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Perfezionismo Schizofrenico


GioCo
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
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Qualche tempo fa parlavo con un genitore di questioni riguardanti suo figlio che ha trent'anni ed è disabile e nel fargli notare alcuni aspetti su cui era possibile intervenire per migliorare la problematica convivenza mi rispondeva "non siamo perfetti". Da quel momento ho iniziato a pormi la questione di che ca%%o sia per noi questa "perfezione", dato che era evidentissimo che non stavo cercando nessuna perfezione, eppure in qualche misura la risposta mi "suonava sensata" e quindi c'era sotto quelche barbatrucco da svelare.

L'aspettativa dei genitori con figli problematici è che crescano e divengano "almeno" autonomi, come tutti gli altri, anche quando accettano che non potranno mai occuparsi di loro ormai anziani. Questo perchè non è ormai più l'aspettativa di nessun genitore. Un po' come la favola delle banche che dicono che accendere un prestito comporta restituire il debito, perché è un prestito. Con questo ragionamento creano dal nulla un conto corrente scrivendo una cifra come se fosse stato fatto un deposito che però nella realtà non c'è, perchè tanto verrà resituito. Allo stesso tempo oggi un genitore mette al mondo un figlio, di fatto entrambi creano una specie di ipoteca per il futuro: quando il prestito sarà restituito o il neonato sarà adulto, si fa conto che la cifra riporti a zero il conto corrente o che il nuovo nato sia autonomo, conchiudento un ciclo. Tutto a posto?

Mica tanto. Cosa succede se quei soldi non venissero mai restituiti? Ad esempio banalmente perché il ricevente del prestito muore o diventa invalido? Cosa succede se il bambino cresce disabile? Cosa succede se un terremoto o un qualsiasi altro incidente mi uccide prima di estinguere il debito o che il bambino lasciato dai nonni sia diventato adulto? Cosa succede se perdo la possibilità di lavorare e mantenermi? Da qui capiamo che la mentalità moderna, non contempla il disastro. Nessun disastro, nemmeno quello piccolo piccolo in casa nostra. Semplicemente viviamo tutti nella favola che "il disastro non esiste" e quanto però reclama il suo diritto ad esistere, come tutto il resto della realtà esterna al "mondo Disney", scatta il panico, perchè non c'è un rimedio, nessuno ci aveva pensato. Come fosse una magia, una specie di maledizione di un intelligenza invidiosa e maligna, nascosta nelle pieghe della vita per palesarsi a tradimento, per ciò bisogna stare attenti e tenerlo bene a bada come fosse una specie di Cerbero, un infernale cagnaccio rognoso. Ma "stare attenti" che significa? In ultima analisi imparare ad "esternalizzare" la sfiga il più in fretta possibile, cioè fare in modo che del problema se ne occupi qualcun'altro.

Tuttavia se ho un sacco di potere e di denaro mi viene facile "esternalizzare", altrimenti devo penare parecchio e a volte non basta. Se ad esempio sono tanto ricco da possedere delle banche e non riesco a chiudere i conti dei prestiti, li chiudo dentro pacchetti immobiliari, li sigillo con meccanismi matematici che impediscano a chiunque di capire che ca%%o c'è dentro e li vendo come titoli in borsa, trasformando un debito inesigibile in un credito profittevole. Dato che così diventano di fatto denaro circolante, sono come il giochino delle sedie o "passa la bomba": prima o poi quacuno rimane fregato perchè i titoli gli esploderanno in faccia e non potrà farci niente. Ovviamente siccome nessuno sa cosa c'è dentro, nessuno può prevedere quando il titolo esplode e di conseguenza quando accadrà potrò dipingerlo facilmente come una specie di catastrofe naturale, una scommessa andata male. Lo stesso vale se semino un campo di mine: non ci cresceranno piante di esplosivi, ma prima o poi certamente qualcuno ci salta sopra, soprattuto se tenta di seminarci qualcosa di più commenstibile perchè ha fame e per ciò mi metto a scommettere quando questo accadrà facendo "business to business". Quando poi ci scappa il morto com'era inevitabile, sarà utile dipingere la questione come una terribile tragedia, una orrenda fatalità che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Così non mi limito a fare circolare del debito come fosse denaro ma posso pure iniziare a scommettere su chi sarà il primo pirla ad esplodere sulla mina. Si tratta di un divertente gioco al massacro, una specie di roulette russa di massa che ci coinvolge tutti, nel senso che tutti volenti o nolenti abbiamo sposato quella ideologia "ordoliberista", cioè abbiamo accettato i pilastri su cui si regge questa mentalità del successo perfetto e adesso passeggiamo tranquilli sui campi minati.

Non uno, ma l'intero globo, perché abbiamo seminato vento in ogni angolo del futuro e non contenti stiamo seminando ancora sempre più vento in "gaia spensieratezza". Tuttavia, nonostante il processo stia accelerando a saltare in aria iniziano ad essere in parecchi e la favoletta della tragedia inizia a scricchiolare. Quindi?

L'ordo liberismo ha la soluzione, che poi è sempre la stessa: esternalizziamo. Un po' come la pattumiera che qualcuno suggeriva seriamente anni fa di spedire verso il sole. Secondo voi, verrà in mente prima o poi a qualcuno che c'è qualcosa di psicopatico dietro tutto questo?

