Notifiche
Cancella tutti

La visione mondo di Padoa-Schioppa

   RSS

0
Topic starter

Vista la lunghezza di questo testo,ne copio incollo solo l'introduzione...il seguito al link

http://www.ecb.int/press/key/date/1999/html/sp991119_3.it.html

INTERESSANTE VISIONE DEL MONDO DI UNO DEI PADRI FONDATORI DELL'EURO.
Colui che pronuncio questa frase:

La costruzione europea é una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. L'Europa non nasce da un movimento democratico. Essa si crea seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di DISPOTISMO ILLUMINATO.

tommaso padoa-schioppa.estratto da un articolo intitolato “gli insegnamenti dell’avventura europea”, apparso sulla rivista francese “commentaire” n. 87, autunno 1999.Economista e politico,ha fatto parte delle più alte istituzioni finanziarie italiane (banca d’italia) ed europee (commissione e bce).Convinto europeista, ha fatto parte del comitato delors che ha disegnato la strada per la creazione della moneta unica.Poi ministro dell’economia e delle finanze nel governo prodi ii e dirigente del fondo monetario internazionale.

http://www.pmcouteaux.org/cabris/cabris2.html

_____________________________________________________

Moneta, Commercio, Istituzioni: esperienze e prospettive della costruzione europea

Lectio Doctoralis di Tommaso Padoa-Schioppa
Per il conferimento della Laurea Honoris Causa in
Economia Internazionale del Commercio e dei Mercati Valutari
Trieste, 19 novembre 1999

I. INTRODUZIONE

1. Ho vissuto in questa città gli anni del ginnasio e del liceo. L’insegnamento dei professori che ho incontrato al Dante e al Petrarca ha improntato la mia vita. Alcuni di quegli insegnanti trovarono mediocre la scelta d’iscrivermi a Economia e Commercio; “non è per questo che si fa il classico”, dicevano. “Facchinaggio” era la parola usata dal Professor Delfino, insegnante di greco al Liceo Dante, per indicare l’attività a cui si condannava chi entrasse in quella Facoltà. Studiai e mi laureai a Milano. L’onore di laurearmi in questa Università mi giunge oggi; e mi è caro pensare che questa è l’Università in cui nel 1949 si laureò dopo anni di studio tribolato e disinteressato, Leopoldo Kostoris.

Economia del Commercio Internazionale e dei Mercati Valutari, le due discipline di questa laurea si riferiscono, nella loro stessa terminologia, alla sfera dell’economia internazionale, non a quella che potremmo chiamare interna, o della domestic economy. Non esiste, in effetti, una disciplina economica specifica del commercio “interno”, essa si chiama piuttosto teoria dei prezzi o delle scelte del consumatore. E alla moneta si danno, nella nostra e in altre lingue, due nomi diversi secondo che se ne guardi il profilo interno o quello internazionale: moneta e valuta, monnaie e dévise. Per anni, e in larga misura ancor oggi, la scienza economica per eccellenza è stata quella di un sistema chiuso, tanto che il termine tedesco, coniato da List nell’Ottocento, usato per indicare le cattedre di Economia politica (Economics, Economie politique) è Nationalökonomie.

Tema di questa Lectio è il nesso tra economia, moneta e istituzioni nell’esperienza europea. L’esperienza di cui parlerò mostra come, anche nell’arco breve di una vita professionale, i confini tra “interno” e “internazionale” possano mutare, e come la stessa scienza economica interagisca con tale mutamento: talora anticipandolo e preparandolo, talora seguendolo e cercando di interpretarlo. Ne parlerò oggi come di un’esperienza intellettuale, che può interessare il modo della ricerca; un’esperienza intellettuale, tuttavia, vissuta da me attraverso l’azione piuttosto che attraverso lo studio, nelle istituzioni della politica economica piuttosto che nel laboratorio di ricerca.

Trieste stessa ha intensamente vissuto quest’esperienza. Quando mio nonno vi emigrò dall’Italia per vivervi alcuni anni, la Banca Austro-Ungarica aveva da poco costruito la propria sede triestina, con giurisdizione sulle sedi secondarie dell’Istria e della Dalmazia, in Via della Stazione, quello che oggi si chiama Corso Cavour. Era la banca centrale di una realtà politica plurinazionale che aveva dato, come si propone oggi l’Unione europea, ordine, benessere, pacifico scambio culturale a molte generazioni di popoli e nazioni diverse. Mezzo secolo dopo, quando mio padre venne a vivere a Trieste con la famiglia, quello stesso palazzo ospitava, da ormai più di trent’anni, una delle 13 sedi della Banca d’Italia. Oggi, dopo un altro mezzo secolo, quel palazzo è divenuto anche sede periferica della banca centrale della nuova moneta dell’Europa unita. Vienna, Roma, Francoforte, in tre generazioni.

Vi sono due modi di guardare alla distinzione tra economia chiusa ed economia aperta, tra economia interna ed economia internazionale. Uno, il più frequente, esamina le relazioni e le istituzioni di un sistema economico chiuso in se stesso, poi introduce il settore esterno: rapporti commerciali, rapporti valutari, cambio, ecc. L’altro modo, ispirandosi all’osservazione di Robert Mundell secondo cui “l’unica economia chiusa è il mondo” considera il mondo come una economia, e nell’analizzarlo tiene conto della “complicazione” rappresentata dal fatto che esso è diviso in una pluralità di Stati, ordinamenti, monete, autorità. Questa seconda impostazione pare a me, da tempo, più profonda e più vera della prima.

Dedico le mie considerazioni di oggi ai due professori con i quali mi sono, prima di oggi, laureato: Aldo Scotto, Professore di Scienza delle Finanze alla Bocconi quando vi fui studente; Franco Modigliani, che incontrai a Cambridge trent’anni fa, col quale lì presi il Master in economia e che da allora mi è stato, ed è, maestro di chiarezza intellettuale, perizia analitica, passione civile. A differenza di quelle, la laurea di oggi è stata preparata in istituzioni diverse dall’Università: in una banca centrale, che per me è stata la Banca d’Italia; nelle capitali europee di Bruxelles e Francoforte. È perché anche quelle sedi di lavoro mi sono state maestre che ampio spazio sarà dato alle istituzioni nelle considerazioni che svolgerò.

La lezione seguirà i nessi tra economia, moneta e istituzioni per mostrare come la vicenda europea sia stata un lungo passaggio da un’accezione di economia internazionale a una di Nationalökonomie. La Comunità (poi Unione) europea è gradualmente passata dalla condizione di sistema di rapporti commerciali internazionali a quella di unione economica; dalla condizione di sistema di valute, a quella di unione monetaria.

Articolerò l’esposizione in tre parti. Un iniziale excursus nella letteratura economica dei tempi in cui ero studente cercherà di mostrare come questa abbia influenzato il mio percorso successivo. Esaminerò poi le interazioni tra economia, moneta e istituzioni nei rapporti interni alla Comunità europea, dal Trattato di Roma al mercato unico, dal dollaro all’euro. Considererò infine i nessi tra le tre nozioni guardando ai rapporti tra l’Europa e l’esterno: il sistema economico globale e l’ampia regione che comprende l’Europa, il Mediterraneo e l’Africa.

II. LA LETTERATURA ECONOMICA......(segue al link)

Condividi: