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Sapere.it: come diventare "veramente tanto" ignoranti


GioCo
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2220
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Ultimamente mi è capitata una cosa molto curiosa (per i miei standard educativi). Mentre seguivo un mio assistito (un ragazzo sopra i 25 molto brillante e intelligente) è venuto fuori l'argomento del suicidio e io un po' scherzando ho tirato fuori l'immagine scorpione. Lui mi ha guardato serio è mi ha detto "lo sai vero che è una leggenda quella dello scorpione suicida?".

Sono rimasto in silenzio un po' interdetto, più incuriosito su dove diamine avesse ricavato quella certezza così determinata e incrollabile. Voglio dire, cosa lo rendeva abile a reagire in modo così sicuro di qualcosa che in effetti non è sperimentabile nella nostra vita, un po' perché gli incontri con gli scorpioni alle nostre latitudini non sono impossibili ma rari e occasionali, insufficienti per verificare qualsiasi comportamento dell'animale, un po' perché non è stato definito niente del contesto circa il quale il comportamento in oggetto si manifesterebbe. In altre parole, quando e dove un animale e nello specifico uno scorpione potrebbe suicidarsi?

L'Uomo che per forza di cose è anche un animale di cui conosciamo tendenze e comportamenti meglio di ogni altro animale, in quanto apparteniamo a questa specie, sappiamo che può suicidarsi. Ma un altro animale? E' noto come Il suicidio è una conseguenza data da una precisa condizione emotiva di tipo depressivo. Non sappiamo però se l'animale può provare una simile condizione interiore (a tutt'oggi non ci sono metodi noti per misurare l'emozione, quindi non è possibile fare nessuna ricerca in merito) ne se il suicidio sia ottenibile solo in quel modo, sappiamo che è il modo in cui si ottiene nell'Uomo per esperienza e questo e tutto. Già così quindi, avere certezza di qualsivoglia cosa circa un tema così oscuro è davvero curioso al limite dell'imbarazzante.

Tuttavia qualcosina sull'ipotetico comportamento suicida animale, al confine con la decenza, senza degenerare nel surreale, possiamo ugualmente trattarla. Però ci tocca al solito prendere tutto con le pinze e tanto per cominciare dire a chiare lettere che il suicidio siccome è un fenomeno che si consuma all'interno del soggetto e nella sua psiche, oltre ogni evidenza evidente, noi guardando il comportamento esterno faremo tanta fatica a determinare cos'è successo e potremmo al più fare ipotesi realistiche e accettabili, senza pretendere di avere la sfera della verità consacrata sull'altare della scienza (o della demenza che è uguale).

Passiamo quindi a trattare la questione dell'ipotetico suicidio dello scorpione. Chiunque abbia avuto a che fare a lungo con animali selvatici sa che osservare il comportamento suicida è davvero molto raro. Ma anche nell'Uomo nello stesso ambiente. Voglio dire, tiratemi fuori la storia di studio antropologico di un qualche indigeno di etnia tribale che ha vissuto in luoghi selvatici e si sia suicidato. Farete molta fatica. In effetti non ricordo di nessun caso riportato. Il che non vuol dire che non avviene in contesto selvatico, vuol dire che è un comportamento difficile da osservare in quel contesto. Invece in ambiente urbano, non solo non è difficile osservarlo, ma non è nemmeno raro che avvenga con animali domestici. Animali che si mutilano da soli in condizioni di particolare stress o che si lasciano morire dopo la perdita di legami affettivi importanti, come uccelli in gabbia o cani sulla tomba del padrone, sono piuttosto comuni. Questo ci suggerisce che forse quello di infliggersi danno non è un comportamento legato alla biologia, anche se si consuma all'interno del corpo, ma all'ecologia "fuori programma biologico" in cui quel corpo si trova immerso che in certe condizioni (già in parte alterate e rese "squilibrate") spingono a stati alterati di coscienza che possono innescare comportamenti suicidi. Un po' come la noia innesca il sonno anche se non siamo stanchi, tanto negli animali quanto negli uomini.

Detto questo, passiamo adesso a vedere il breve trafiletto di "sapere.it" uno dei siti che chiede apertamente di essere nientemeno che riferimento del sapere a cui soggetti come il mio assistito fanno riferimento, e osserviamo com'è trattato l'argomento. Potete divertirvi a leggere il breve trafiletto QUI che apre con il titolo "Esiste il suicidio nel mondo animale?" con la foto dello scorpione. Già due accostamenti abbastanza sopra le righe, come se accertarsi che lo scorpione non si suicida ci rassicuri del fatto che il cane morto sulla tomba del padrone non si sia suicidato. Una iperbole interessante più dal punto di vista antropologico e psichiatrico che nel merito dell'argomento, no?

