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L’Economist: “Uscire dall’euro sarebbe l’errore peggiore”

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Il settimanale londinese, non certo un campione di euro-entusiasmo, mette tuttavia in guardia quanti in queste ore invitano a mollare la moneta unica europea
Secondo l’Economist i mercati obbligazionari non sembrano aver apprezzato più di tanto il piano di salvataggio da 85 miliardi dell’Irlanda operato dall’Ue e dal Fmi. Gli spread sono aumentati, così come i rendimenti sulle obbligazioni, e non solo sui Titoli di Stato irlandesi ma anche su quelli del Portogallo, della Spagna, dell’Italia e anche Belgio. Tanto, che in molti già si chiedo se L’euro sia caduto? E non solo. Che dire, si chiede il settimanale economico, dei voti solenni dal leader dell’Unione europea sulla impossibilità che questo accada?

NON FATELO! - L’Economist prova a ribaltare il punto di vista e si chiede cosa succederebbe, nelle attuali condizioni economiche, se quegli stessi stati più in difficoltà, tra cui il nostro, ascoltando certe sirene populiste che vogliono che tutti mali siano colpa della moneta unica, anziché dell’incapacità delle politiche economiche degli stessi, avessero le loro singole monete nazionali? Un discorso giusto. Pensiamo al nostro paese e al nostro governo. Ci sarebbero rincorse, specie negli ultimi due anni, più svalutazioni “competitive”, magari nel tentativo di sostenere e rendere competitivo l’export delle nostre merci. Questo, con ogni probabilità, visto la crisi che attanaglia a livello globale anche i nostri principali importatori, avrebbe prodotto benefici molto inferiori rispetto alle aspettative e non solo, ci sarebbe stata una repentina spirale inflattiva che, con ogni probabilità, avrebbe ulteriormente abbassato il potere d’acquisto delle famiglie italiane e ridotto ulteriormente il già asfittico mercato interno. Stesso discorso, magari con proporzioni diverse, varrebbe per le altre economie periferiche del continente. Proprio per questo, il titolo dell’Economist è davvero eloquente “Don’t do it” ossia Non fatelo.

NERVI SALDI – Secondo l’Economist questa ipotesi (la fine dell’Euro) non gioverebbe nemmeno ai paesi forti come la Germania, questo nostante anche nel gigante economico d’Europa qualcuno già fa sapere che la partecipazione della Germania nel pacchetto di salvataggio sia il prezzo pagato da quella nazione per uscire dall’Euro. Anche lì c’è nostalgia del Marco forte di un tempo. L’Economist si sofferma poi sugli aspetti tecnici, come il dover ristampare “fisicamente” nuova (vecchia) cartamoneta, operazione che avrebbe un costo non indifferente, convertire le riserve e, anche, la stessa popolazione, che contrariamente a quello che si può immaginare non troverebbe il prezzo delle merci a quelle lasciate – con i vecchi conii – nel 2001, ma li troverebbe “espansi” dall’inflazione e il potere d’acquisto eroso. In sostanza, quindi, nessun vantaggio.

ALLORA CHE FARE? - Per l’Economist bisogna approfittare di queste difficoltà. Mettendo in ordine i conti pubblici, tagliando la Spesa pubblica, riducendo l’intervento dello Stato nell’economia. Una ricetta dal chiaro sapore liberista, come nello stampo del giornale inglese, che però dice anche un’evidente verità. I conti pubblici, in particolare il deficit ed il debito, sono fardelli che rischiano di gravare sulle generazioni future in modo ancora più pesante di oggi. Anche perché niente e nessuno potrà garantirci quando l’economia del continente tornerà di nuovo in fase espansiva. Quindi più che guardare all’Euro, molti farebbero bene a guardare più alle politiche economiche e finanziarie sostenute dai vari governi da quando esiste la moneta unica. “Rompere con l’euro non è impensabile”, chiosa la “Bibbia della City” “solo molto costoso”. Costo che nessuno può pensare ragionevolmente di accollarsi, oggi.

Pietro Salvato

http://www.giornalettismo.com/archives/100738/leconomist-uscire-dalleuro/

scritto da un giornale di un paese che NON USA L'EURO è il massimo dell'ipocrisia, paese che, come quelli con l'euro ha proceduto e procede con tagli al sociale.
Questo l'Economist non lo spiega, come non spiega come questi tagli al sociale non influiscano sull'oggi dei giovani, come non influscono gli interessi su tal debito eh no quello se lo intascano le banche perciò non si può sindacare.

"I conti pubblici, in particolare il deficit ed il debito, sono fardelli che rischiano di gravare sulle generazioni future in modo ancora più pesante di oggi"

scritto da un giornale di un paese che NON USA L'EURO è il massimo dell'ipocrisia, paese che, come quelli con l'euro ha proceduto e procede con tagli al sociale.
Questo l'Economist non lo spiega, come non spiega come questi tagli al sociale non influiscano sull'oggi dei giovani, come non influscono gli interessi su tal debito eh no quello se lo intascano le banche perciò non si può sindacare.

