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Falsi Storici

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Falsi storici: Il grande imbroglio di Costantino

di Errico Buonanno

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Quanto del mondo reale è frutto di complete invenzioni e fatti mai avvenuti? Il potere oscuro della fantasia, dalla «Donazione di Roma» ai «Protocolli dei Savi di Sion»
Johann Valentin Andreä un teologo tedesco del `600, inventò l'«antico» movimento esoterico dei Rosacroce come soggetto di un'opera letteraria, ma nei secoli successivi esso divenne una realtà concreta che contribuì allo sviluppo della massoneria nel mondo e alla nascita di un'altra fortunata «invenzione» letteraria, il romanticismo.

Vinti i Franchi e gli Alamanni, valicate le Alpi dalla Gallia, giunto a Roma e sconfitto il nemico Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, Flavio Valerio Costantino, finalmente imperatore, decise nel 313 all'improvviso di donare i territori appena conquistati a papa Silvestro, gettando le basi di quel potere temporale della Chiesa che sarebbe durato per oltre millecinquecento anni e pensando già, forse, di ritirarsi con tutto il senato in quel di Bisanzio. Poco importa, ora, se tutto questo non è mai avvenuto. La Donazione di Costantino, pervenutaci in una versione greca e una latina - un banalissimo falso confezionato ad arte in epoca carolingia e smascherato da Lorenzo Valla - riuscì comunque per quasi un millennio a giustificare i possedimenti terreni dei pontefici, ad attirare le ire di Dante davanti ai dannati simoniaci e ad impedire in tutta Europa la formazione di un impero formalmente laico e indipendente fino almeno alla riforma protestante. Per quanto riguardava invece il lato giuridico, si ricorse a un altro testo-fantoccio, oggi forse meno noto, le Decretales Isidorianae, probabilmente l'apocrifo più diffuso durante tutto il medioevo. Poco importa, dicevamo. Ci sono casi in cui anche il falso, l'invenzione, l'inesistente, riescono ad incidere concretamente sul reale. Il falso da idea si fa Storia, smuove eserciti, influisce sul corso dell'arte e della filosofia. La Donazione di Costantino non avvenne mai, ciononostante plasmò la Divina Commedia e le tesi di Martin Lutero, affrontò Carlo d'Asburgo e Garibaldi, mise in moto gli infiniti eventi che, nel bene e nel male, ci hanno consegnato l'Occidente che oggi abbiamo a disposizione.

Si può parlare ancora, in questo caso, di finzione? O non sarà forse che l'immaginazione - anche quando è usata nel modo più fazioso - può a volte avere il valore di un fatto pesante quanto un altro, che il pensiero abbia il valore di un qualunque avvenimento? L'immenso lavoro che richiederebbe il resoconto delle migliaia di truffe «su vasta scala» dell'umanità coinciderebbe così molto spesso con le vere vicende del mondo. Questa Storia parallela, questa Storia d'invenzione - ma non irreale - è stata anche il motore della Storia pratica, così come, prima o poi, capita che le fantasie, o i nostri incubi, ci portino alle scelte della nostra vita.

Nel 1616 il teologo tedesco Johann Valentin Andreä diede alle stampe un'opera dal carattere esoterico, le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreuz, quasi un'estensione di altri due scritti anonimi usciti nel `14, la Confessio e la Fama Rosae Crucis, tutti capaci di destare una vivissima curiosità tra il pubblico. Rosenkreuz, o Rosacroce, così si leggeva, era stato iniziato nel `400 ai più arcani segreti della natura da alcuni saggi orientali e, prima della morte prematura e prima di riuscire a raggiungere Gerusalemme ricollegandosi alla tradizione dei Templari, aveva progettato una radicale riforma della società secondo le dottrine misteriche. I suoi seguaci, tuttavia, erano ancora attivi tra l'Europa e la Palestina e nei loro libri era svelata ogni verità dell'universo. Andreä aveva naturalmente inventato di sana pianta questa comunità - scrivendo di suo pugno anche i due pamphlet anonimi - ma ciò non impedì a moltissimi teosofi dilettanti di partire alla sua ricerca e, davanti alla mancanza di indizi, di formare addirittura nuove logge di Rosacroce ispirate ai tre falsi resoconti.

Cagliostro e la modernità liberale

Fu così che l'ordine rosacruciano, fantasia letteraria, iniziò a esistere davvero. Mesmer, Cagliostro e Saint-Germain ne furono entusiasti aderenti ed i suoi simboli, i suoi riti, il suo pensiero sarebbero di lì a poco entrati a far parte, più in generale, di quella Massoneria che, in maniera così estesa, avrebbe partecipato alla formazione della modernità liberale.

Eppure, paradossalmente, la vicenda è qui appena all'inizio: altri scambi tra realtà e finzione accompagneranno il corso storico ufficiale.

