barcellona), con un intervento di livello, soprattutto per quanto attiene ai problemi dello "Stato integrale" indicato da Gramsci e di come questo attenga oggi alla dimensione europea, e sulla questione di un blocco storico europeo capace di rompere, gestire la rottura della Ue e di avviare una fuoriuscita con segno progressista piuttosto che reazionario.

Interessantissimi gli interventi dei due compagni greci: Yannis Tolios (università di Atene e membro della corrente di sinistra del Synaspismòs, il partito più grande dentro Syriza) ed Errikos Finalis (responsabile esteri del Koe, Organizzazione Comunista di Grecia, anch'essi parte della coalizione Syriza). “La proposta in discussione qui in Italia serve anche a noi in Grecia” hanno affernato seppur con accentuazioni diverse. Gli interventi di Andrea Catone (associazione e rivista Marx XXI) e Giorgio Gattei si sono concentrati più sulla situazione italiana il primo, più sulla genesi delle ambizioni della Germania nel suo spazio vitale europeo il secondo. Il compagno basco Lekue di Sortu (il nuovo partito della sinistra indipendentista in Euskadi) ha dimostrato grande interesse per le connessioni tra le questioni poste nel forum sull’uscita dalla Ue e dall’Eurozona con le questioni dell’indipendenza delle “nazioni senza stato” in Europa.

Il giorno successivo il forum, nonostante ci fossero solo relatori italiani, non ha abbassato affatto il livello della discussione, al contrario il dibattito e l’analisi si sono incrociati con efficacia anche con le necessità dell’agenda politica.

I lavori sono stati introdotti dalla relazione di Sergio Cararo (Rete dei Comunisti) che ha affrontato anche gli aspetti dell’azione politica e sociale sulla proposta di rottura e fuoriuscita dall’Unione Europea e dall’Eurozona, una proposta che - nel caso di Ross@ - deve tenere conto anche di altre posizioni presenti nel movimento anticapitalista. Nel merito è intervenuto Guido Lutrario della Usb (visibilmente soddisfatto del risultato alle elezioni della Rsu all’Ilva di Taranto) che ha riconosciuto il “fascino” della proposta avanzata ma anche l’impegno che questa richiede – in positivo – anche sul piano dell’azione sindacale e dei movimenti sociali.

Un intervento di spessore quello di Franco Russo, in modo particolare sul ruolo e le condizioni di quella che viene definita come l’aristocrazia operaia tedesca e nel nucleo centrale dell’Unione Europea. Francesco Piccioni (Ross@) ha sottolineato con spunti di valore la crescente contraddizione tra capitalismo e democrazia, una contraddizione che dentro il processo di integrazione e gerarchizzazione europea sta diventando dirompente in diversi punti. Franco Turigliatto (Sinistra Anticapitalista) ha precisato i punti di convergenza e divergenza con la proposta della RdC riconoscendo però che la discussione apertasi ha un valore strategico e non solo della politica del giorno per giorno e ciò lo rende di estremo interesse. Giovanni Bacciardi (Officine Putilov) non ha rinunciato al suo ruolo di “spirito critico” nella discussione che in molti conoscono e apprezzano, in particolare sui problemi della transizione che Bacciardi non vede come tappa intermedia del processo di cambiamento, che dovrebbe darsi solo come rottura tra capitalismo e socialismo.

Di grande interesse l’intervento di Federico Dettori (coord. giovani della RdC) che ha illustrato la campagna “Noi restiamo” avviata nelle università sia contro il dualismo formativo tra paesi centrali della Ue e paesi periferici (a tutto danno di questi ultimi) avviato con il protocollo di Bologna, sia per impedire la fuga dei cervelli, delle nuove generazioni e delle loro capacità verso il nucleo centrale del polo imperialista europeo. Una spoliazione di risorse umane e intellettuali che la classe dominante sta perseguendo scientificamente impoverendo i Pigs anche su questo aspetto.

Le conclusioni sono state tirate da Marco Santopadre (Rete dei Comunisti) che ha sottolineato gli spunti positivi e i suggerimenti espressisi intorno alla proposta politica della RdC e che quindi consentiranno di perfezionarla e di rettificare il tiro su alcune questioni. Ha poi letto un documento/appello finale sul quale nelle prossime settimane si raccoglieranno le adesioni e si avvieranno confronti simili a quelli di Roma anche negli altri paesi, Spagna e Grecia per ora ma anche Germania, Repubblica Ceca, Portogallo dove diversi compagni hanno mostrato interesse per il forum pur non potendo partecipare.

