Tanto, tanto tempo ...
 
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Tanto, tanto tempo fa... forse oggi.


GioCo
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Registrato: 2 anni fa
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Come passa il tempo... Sembrano passate ere geologiche dalla mia adolescenza. Il maxiprocesso alla mafia in Sicilia e la caduta di Andreotti, il crollo del muro di Berlino e poi dell'URSS, mani pulite, la fine esplosiva (in tutti i sensi) di Falcone e Borsellino, la scomparsa del vecchio sistema di partiti, la discensa in politica di Berlusconi e delle ideologie del secondo dopo guerra, il primo attacco alla costituzione con le leggi "ad personam".
 
Ecco, prima di tutto questo ricordo quelle mattine fredde di ottobre come questa di oggi ma del 1984, in cui mi dovevo svegliare per andare a scuola. Data evocativa per Orwell ma non per me in quell'epoca.
 
L'anno prima avevo finito l'obbligo scolastico e dopo un periodo travagliato per decidere in quale indirizzo proseguire gli studi (io insistevo che volevo fare il falegname ma mia madre non aveva idea di come accontentarmi) mi trovai mio malgrado inscritto dal provveditorato agli studi all'I.T.C. Gadda di Paderno Dugnano. Inizialmente ero stato iscritto ad un istituto per geometri di Milano che pareva l'indirizzo più vicino alle mie pretese, ma tardi e quello fu un periodo in cui gli esuberi di iscrizioni erano tali da costringere gli enti preposti a redistribuire gli iscritti in eccesso d'ufficio dove c'era posto. Ovviamente mia madre andò a protestare, anche perché la scuola era proprio un altra. Ma a sostegno della scelta d'ufficio le fu detto che tanto i primi due anni era uguali per tutti e poi proprio l'anno prima i miei genitori avevano avviato una attitivà a Paderno Dugnano, quindi almeno logisticamente non era così proibitiva. Ovviamente quella del provveditorato era una risposta di comodo (falsa) che serviva a scaricare la rogna del momento per i tanti che protestavano, ma verosimile al punto che mia madre se ne convinse senza farsi domande. Era così convinta che nonostante quell'istituto fosse famigerato (motivo per cui non si iscrivevano mai in tanti) sia per il tipo di indirizzo (non è che ci sia la fila per fare i ragionieri, Fantozzi docet!) sia perché la direzione era politicamente schierata con la destra estrema dell'epoca, che nonostante chiedessi in ginocchio di cambiare scuola tutti i giorni, insisteva che dovevo solo resistere i primi due anni. 🙄 
 
Due anni che divennero tre, dato che fui bocciato al primo con mia somma disperazione, anche per l'impatto tremendo che ebbe quell'istituto sulla mia psiche: ogni giorno arrivavo sempre più in ritardo e non temo di dire che lo facevo apposta, in quella specie di riformatorio militare. Ricordo ancora quella strana felicità mista a rabbia e tristezza che provai quando il corpo docendi mi disse compatto a ridosso dei miei 16 anni (senza genitori presenti) con tono grave: "ti promuoviamo con il 6 poltico a patto che non ti iscrivi per l'anno prossimo: se ti iscrivi ti bocceremo a vita!". Come dire "fuori dai coglioni, ci hai rotto!", comprensibile dato che li esasperavo almeno quanto loro esasperavano me, ma suonava anche come musica (anche se metal) alle mie orecchie perché significava andarmene da quella prigione fredda e ripugnante dove ogni Gioia era bandita dalla severità imposta con il pugno di ferro.
 