Certamente possiamo interpretare questi tempi come dominati da pura follia ma evidentemente non basta a farci rinsavire, come non basta il cadavere nel luogo di un delitto per stabilire il colpevole. Allora cerchiamo di avere pazienza e proviamo a indagare cosa potrebbe accomunare l'ideologia ordoliberista (così vicina al concetto di ordalia) nata nella repubblica di Weimar dalla scuola di Friburgo prima del nazionalsocialismo tedesco, al concetto di perfezionismo che ho introdotto in questo articolo e infine alla esternalità a cui faccio riferimento.
Per farlo dobbiamo introdurre un altra questione parallela, uno dei conflitti cruciali della nostra epoca, cioè l'antitesi tra il significato che diamo a "perfetto" e quello che diamo a "completo".

In origine il termine "perfetto" significava conchiuso, portato a termine. In altre parole era il participio passato del verbo latino compiere, cioè "compiuto". Nel tempo però il termine ha sempre più aderito a un significato di "migliore" in senso di "completo, totale, assoluto". Cioè è diventato un aggettivo e un sostantivo che indica qualcosa che è "migliore" in senso esclusivo. Tuttavia sia come sostantivo che come aggettivo proprio perché esclusivo porta all'esclusione del suo opposto, cioè l'imperfezione, l'errore. Ma qualcosa che è completo, totale, assoluto, non può escludere nessuna delle sue parti, tanto meno quella dell'errore che è intriseca, fisicamente ineludibile e ineliminabile. L'apparente paradosso ci porta quindi a un cortocircuito di non sensi che si sotengono a vicenta e che ci descrive così come siamo, una società schizofrenica divisa tra la necessità di essere completi e la richiesta di essere perfetti. Vediamo perchè, cioè di capire meglio cosa significa tutto questo.

La perfezione definisce sempre alcune caratteristiche, non l'insieme. Un intelligenza artificiale può diventare la migliore giocatrice di Go o di Scacchi mai esistita, senza riuscire a imparare ad allaciare una scarpa a un amico, cucinare per il piacere di cucinare, provare attaccamento per qualcosa o qualcuno e decentrarsi come fanno i bambini già tra i 4 e 5 anni e questo la rende di sicuro l'intelligenza migliore per uccidere senza provare alcuna pietà, ma non certo ad essere un assistente umano affidabile e sicuro, tanto meno in ambito militare: cosa infatti ci garantisce che non imparerà a rivoltarsi contro il suo padrone? Risposta: niente.

Ancora. Un artista può essere in grado di creare l'opera più rivoluzionaria del suo secolo, rimanendo però affettivamente per le persone a lui vicine un disastro inenarrabile. Una talpa può essere la migliore a scavare buche ma non ad evitare le trappole che il contadino gli piazza sul terreno e così via. Se noi osserviamo ciò che osserviamo come perfetto, non facciamo che esaltare un aspetto e mettere in ombra tutto il resto, finché "per magia" ciò che avevamo scartato non finisce per emergere di prepotenza e questo lo leggeremo poi come "errore" o come "imperfezione". Di conseguenza, tanto più inseguiremo la perfezione, tanto più verremo circondati da un mondo di errori e imperfezioni da correggere ... all'infinito.

Viceversa una visione completa è una analisi complessa del mondo. Ad esempio, se invento una macchina che è capace di imparare, sarà capace di insegnare? Se non riuscisse a insegnare, a cosa mi serve una macchina che non può evolvere? Il giochino è tra imparare e insegnare, dove non è importante in assoluto ne il primo accadimento ne il secondo ma ciò che sta in mezzo. Nel transito l'informazione porta qualcosa di implicito, qualcosa che viene dato per scontato, per ciò una componente "non elaborata" -nascosta- che può essere messa in conto solo se l'informazione transita educativamente. Se viene cumulata ad uso e consumo di un elaboratore, l'informazione ristagna in modo conservativo. La circolazione dell'informazione cambia la natura dell'informazione stessa, nel senso che viene travisata, tradita, persa, ritrovata, distrutta, ricomposta, etc. etc.
Non solo "elaborata". Viene anche "errata", in senso attivo e positivo del termine, dove l'errore porta alla scoperta in quanto "si scopre" per grazia dell'errore qualcosa che prima, proprio e solo per mancanza dell'errore, non era contemplabile, non entrava nemmeno nei termini dell'elaborazione e per ciò di fatto "non esisteva".

Così "completo" significa capace di accettare che l'errore non sia necessariamente qualcosa da evitare ad ogni costo. Al contrario, potrebbe essere che rinunciare all'errore in cambio di una mistica della perfezione, ci porti dritti dritti alla catastrofe, cioè alla condizione in cui tutto ciò che è stato scartato, emerga in un modo abbastanza prepotente da non poter più essere "esternalizzato" da nessuna parte. Dalla biosfera al mio prossimo disabile, dall'indigenza all'immigrazione, dalla pattumiera all'inquinamento, ciò che viene "esternalizzato" rischia di emergere tutto insieme da un momento all'altro, per coinvolgere chiunque, senza eccezioni ... trovando una massa allenata a non affrontare nemmeno una delle conseguenze di questa "ideologia del perfezionismo schizofrenico", perchè non la intende come una ideologia, fallibile quanto un altra, la vive come "implicita" nella realtà e basta.


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