Siamo nella seconda metà del 1700. Il rosacruciano George Washington guidava la rivoluzione in America - come ancora ci ricorda il simbolo massonico della piramide impresso sulla banconota da un dollaro - mentre pochi anni dopo, nel vecchio continente, Mozart tesseva le lodi del Grande Architetto nel suo Flauto Magico. Contemporaneamente, il clima romantico iniziava ad affacciarsi in letteratura con il più clamoroso caso di falso della poesia occidentale, quei Canti di Ossian che, pubblicati in tre parti tra il `60 e il `63, il piccolo maestro di scuola James Macpherson spacciò per traduzioni dall'antico gaelico di antichissime poesie di un bardo scozzese. L'impatto di questi versi fu enorme, la passionalità primitiva - in realtà fresca di stampa - di questo sconosciuto «Omero del Nord» contagiò Goethe e il suo Werther, aprì le porte a tutta l'arte ottocentesca e soprattutto diede il via ad una serie innumerevole di altre «truffe artistiche»: due anni dopo il vescovo Thomas Percy inventava le ballate del suo Reliques of Ancient English Poetry - da cui poi prese spunto Coleridge per il suo Vecchio Marinaio - mentre il poeta diciottenne Chatterton cadeva in depressione per essere stato scoperto dalla critica quando tentava di passare le sue poesie per opere medievali di tal Thomas Rowley; finì per suicidarsi, imitando il più perfetto stile romantico. Ad ogni modo, è vero che nel 1776, a Ingolstadt, in Baviera, l'ex-gesuita Adam Weishaupt fondò col «nome di battaglia» di Spartaco una loggia dei Rosacroce che, come tutte le altre, aveva come principi la fratellanza universale e il cammino verso la luce della conoscenza. Ciò che non è vero, invece, è tutto quel che si può leggere ne Gli illuminati di Baviera, ovvero La Congiura dei sofisti. Dall'empietà all'anarchia, secondo volume di quella Storia del giacobinismo con cui l'abate Augustin Barruel tentò, a metà Ottocento, di screditare ogni vecchia teoria illuministica e rivoluzionaria.

Ricollegandosi ad altri celebri falsi - come i Monita Secreta, un presunto piano per la conquista del mondo da parte dei gesuiti, o l'apocrifo Testamento di Pietro il Grande, prova documentata dei progetti di dominazione planetaria della Russia, che fornì agli Inglesi il pretesto per più di una reazione bellica ma che in realtà era stato redatto da un patriota polacco - Barruel svelava al pubblico l'inesistente complotto «spartachista» per fondare in Germania uno stato anarco-comunista (anche se, in effetti, un tentativo del genere sarebbe stato davvero messo in atto settant'anni più tardi).

Teorie campate in aria

Queste teorie campate in aria, questo terzo passaggio dall'invenzione alla realtà per ritornare all'invenzione offre lo spunto per la più ignobile e famosa impostura della politica contemporanea. Ancora oggi, sul sito del New World Order (www.nwo.it) - lo stesso che presenta articoli secondo cui lo tsunami sarebbe stato l'effetto di un esperimento nucleare di Israele e Stati uniti o per cui i Pokémon sarebbero un complotto giudaico-massonico «per far diventare atei o ebrei i nostri figli» - si può leggere, certamente in buona fede, che intorno al 1770 Weishaupt redasse l'ennesimo progetto di assoggettamento dell'umanità, Il Nuovo Testamento di Satana, dopo aver stretto contat
ti più o meno diretti con il gruppo ebraico dei Savi di Sion. Le notizie su quest'ultima conventicola non appaiono in realtà in nessun luogo prima del 1902, data in cui un giornalista russo ne fece cenno, e soprattutto a partire dal 1903, quando KruÜevan, il feroce antisemita che pochi mesi prima aveva istigato il pogrom di Kishinëv, pubblicò a puntate sul suo giornale di estrema destra, lo Znamja, il Programma della conquista del mondo da parte degli ebrei, ovvero i Protocolli delle sedute dell'«alleanza mondiale dei frammassoni e dei savi di Sion».

Una testimonianza del consigliere Stepanov - solo nel 1927 - raccontava di come una misteriosa dama avesse trovato il testo originale, poi stranamente scomparso, nascosto in casa di un ebreo. In esso erano riportati gli interventi di una seduta segreta di alcuni capi israeliti in cui si diceva a chiare lettere che, fin dai tempi di Salomone, era in atto un complotto: gli ebrei si erano appositamente inseriti nella società europea per dominarla. Prestando il denaro, corrompendo le menti dei goijm, spargendo le teorie marxiste e darwiniane, si preparavano a passare al potere entro breve, e più precisamente nel momento in cui sarebbero ritornati a Gerusalemme (pensiamo al mitico Rosacroce e, soprattutto, a Herzl che, proprio in quegli anni, era riuscito a dare concretezza al grande sogno del movimento sionista).

