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Death Proof - l'incompreso


rosarossa
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GRINDHOUSE / DEATH PROOF - (A PROVA DI MORTE)

Tarantino, palesando la forza delle pellicole - di Genere -, si è dato la possibilità di dimostrare che un certo cinema non era povero, o così spartano, come si credeva. Il genuino riversamento di un'epoca, con tutti i suoi umori (quella degli anni "70 in primis) su pellicole che spicciolamente ambivano ad un particolare richiamo, chiamiamolo “maschio”, ha dato un imprinting interessante per i nuovi cineasti. Ma in Death Proof, è da sottolineare, non c’è una vera riesumazione di quel cinema. Di fatto, Tarantino ne prende genialmente soltanto la struttura portante, per poi evolvere nei suoi strati una sceneggiatura comunque moderna. Grindhouse è l'ultima prova, estremamente incompresa, di Quentin Tarantino.

In Death Proof, non si cede al facile fascino di un linguaggio cinematografico accattivante per i più. Si tratta di prendere o lasciare. E così come accadde per il suo - Jackie Brown -, anche qui, il pubblico che voleva essere imboccato rimane a “bocca asciutta”.

Proprio nell’inseguimento all’ultimo sangue, che in Death Proof era l’attrattiva più attesa, si trova la parte meno rivelatrice di un cinema nuovo che il buon Quentin sta facendo nascere, e non riemergere. Interessante, come in un parallelo filosofico, tra la prima e seconda parte della pellicola, nasce una sorta di “amarcord” americano, in un linguaggio accattivante e fortemente metacinematografico.

Quando, per i protagonisti in gioco, arriva il fatale momento di scontrarsi con “l'Anarchia" dello Stunt-man, i toni realistici, chiamiamoli provinciali delle premesse, si infrangono nella violenza che fondamentalmente non ha movente, non ha un perché. Per le ignare vittime la morte è impersonale, priva di un nesso diretto con il carnefice (e per questo più agghiacciante) che di fatto mette in atto un’esecuzione spietata e calcolata, ove proprio lo Stunt-man vuole trovarci (infantilmente) un coraggio estremo che lo metta - a prova di morte -. Sempre più si avvicinerà, con il piglio serrato dell’inseguimento, in un nuovo taglio spiccatamente trash, il momento della vendetta.

E così come la puntina del giradischi viene filmata in - A prova di morte - mentre scende nei solchi di un vinile, il film ci riporta a qualche nostra atavica esigenza, magari un po' arcaica, sporca, graffiata, come l'ascolto di quel Juke Boxe; invero genuina, viva, oltre le righe ...ma in equilibrio. Come questa (più Tarantiniana del solito) ineccepibile prova d'Autore.

Giulio


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