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Il Maestro insegna "niente"


GioCo
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Scrivo questo pezzo un po' per sfogo personale, un po' per rispondere a quella domanda che rimane appesa nel vuoto cosmico di questo periodo di dominio assoluto del cretinismo obbligatorio, da altri definito abbastanza pomposamente "impero del caos". Fosse almeno un impero e del caos, dovrebbe avere una qualche logica per funzionare, ma di logico c'è solo il tentativo disperato di chi vi cerca una logica per trovarsi invischiato nel solito cretinismo obbligatorio e in particolare fornendo creativamente una logica a ciò che poteva in effetti non averne proprio nessuna.

Scrivo anche per ricordare a me stesso che avevo previsto ogni deriva di questo "Mondo delle Meraviglie" degli accidenti occidentali, in tempi non sospetti (anni '90) e pure in grave ritardo rispetto ad altri infinitamente più bravi di me a vedere quello che era evidente già allora, se solo ci fossero stati gli occhi per guardare, e cioè che continuando di quel passo era inevitabile cadere nel vuoto perseguimento accanito di una follia suicida e cretina.

La domanda è la seguente: "cosa insegna un Maestro?". Questa ne porta dietro un altra, "esistono i Maestri?", quando si parla di spiritualità. Domandona a cui mi accingo a rispondere come di consueto cercando di percorrere vie cognitive poco o per nulla esplorate. Abbiate per ciò pazienza per la mia miserabile figura, certamente indegna di veri Maestri come già fu per altri il Virgilio.

Dato che la locuzione "Maestro" ci dice che significa "insegnante" in genere, ecco che concludiamo che sia qualcuno che possa insegnare qualcosa. In effetti però anche un direttore d'orchestra è definito Maestro, ma non insegna proprio un bel nulla. Ma anche "Grande Maestro Internazionale" è un titolo, per la precisione dedicato al @GioCo degli scacchi, dove pure è evidente che chi lo acquisisce, non insegna un bel nulla.

Per ciò, che il Maestro abbia la necessità, il desiderio, l'obbiettivo, la vocazione ma anche solo l'intento di insegnare la benché minima stronzata ci venga in mente, è un MITO che ci facciamo noi dentro la nostra testa. Punto.

A mio personalissimo avviso ciò è dovuto a una questione tecnica di fondo. Cioè che ci sentiamo tutti perduti in questo mondo di follie turbinanti e incessanti, per ciò come le telline abbiamo bisogno di attaccarci a qualche roccia, qualche tipo di fondamento, per non sentirci proprio completamente alla deriva. Questo ci induce a sviluppare una specie di odio-amore verso questa roccia, questo sostegno morale, che capita suo malgrado sulla nostra strada lastricata di intenzioni e per farci da sponda, da casa. Ma anche (inevitabilmente) e per questo da prigione.

In questo modo quindi emergono tre aspetti (almeno per quanto riesco a osservare). Uno è quello dell'ego che è pilotato da tensori, cioè coppie (binomi) di significati che si contrappongono, disponendosi geometricamente su una linea (corrispondente alla retta che passa per quei due punti). Per esempio "Bene e Male". Ogni manifestazione della coppia è in verità una qualche forma manifesta di attaccamento. Cioè un sintomo, un sotto-prodotto dell'attaccamento, da cui poi deriva tutto il resto, per esempio la necessità del controllo, come il controllo per la tellina dell'attaccamento alla sua roccia. Gli altri due sono da me indicati come "Il Maestro di Vita" e "Il Maestro di Speranza" e non sono punti tensori in quanto non partecipano alla realizzazione di alcuno spazio vettoriale. Aiutano a navigarlo.