Ma
ssimiliano Piccolo ha poi annunciato che gli interventi e le relazioni del forum verranno pubblicati nel prossimo numero della rivista Contropiano come numero dedicato proprio al dibattito sulla rottura dell'Unione Europea e le alternative possibili.

In conclusione, non sappiamo se Beppe Grillo abbia in qualche modo "copiato e incollato", per i suoi discorsi, alcuni dei temi sollevati nel forum di Roma. Un dato è certo: questo terreno di scontro o lo impugna la sinistra di classe oppure le uniche opzioni di rottura negli anelli deboli della catena imperialista verranno gestiti male (Grillo) o peggio (la destra più reazionaria).

2 Dicembre 2013

Alessandro Avvisato

http://www.contropiano.org/politica/item/20677-fuori-dall-euro-rompere-con-l-unione-europea-adesso-si-fa-sul-serio

“Da quanto tempo è che vediamo ministri dall’espressione triste e contrita andare in tv per giustificare sacrifici che altri devono fare? Intanto la crisi diventa sempre più insopportabile e grave. E nonostante siano stati sollecitati più volte a confrontarsi con i lavoratori i ministri competenti si sono ben guardati dal farlo. Affermano che la spesa pubblica è troppo alta e va abbattuta, ma ad essere tagliata è solo la spesa sociale, mentre miliardi di euro vanno alle spese militari, alle banche, alle imprese sotto varie forme”.

L’ennesima sollecitazione critica nei confronti del ministro dell'Economia e delle Finanze Saccomanni e del suo vice Fassina è venuta questa mattina da un’assemblea organizzata dal sindacato Usb e dal centro studi Cestes proprio in una sala del dicastero di Via XX Settembre. “Siamo qui con alcuni intellettuali militanti che da sempre allo studio e alla ricerca scientifica affiancano la loro internità ai conflitti e ai movimenti” ha detto Luciano Vasapollo, docente di Analisi Dati di Economia Applicata alla «Sapienza» di Roma e direttore del Centro Studi del sindacato di base. La proposta di rottura con l’Unione Europea contenuta nel libro ‘Il risveglio dei maiali’ è diventata in pochi anni un manifesto politico e sindacale che si sta diffondendo in numerosi paesi europei, anche grazie alla ripubblicazione e alla traduzione in altre lingue. “L’approfondimento e l’aggravamento della crisi ci spingono a cercare soluzioni alternative di tipo radicale ma realizzabili, fattibili. E’ ormai evidente che le varie proposte di riforma e di democratizzazione dell’Unione Europea non hanno nessuna possibilità di essere realizzate e sono quindi puramente propagandistiche e irrealistiche. Per questo occorre costruire le condizioni per uscire dall’Unione Europea e dall’eurozona e dar vita ad un altro processo di integrazione solidale e compensativa tra i paesi che l’integrazione a guida tedesca sta letteralmente stritolando” ha spiegato Vasapollo durante il suo intervento e rispondendo alle domande di studenti e lavoratori.

Prima di lui Fabrizio Tomaselli, membro dell’esecutivo nazionale dell’Usb, aveva riaffermato la necessità di imporre nell’agenda del paese non solo il conflitto e la lotta sui posti di lavoro e nella società ma di legare la vertenzialità diffusa che pure esiste ad una progettualità alta, di tipo strategico globale. Perché, ha denunciato Tomaselli, è proprio la ‘politica’ a mancare in questo paese, dove dominano incontrastate le necessità dell’economia. “Non serve solo chiedere dieci euro in più in busta paga quando poi tagli e controriforme abbattono il salario indiretto e i servizi del 50%. Quindi anche una forza sindacale come la nostra deve sforzarsi di proporre alternative di tipo globale che sono tra l’altro già all’ordine del giorno all’interno dell’iniziativa e del dibattito della Federazione Sindacale Mondiale – alla quale l’Usb aderisce – per imporre una via d’uscita alternativa ai diktat della troika, come quel fiscal compact che obbliga l’Italia al pagamento nei prossimi 20 anni di circa 50 miliardi di euro ogni anno che uccidono ogni possibilità per lo stato di intervenire a favore del lavoro, dei servizi e del welfare”. “Soprattutto – ha spiegato Tomaselli – occorre smentire il terrorismo mediatico e politico e anche quei luoghi comuni che si scatenano contro chi come noi afferma che è possibile rompere con l’UE e con l’Eurozona. A chi ci dice che le conseguenze di questa rottura sarebbero catastrofiche rispondiamo: non sta portando la vostra gestione antipopolare della crisi a una devastazione sociale ed economica dei nostri paesi senza precedenti? Nonostante le vostre ricette la crisi non sta peggiorando invece di risolversi?”. “L’alternativa va costruita con l’organizzazione sindacale e popolare e con il conflitto, non solo teorizzata” ha ribadito il dirigente dell’Usb.

Che rompere con un processo aggressivo e devastante di integrazione come quello portato avanti dall’UE sia possibile farlo lo ha spiegato il docente della Middlesex University di Londra – ma originario del Cile – Francisco Dominguez. Che scherzando con lo slogan che ha reso famoso Obama – Yes, we can (Si, possiamo) – ha ricordato che alcuni paesi dell’Europa vivono oggi sulla propria pelle processi, seppure in forme e ritmi diversi, di devastazione economica e di impoverimento che l’America Latina ha conosciuto dagli anni ’70. Da quando cioè il colpo di stato militare fascista guidato da Augusto Pinochet ha imposto in Cile, nel 1973, una dittatura sanguinaria che tra le altre cose ha implementato con la forza e la sopraffazione i dogmi del neoliberismo. “Hanno privatizzato tutto ciò che si poteva, hanno creato deliberatamente la disoccupazione di massa, hanno eliminato i sindacati e soppresso la democrazia, hanno tagliato salari e pensioni, hanno ridotto quasi del tutto la sovranità nazionale, prima in Cile e poi in tutta l’America Latina” ha ricordato Dominguez. Che dati alla mano ha ricordato come all’inizio degli anni ’90 in tutto il subcontinente regnassero la povertà, la disoccupazione, la miseria. Una situazione gravissima che però in pochissimi anni la rottura di alcuni popoli e alcuni paesi con il meccanismo di dominazione economica e imperiale da parte degli Stati Uniti ha completamente cambiato. La creazione dell’Alba - Alternativa Bolivariana dei Popoli dell’America Latina e dei Caraibi – affiancata ad un forte intervento nello stato nell’economia ha permesso in pochi anni di sradicare l’analfabetismo da alcuni paesi, di ridurre enormemente povertà e disoccupazione e di cominciare a far crescere l’economia a ritmi sostenuti.

“Il mito neoliberista secondo il quale l’intervento dello Stato in economia rappresenta uno ‘spreco’ di risorse e impedisce la crescita economica si è rivelato nella pratica una falsità” ha commentato Joaquin Arriola, economista e docente all’Università del Pais Vasco, secondo il quale le proposte riformiste di cui si fanno promotori i partiti di centrosinistra e i sindacati concertativi dell’Unione Europea sono ingannevoli e inattuabili, perché completamente incompatibili con gli interessi e gli obiettivi delle classi dirigenti della Germania e degli altri paesi del nucleo dominante dell’UE che stanno sfruttando la crisi economica per ridurre i diritti democratici e dei lavoratori e per rafforzarsi. “E’ utopistico pensare che la frazione dominante del capitale europeo faccia semplicemente harakiri accettando la realizzazione delle ipotesi riformiste. Ma proporre la rottura con l’architrave istituzionale e la divisione del lavoro instaurata dal capitale in Europa non è affatto utopistico. Un programma di rottura con l’Unione Monetaria che impoverisce la maggioranza della popolazione e facilita la centralizzazione del capitale e l’arricchimento di una minoranza non è tecnicamente più complicato rispetto alle proposte di semplice riforma e democratizzazione”. Il ricatto della troika sui paesi della periferia europea, in particolare i Piigs – Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna – prende a pretesto il pagamento del debito estero dei vari paesi, definito pubblico quando in realtà si tratta in buona parte di debito privato o contratto dai governi per salvare banche o istituti finanziari. Secondo Arriola “è la stessa creazione dell’Euro ad aver contribuito all’esplodere della crisi economica globale, perché la moneta unica si può considerare una ‘moneta spazzatura’ che ha nascosto il rischio reale di indebitamente dei paesi dell’eurozona rispetto ai loro stessi mercati”.