"I conti pubblici, in particolare il deficit ed il debito, sono fardelli che rischiano di gravare sulle generazioni future in modo ancora più pesante di oggi"

quel paese non usa l'euro come dici tu perche storicamente e politcamente oltre che economicamente ha potuto permetterselo senza perderci troppo economicamente...l'inghilterra 100 anni fa aveva uno dei più grandi imperi del mondo...diversamente dall' Italia tanto per dirne una di leggera...
ma tuttavia aderisce alla CE, perche pure l'Inghilterra che ha anche sbocchi commerciali internazionali privilegiati, tipo Commonwealth o USA, è consapevole di trarre vantaggi economici ( a volte parassitari...) dalla partecipazione alla CE...

sull'oggi dei giovani influiscono moltissimo le pessime politiche economiche di governo degli ultimi dieci anni, che se fossero state accompagnate da un'altrettanto pessima politica con un'ipotetica e mitologica sovranità monetaria...i giovani li avrebbe messi in strada in mutande da un pezzo...almeno sti givani per ora sono ancora in casa loro o di papà e non girano in mutande per penurie economiche...e direi soprattutto grazie all'euro che ha difeso da parte sua il potere d'acquisto degli italiani diversamente da quanto ha fatto il governo del miracolo italiano ( e che bel miracolo si potrebbe dire...) o quello del fare...(chiacchere? festini a luci rosse ?)quello cioè che diceva fino a 3 mesi fa circa che la crisi economica non esisteva, e non ha prodotto alcun provvedimento economico degno di nota per contrastarla, magari perche era in altre faccende affaccendato come ci direbbero persino dagli USA ( che gli italioti più arguti non se ne sono ancora accorti...), o forse perche era troppo faticoso emanare detti provvedimenti...dispensandoci tuttavia il geniale scudo fiscale che ha favorito i grandi evasori fiscali che tanto sentivano il bisogno di favori dal governo del fare...complimenti, un vera genialata in periodo di crisi economica...

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=29426&highlight=euro

E' molto peggio del fatto che sia scritto da un giornale di un paese che non adotta l'euro.
L'Economist appartiene alle famiglie dei banchieri proprietari della Bce e dell'euro, che il potere di acquisto, sia stato preservato dall'euro, è una balla colossale dato che l'oro espresso in euro quota 4 volte il valore del 2000.

è molto peggio del fatto sia scritto da un giornale di un paese che non adotta l'euro,,,l'economist appartiene alla famiglie dei banchieri propietari della bce e dell'euro,che il poteredi acquisto, sia stato preservato dall'euro,è una balla colossale dato che l'oro espresso in euro quota 4 volte il valore del 2000.

c'è un problemino...la gente comune non mangia e acquista oro quotidianamente...mentre compra ad esempio carburante da petrolio...e siccome l'euro ha sempre avuto una buona quotazione sul dollaro...direi che la quotazione dell'oro incide ben poco sul benessere delle persone comuni...

la mia affermazione poi è relativa come tutti i valori in economia...se avessimo avuto la mitologica moneta sovrana come la lira l'oro sarebbe come minimo quotato 8 volte tanto, dato che notoriamente la lira era una moneta sovrana debole e sensibilisima a qualsiasi speculazione internazionale...quindi rispetto a ciò che io mi riferivo di balla non ce
n'è nessuna...se l'euro a perso nei confronti dell'oro...allora fammi un' esempio di moneta di un grande paese che ci ha guadagnato ...già che hai così tante informazioni...e magari
indica le fonti di informazione tu che hai una così puntuale conoscenza della proprietà dell' economist...magari è l'unico giornale al modo che ha proprietari che hanno in piccola o grande misura interessi economici di vario genere che sono simmetrici al oppure no al successo dell'euro...

la BCE poi è di proprietà delle banche centrali europee...e non tutte le banche centrali europee sono di proprietà predominante privata...ti risulta che quella UK lo sia ?

Altra domanda...ti risulta che la stampa che sparla dell'euro ed inventa chissà quali difetti sia proprietà di veri filantropi dall'animo nobile e puro ?
Ti risulta che chi populisticamente indica l'euro come la causa di tutti i mali si un anacoreta dall'animo intonso e privo di qualsiasi interesse politico o politicante quando non direttamente economico , magari ben maggiori di quelli dei proprietari da te asseriti dell'Economist ?
Sul tema ci vorrebbe un'approfondita ricerca...che molto probabilmente dimostrerebbe che l'economist ha la stessa neutralità di altri organi mediatici o di stampa se non molta di più...è quindi a mio avviso un osservazione quella della proprietà del giornale che ben poco toglie alla validità dell'analisi economico monetaria fatta dal giornale stesso...

Quella sulla proprietà dell'Economist sembra per lo più una questione di lana caprina...

perche non guardi alla sostanza e non vedi che rispetto alla lira l'euro ci ha potetto di più dall'inflazione,salvo pesanti svarioni del governo del miracolo italiano al momento dell'introduzione dell'euro che non ha fatto severi controlli sulle speculazioni sui prezzi al consumo dovuti allla mancato dimestichezza con il valore reale della nuova moneta di allora, che erano ben prevedeibili da chi avesse conosciuto un minimo di storia della moneta ?

La lira dopo più di 100 anni dalla sua introduzione ( e qundi non per speculazione sulla conoscenza o meno degli operatori del mercato del suo valore reale ) negli anni 1980 portò un inflazione anche a 2 cifre...ti risulta che dopo passati i primi anni in cui il governo de miracolo italiano non ha attuato alcuna politica di contrasto sulle speculazioni sui prezzi al consumo, si sia vista inflazione a 2 cifre con l'euro, quando la gente ha iniziato a prenderci dimestichezza, malgrado appunto le speculazione sui prezzi al consumo ??

Sembriamo come le pecore stupide che vanno tutte insieme qualunque cosa accada, se una pecora precipita le altre la seguono e precipitano tutte.
Avanti tutta con le ricette neoliberiste dell'Economist !
Giù la Grecia, giù l'Irlanda, avanti a chi tocca ! E giù !

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