Come è tornato recentemente a dimostrare Cesare G. De Michelis (ne Il manoscritto inesistente, Marsilio), i celebri Protocolli dei Savi di Sion sono certamente un falso, con tutta probabilità redatto a Parigi tra il 1897 e il 1898 dalla polizia segreta zarista. Ciò non impedì tuttavia la loro immensa diffusione in tutto il mondo, le innumerevoli traduzioni, la deleteria influenza sull'antisemitismo di stato e la shoa e addirittura, in maniera inquietante, il loro rispuntare oggi negli ambienti dell'islam integralista e del neo-nazismo. Tutte, tutte queste imposture hanno contribuito concretamente all'invenzione della realtà. Un falso ci ha donato le lotte tra papato e impero, la rivoluzione americana e quella francese. Un falso ci ha dato il romanticismo e una decina di guerre. I Savi di Sion non esistettero, ma la brutalità e l'orrore a cui portarono le loro dichiarazioni imposero alle Nazioni unite la necessità di far tornare davvero gli ebrei presso Gerusalemme. Ciò avvenne proprio negli anni in cui in cui il rosacruciano Borges dava alle stampe una raccolta di recensioni di libri inesistenti con il titolo Finzioni, e in questo modo dimostrava che, come fa il Dio della cabala, l'invenzione, quando diviene parola, ha già il potere di creare un mondo.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/03-Marzo-2005/art118.html

Libero arbitrio contro il potere

di Pino Bertelli

È uscito, negli Oscar Mondadori, un libro singolare, Gli illuminati di Baviera. Una setta massonica del Settecento tra congiura e mistero, dell'abate Augustin Barruel. È la ristampa anastatica del secondo volume della «Storia del giacobinismo» (un testo molto citato quanto poco letto), pubblicato nel 1852. Il titolo interno è «Congiura dei sofisti. Dall'empietà all'anarchia». Il lavoro di Barruel tratta della nascita di una società segreta nella Baviera di fine Settecento, che aveva come fine quello di provocare rivolte e rivoluzioni contro ogni forma di potere e dare vita ad una società anarco-comunista che si richiamava all'Età dell'oro prefigurata dai grandi poeti dell'utopia (Eraclito, Platone, Moro...). Il pensiero ardito dell'abate non risparmia giudizi né li teme. Polemista feroce, contrarissimo alla «filosofia dei lumi», lavora su documenti di prima mano e procura continue abrasioni morali, etiche, ereticali ai codici politici e culturali del suo tempo. Disvela situazioni «sporche» che si dipanano tra Vaticano, sette segrete, poeti e artisti coinvolti in complotti eversivi. Scrive che, a differenza delle altre logge massoniche, gli Illuminati di Baviera accettavano nelle loro fila framassoni atei, materialisti, gente del libero spirito e traccia una linea di continuità storica fra i Templari, i Catari, i massoni giacobini e tutta una catenaria ereticale che aveva come fine la distruzione non solo del cristianesimo gerarchico ma anche e soprattutto di ogni forma di autoritarismo.
Barruel approfondisce la figura del «fondatore» degli Illuminati di Baviera, Adam Weishaupt, conosciuto dalle polizie di tutta Europa come Spartaco. Fu lui che nel 1776 fondò a Inglostadt, nella cattolica Baviera, una delle prime logge dei Rosacroce (l'ordine segreto degli Illuminati di Baviera). L'organizzazione degli Illuminati di Baviera era complessa (ripresa dall'ordine dei gesuiti). I capi restavano ignoti agli affiliati e ogni grado inferiore non conosceva quelli superiori. L'identità del Gran Maestro non era mai rivelata e i programmi erano conosciuti soltanto dai gradi alti della setta. Il «sogno» comune era di aiutare l'uomo a uscire dall'infelicità, dalla paura e dalla soggezione nella quale era tenuto dai potentati del tempo. Ciò che desideravano senza fine, non era solo la fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ma una rivoluzione basata sul libero arbitrio, e una società fondata sulla libertà dell'eguaglianza.
Il libro si compone di XVIII capitoli e, dopo una lunga dissertazione sugli Illuminati, le loro opere, il loro codice, i gradi preparatori, i cavalieri scozzesi dell'Illuminismo, le classi e i misteri, principi, maghi e uomini-re... l'abate passa con grande naturalezza a riflettere sui Principi illuminati e sul governo dell'Ordine. Non ci sono governi buoni né preti utili alla causa di Dio, sembra dire.
Barruel incolpa gli Illuministi di Baviera di tutte le rivolte, le rivoluzioni, le sovversioni a venire (dalla nascita dell' Illuminismo alla Rivoluzione francese) nell'Europa bigotta e prostrata alle corone e ai governanti... Ma tra le pieghe del discorso, traspare la simpatia del gesuita per le ondate eversive generazionali (meno, forse, per i valori dell'ordine costituito). Insomma, un libro iconoclasta e radicale, che vale la fatica (l'avventura) di una non proprio semplice lettura.

note:

(1) Gli illuminati di Baviera. Una setta massonica del Settecento tra congiura e mistero, di Augustin Barruel, Mondadori 2004, 8,40 euro.

Giusto un appunto : I Protcolli di Zion li ho letti e mi sembrano verosimilmente molto attuali nella logica di conquistare il potere finanziario ed in seguito quello politico - informativo - culturale.Che poi sia falso che erano il programma della prima ruinione del movimento Zionista beh non ne' inficia la verosomiglianza con quanto accade dalla dichiarazione di Balfourt 8)

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