Ora, ne "il Maestro di Vita" ne "il Maestro di Speranza" insegnano la benché minima cosa. Il primo è semplicemente qualcuno (ma più propriamente "qualcosa") che riveste il ruolo di colui che cerca attivamente e in ogni modo di portare nella nostra vita l'umiliazione, come l'aria (essendo un gas) cerca di occupare ogni spazio vuoto. La sua forza è come la forza dell'Oceano per la tellina. Le proporzioni sono esattamente quelle, si tratta di una pressione costante e incredibilmente più grande di noi, di cui non abbiamo la minima padronanza e il minimo controllo e che si accanisce per svilirci, per staccarci dalla roccia. Si tratta di qualcosa di così immensamente più grande che non agisce per una diretta volontà contro l'attaccamento ma per causa della sua semplice presenza, come la pressione atmosferica o l'effetto gravitazionale della Luna. Non ha quindi un intenzione negativa anche se certamente per noi la sua influenza non può che essere vissuta in altro modo se non come effetto nefasto che cerchiamo in tutti i modi di contrastare.

Purtroppo questo ha tutta una serie di ricadute molto spiacevoli, tra cui la confusione costante tra "il Maestro di Vita" e il Male, cioè l'ente della coppia tensoria che ci lega alla roccia. Diamo cioè al Maestro una volontà di insegnamento che in effetti proprio non c'è e per poter resistere attaccati come siamo all'idea che debba esserci per forza un qualche Male che ci vuole staccare dalla roccia per il suo stesso piacere e convenienza. Ciò è confermato dalla incontrovertibile evidenza evidente dei fatti della Vita: se c'è qualcuno che ci perseguita per qualche motivo, mettiamo il classico personaggio che a vario titolo si ritiene intoccabile e quindi autorizzato a vessarci a sua propria discrezione del tutto unilateralmente decisa, questo non può che confermare senza ombra di dubbio che il Male esiste ed è tutt'altro che unicamente spirituale. Come la forza dell'Oceano è anche essoterico (noto a tutti) e non solo esoterico (occultato ai più).

Ma se "il Maestro di Vita" è noto a tutti, un discorso a parte va fatto invece per "il Maestro di Speranza". Lui incarna per tutti l'esempio, cioè somma il massimo di ciò che per noi viene genericamente riconosciuto come "guida spirituale" a prescindere dal credo o dalla fede. Pure se si tratta di fede atea. Un esempio di guida spirituale per la fede atea è colui che incarna i valori della Pace e dell'Uguaglianza. Che (ma guarda un po') giusto per aggiungere critica verso certe derive che richiamano la mia attenzione, non hanno proprio niente a che vedere con concetti materiali epperò sono poi stati il sub-strato da cui è nato il "materialismo storico" che aveva come capisaldi "tecnologia" ed "economia", visti come elementi estetici ed esaminati sotto la lente sociale di strutture e sovrastrutture e non come connaturate alla necessità della Vita cioè organiche. In sostanza l'economia (come la tecnologia) usciva con Marx dalla dialettica, cioè dalla fertile discussione critica di confronto e contrapposizione da cui nascono poi le idee, per diventare religione, cioè dogma che è poi la deriva per arrivare all'attuale cretinismo obbligatorio non a caso guidato dalle attuali "sinistre" di tutto il mondo.

Che è lo stesso significato gestuale (di segno) con cui si lanciavano i propri bambini neonati sgozzati dentro una statua di bronzo dal busto taurino incandescente, perchè "in sacrificio a Moloch". Al di là della ferocia del gesto, qualcuno mi deve spiegare che cosa centra questo con una qualche convenienza logica che risponda ai bisogni del popolo che agisce in quel modo. E' solare che non c'è nessuna convenienza logica ma solo una (patetica) necessità emotiva di tamponare con quel gesto di estrema violenza un altra forza estranea che agisce entro il perfetto contrasto tensorio pur continuando a non avere niente a che vedere con il Male o il Bene, presunto o creduto. Ma allo stesso modo andare in auto a fare la spesa, o parlare con qualcuno al cellulare per rendere il cellulare stesso un oggetto indispensabile come l'automobile e il supermercato.