Che dopo esser stati al centro di una conferenza internazionale nel fine settimana, temi così importanti e fondamentali per il futuro del nostro paese siano stati dibattuti anche nel ‘cuore della bestia’, cioè a pochi passi dalle stanze dove i responsabili del governo Monti prima e di quello Letta poi continuano
a implementare politiche antipopolari e suicide, ci sembra di non poca importanza.

2 Dicembre 2013

Marco Santopadre

http://www.contropiano.org/politica/item/20691-rompere-con-l-ue-un-grido-nel-cuore-della-bestia

In tutte le proposte elencate qui sopra, mi sembra che si faccia confusione tra sistema monetario e sistema politico. Non è la stessa cosa uscire dall'Euro piuttosto che dall'Unione Europea, e questo dovrebbe essere espresso chiaramente.

Inoltre, tutte le proposte si centrano sulla rottura piuttosto che la riforma, di fatto cavalcando gli argomenti delle destre nazionaliste, anche estreme, contraddicendo la preoccupazione espressa alla fine dell'articolo di Avvisato.

Mi sembra che in nessuna proposta si metta in discussione la radice classista della UE e dell'Euro, almeno, non così chiaramente da articolare una proposta alternativa al modello economico vigente, che alla luce di questo dossier rimarrebbe intatto, con o senza Euro. Viene da pensare che il qualunquismo grillino stia prendendo piede anche in Europa, oppure questo convegno era un po' a senso unico...

Eppure proposte di riforma dell'UE in senso solidaristico e non mercantilistico, come pure di riforma della moneta unica, esistono. Anzi, rappresentano la maggioranza del piatto delle alternative. Se n'è parlato? O sono state escluse perchè etichettate come "socialdemocratiche"?

C'è un parallelo preoccupante in tutta la questione Euro si / Euro no: ricorda molto quello che successe 80-90 anni fa, quando il centro del problema era l'abbattimento del sistema Gold standard e l'appropriarsi della sua soluzione da parte del nazifascismo ed i suoi derivati.
Sappiamo com'è finita, vero?

Ammetto di avere anche io qualche perplessità su una certa sicumera della Rete dei Comunisti, ed anche di Ross@ di cui la RdC è parte integrante, in materia ...

Ed ho pubblicato queste cose, più che per personale convinzione, per far notare le fortissime analogie tra queste posizioni provenienti da un ambiente inequivocabilmente "de sinistra" e quelle espresse nelle stesse giornate da Grillo a Genova ... poco mi interessa poi chi abbia "copiato" da chi ... polemica amena ed inutile .... di fatto dicono le stesse cose e fanno le stesse identiche proposte .... per cui o Grillo è pure lui, almeno su certi temi dirimenti e strutturali, "de sinistra" anche se non vuole dirlo apertamente .... oppure la Rete dei Comunisti e Ross@ sono "de destra" .... chiaramente mi sembra più probabile la prima che ho detto ....

Pero, perplessità di cui dicevo a parte, anche io ho forti dubbi sul fatto che questo tipo di Europa sia riformabile ....

E pur considerandomi "cittadino del mondo" ed estraneo ad ogni nazionalismo e ad ogni concetto di "patria", piccola o grande che sia .... credo che un recupero di "sovranità" sia del tutto necessario ed imprescindibile per poter cambiare qualcosa .... ovviamente parlo di "sovranità" dei popoli e dei cittadini ... non certo di nostalgie, tipiche di certa destra fascistoide, per lo "stato nazione" autoritario ....

E pur considerandomi "cittadino del mondo" ed estraneo ad ogni nazionalismo e ad ogni concetto di "patria", piccola o grande che sia .... credo che un recupero di "sovranità" sia del tutto necessario ed imprescindibile per poter cambiare qualcosa ....

Sono d'accordo con te, radisol. Ma il succo del problema rimane il seguente: chi governa e gestisce la "sovranità", una volta che questa è riconquistata? Qui casca l'asino di convegni come questo. E nessuno è ancora riuscito a spiegarmi PERCHE' diavolo questa Europa non sia riformabile, ma solo abbattibile. (almeno, in Italia. Io che viaggio molto ho già sentito campane diverse, mentre da noi sembra che non ci siano alternative alla distruzione della UE e dell'Euro)

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