Ma andiamo avanti che il bello (si fa per dire) deve ancora venire. Il trafiletto inizia con la frase: la leggenda dello scorpione che si punge da solo… è proprio solo una leggenda, dato che gli animali sono governati dall’istinto di sopravvivenza.
Una sfilza di stronzate talmente densa che faccio fatica a sbrogliarne la matassa. Tanto per cominciare siamo passati a velocità curvatura da "il suicidio" al fatto che lo scorpione si punga da solo che di per se (dato che avrebbe una naturale resistenza al suo stesso veleno) più che un atteggiamento contro l'istinto di sopravvivenza è un paradosso in termini pratici. Dagli albori della scienza, cioè dal trattato sulla natura di Galileo, sappiamo che "la natura" tende a cercare con il minimo sforzo di ottenere il massimo risultato. Quindi prima che contro l'istinto un comportamento simile nello scorpione dovrebbe essere tecnicamente innaturale, ma cosa c'entra con il resto del mondo animale e perché l'istinto di sopravvivenza dovrebbe rendere impossibile quello che invece osserviamo nell'Uomo?

Qui è chiaro un problema di plagio incosciente. Molte persone non sopportano l'idea di essere messi sullo stesso piano dell'animale, nonostante vivono dentro un corpo biologico che oltre ogni evidenza evidente ha le stesse esigenze di qualsiasi altro corpo animale. Queste persone hanno bisogno di sapersi "diverse" e non di rado "superiori" ma il condizionamento è evidentemente culturale e ha una lunga data che non starò qui ad argomentare. Con ciò non dico che l'Uomo è un animale, ma che fa parte del mondo degli animali, vi è immerso fino al collo e non può prescindere come invece l'evidenza ci dice che cerca di fare.

Ma la parte surreale di tutto ciò emerge nel constare che il trafiletto ci dice (tra le righe) che l'Uomo è speciale perché si suicida. Per ciò non è superiore allo scorpione, in quanto il suicidio è certamente un comportamento deplorevole. Questo giustamente fa incazzare parecchia gente che reagisce tendendo a screditare l'argomento nel merito (più che nel metodo orrido con cui viene trattato) cercando prove che lo scorpione si suicida pungendosi per provare che l'animale prima e il suo stesso veleno dopo abbiano un qualche ruolo nella spiegazione del comportamento. Chi invece sostiene la tesi dello scorpione rappresentante simbolico di tutti gli animali che "non si suicidano" con sicumera ostentata per via della dote di un "istinto di sopravvivenza" che si attiverebbe in automatico a prescindere, sostiene implicitamente che lo scorpione è superiore e infatti ne fa spesso oggetto di una specie culto feticista, un po' come Spiderman nei fumetti che ci salva dai cattivi perché è "definito buono". Un altra iperbole interessante da studiare.

Fosse finita qui potremmo tirare il fiato, ma il sito non si accontenta e sceglie di strafare. Ci dice infatti che un certo Max Vachon, aracnologo francese, avrebbe dimostrato che temperature superiori a 60°C portano l'animale ad avere convulsioni tali da far credere che si punga da solo per suicidarsi. Sinceramente ignoravo che centrasse in tutto ciò il fuoco, ma ringraziamo tanto l'esimio Vachon per cotanto premiabile tempo sprecato dato che ci potevamo anche arrivare da soli che se arrostiamo un animale vivo in padella nell'olio bollente (più o meno frigge a quella temperatura) questo potrebbe in effetti avere convulsioni che simulano un suicidio senza esserlo. Peccato che questo non dimostri un beneamato ca%%o di nulla, men che meno qualcosa sullo scorpione e ci sarebbe veramente da contestare a questo punto l'intenzione del canale, circa la volontà di opporsi all'ignoranza, piuttosto che promuoverla.

In conclusione: quando vediamo un tale gioco al massacro dell'informazione, così smaccato, dovremmo attivarci per dare ai nostri simili gli anticorpi necessari a reagire, senza dare per scontato che "sia naturale possedere" questi stessi anticorpi, dal momento che devono essere formati e per ora non lo sono affatto. Tali interventi di manipolazione delle coscienze, prima che educare occorrono per indurre stati di sottomissione disciplinata che nulla hanno a che vedere con l'argomento, ma tutto con il metodo (di derivazione militare, dato che la disciplina appartiene a quella mentalità). Infatti a prescindere dall'argomento "suicidio dello scorpione" che dovremmo a questo punto sapere accantonare è il metodo che ci dovrebbe incuriosire, dal momento che genera proprio quella sicurezza che è data aprioristicamente all'ignorante perché la traduca in prepotenza.


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