Ecco, ricordo quelle mattine grige e fredde del 1984 così simili a queste di oggi, sia per orari che per grigiore, dove si partiva da Milano per andare a Paderno Dugnano in un tragitto lungo e trafficato. A me non sembravano così predittive all'epoca e non ricodavano affatto l'opera di Orwell che non conoscievo. D'altrone un dislessico non è la persona adatta a fare il topo da biblioteca e non sono sicuro poi in fondo che sia un male: l'eccesso di dottrina troppe volte si è dimostrata ai miei occhi controproducente perché ti rende cieco all'evidenza evidente. Ogni mattina uscivo da casa sempre più tardi e mio Zio, fratello di mia madre, che si alzava presto e saliva in macchina con noi, mi faceva la predica tutti i giorni perché partire alle 8:15 (cioé all'orario di ingresso a scuola) significava arrivare anche alle 9:00. A lui non interessava (mi diceva) il mio ritardo, ma egoisticamente se questa era l'intenzione almeno voleva saperlo prima, così non si sarebbe inutilmente svegliato alle 6:00 per aspettarmi un ora sotto casa (al freddo). Finita la ramanzina mi incentivava a svegliarmi prima se volevo rispettare gli orari. Anche mio Zio mentiva sapendo di mentire. Certo, la sua non era una condizione simile a quella di un ufficio pubblico come il provveditorato agli studi (di merda) e le intenzioni che lo muovevano erano di certo positive: voleva insegnarmi le buone maniere e il rispetto per gli altri indipentemente dai doveri di ognuno. Però anche lui mentiva. Mentiva quando presagiva che avessi scelta circa l'orario. Non potevo manifestare l'intenzione di arrivare sempre in ritardo ovviamente quindi l'unica scelta era l'obbligo di alzarmi prima! Ma per andare dove? In quel postaccio (di merda) che era una istituzione scolastica tra le più rigide della regione, che non avevo ne scelto ne voluto. Ma a 15 anni non si hanno tante opzioni per far valere le proprie ragioni, ne tanti strumenti per ragionare e quindi feci quello che mi convenita di più: resistenza passiva.
 
Non esiste niente che l'istituzione (qualsiasi istituzione) teme di più della resistenza passiva ed è questa la ragione per cui il Governo sta diventando ogni giorno più aggressivo con gli italiani. E' l'ultimo baluardo di ribellione concesso all'essere umano (quando non ne abusa per proprio conto dal momento che tende ad essere molto efficace) quello che denuncia una forzatura inaccettabile, come una prolungata violenza sadica imposta con la forza, senza avere ottenuto il consenso per elargire tali trattamenti, che viene però percepita da tutti coloro che non la subiscono come ingiustificata. Quindi è una resistenza sempre combattuta "per il bene di tutti" fino all'estremo. Per mia fortuna avevo già deciso nel 1984 che il gesto estremo, cioé il suicidio, era per me tassativamente proibito. Non so dire perché questa regola autoimposta valesse come e più di un dogma religioso, perché nessuno mi ha mai indottrinato sulla faccenda. Non ho mai frequentato catechismo e non sono mai stato cattolico osservante! Me lo sono imposto da solo perché ho deciso da solo che era inaccettabile. Punto. Oggi racconto a me stesso timidamente che tutto ciò ha un senso esoterico, ma per me quel dogma rimane a prescindere immutato.
 
D'altro canto studio l'essere umano da così tanto tempo che non ricordo di avere mai smesso: è l'argomento che tra tutti mi affascina di più, ma non per tramite dei libri o dei pareri dei dotti e dei sapienti, piuttosto per ciò che mi sorprende nell'esperienza quotidiana e che mi stimola ad osservare sempre meglio, a cercare alternative più adatte a chiarire l'arcano manifesto ai miei occhi, almeno per me. Noto che ciò mi ha portato ad avere posizioni di frontiera più motivate e solide della maggioranza. Non sempre ho la possibilità di esplicitarle al mio prossimo e questo è il mio limite più sentito.
 
Strana l'umanità, eppure c'è qualcosa nascosto al suo interno. Qualcosa che nonostante tutto, nonostante le persecuzioni e le atrocità subite senza sosta, ancora vive!

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esca
 esca
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Orwell 1984. Quando usci' il film qua in Italia, uno dei professori dell'Istituto Professionale che frequentavo, svicio e lungimirante, organizzo' di portare diverse classi tra cui la mia a vederlo al cinema Eliseo di Torino. Rimanemmo un po' turbati logicamente. Al termine del film aggiunse con un po' di tatto, il professore, di non aspettarsi che si trattasse unicamente di un'opera di fantasia perche' in tempi non lontanissimi qualcosa di simile si sarebbe prospettato nella vita reale. Fu allora che mi cadde la tegola sulla capoccia, anche se negli anni a seguire l'idea si attenuo' a fronte di una situazione sociale relativamente "normale". Ma prima o poi bisogna pur destarsi dai sogni e anno dopo anno eccoci qua, faccia a faccia con quel senso di inquietudine quotidiana in fondo allo stomaco che era la medesima di quando mi sono alzata dalla poltrona di quel cinema. Ringraziero' sempre quel professore per avermi preparato con anticipo e garbo all'idea di affrontare tempi tanto assurdi, che rischiano di far perdere la ragione.


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