Per quanto a noi quindi risulti indigeribile pensarlo, questo è ciò che fa un "Maestro di Speranza" quando demolisce le abitudini, cioè coltiva possibilità entro spazi che non lasciano vedere alcuna via d'uscita, ma per farlo ti deve staccare dalla roccia. Se si capisce la qualità dell'intervento, si capisce che sotto quel punto di vista, buttare persone nella bocca di un vulcano, bruciare bambini o raccontare favolette, non è importante se permette di riaccendere una qualche speranza di affrontare il presente in un altro modo che non sia cretino, per quanto ci appaia brutto e inaffrontabile e per quanto il gesto cretino ci permetta di esorcizzare le paure. Il "Maestro di Speranza" agisce quindi costruendo dall'interno delle abitudini rituali, spazi di apertura verso il loro superamento e senza di lui staremmo ancora a buttare bambini sgozzati dentro statue di bronzo.

Certamente non c'è dubbio che se possiamo scegliere è infinitamente meglio la favoletta, cioè il Mito, rispetto al rituale brutale e feroce, magari bruciando vivi gli accusati di stregoneria del momento (senza andare tanto lontano, appena ieri erano gli anarchici dietro al banco degli imputati di "stregoneria", a volare poi dalle finestre della questura) ma anche dei tanti altri atti sociali tra loro appena poco meno orrendi, come la guerra, le sanzioni, la tortura, il campo di detenzione, l'ostracismo, l'esercizio del pubblico disprezzo, dell'insulto gratuito e tanta altra creativa mondanità cretina.

Per ciò nel tempo quando abbiamo potuto scegliere, la fiaba e il Mito hanno sempre occupato un posto di primaria importanza per l'esercizio di ogni "Maestro di Speranza". Pur tuttavia, non sempre ci è dato scegliere. Quando poi ci troviamo davanti alla necessità di agire senza poter scegliere, è in quel tremendo momento che realizziamo quanto siamo stati stupidi, nel ritenere che la scelta fosse un diritto acquisito e non già il frutto di una dura conquista di chi ci ha preceduto. Realizziamo in quel momento di avere vissuto di rendita benefici significativi di cui non avevamo alcun controllo e che per questo "il Maestro di Vita" ce li ha tolti senza tanti complimenti.

Questo per un motivo molto semplice: l'unica via che ci porta a un controllo cognitivo concreto anche minimo è quella che passa per l'Umiliazione portata dal "Maestro di Vita", che non è mai a casaccio e men che meno fittizia (tipica della Magia del Caos costruita nei "laboratori" di cretineria obbligatoria). Ma nessuno vuole subire la Pena di un Martirio fuori controllo, che prevede il passaggio di Sacrifici e di Dolore insopportabili, di Privazione di tutto quello che per noi ha Valore e per giunta facendolo con Fatica. Nessuno è così pazzo da volerlo!

"Per fortuna" non è necessario, basta "il Maestro di Vita". A noi però resta il compito di riconoscerlo quando arriviamo a una certa età, guardando indietro con attenzione al nostro passato, in quanto non è possibile ignorarne l'influenza e con essa il Valore immenso, insostituibile, della una semplice presenza.

Per quanto riguarda invece "il Maestro di Speranza", il suo ruolo è quello di permetterci di affrontare il contingente, cioè "le cose che accadono mentre accadono", perché chiunque al nostro posto non potrebbe fare altro, senza di lui, se non gettare la spugna.

Per ciò se qualcuno dovesse dire "non esistono Maestri" perchè "non c'è nulla da insegnare", sentitevi in diritto di sputargli nel chiasma ottico se credete, come faceva Totò, perchè di sicuro i Maestri ci sono e rimangono essenziali anche se in ultima istanza, insegnano "niente".


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"Niente" non è poco .

E non è facile da insegnare .


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