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Quando Echeleon diventa come Hal 9001


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Improbabile ed eccentrico come il suo nome e il suo cinema, Daniel John Caruso Jr ha il vizio e il vezzo di puntare molto alto. Non fa eccezione il suo ultimo Eagle Eye , in cui il tutto è peggiorato da un'entità che controlla semafori e traffico - ed è il suo potere più scarso - e che ha pensato bene, come capita spesso alle macchine nei film, di prendere consapevolezza di sé e di salvare il mondo distruggendolo. Un po' la dottrina Bush-Cheney, ma perseguita con ancora più ottusa perseveranza, se possibile. Sceglie ancora il suo attore-feticcio Shia LeBoeuf, faccia da eroe nerd e tendenza a mettersi nei guai (sul set) per un rapporto con la tecnologia devastante: nei Transformers la sua macchina diventava robot, in Disturbia , remake de La finestra sul cortile , i suoi dispositivi di visione erano puntati nel momento giusto al posto sbagliato, qui un computer lo rende un pericoloso terrorista, nonostante lui sia solo capace di far fotocopie al Copy Cabana (nome geniale, l'unica intuizione di un film assurdo) e spellare a poker i suoi colleghi poco svegli. Questo super pc si chiama ARIA, esce dalla mente dal fratello, un soldato cervellone che sognava un sistema ipertecnologico per difendere il suo paese: peccato che le macchine tendano a prendersi drammaticamente sul serio, e così lo scapestrato Shia e la bella e sobria madre single Michelle Monaghan, si trovano incastrati in un autocomplotto che altro non è che una strategia della tensione moderna.

Bella idea, in fondo, seppur non molto originale: il soggetto di Spielberg è un furto a Kubrick, il complotto di un sistema statale schiavo di un hard disk troppo sviluppato fa parte di un genere che vede War Games come antenato. Il problema è la regia di D.J. Caruso, costante esercizio di stile che non disdegna ogni tipo di effetto speciale, narrativo e visivo. Lo spettatore raggiunge la saturazione dopo venti minuti, sconfitto dall'eccesso, dalla grottesca mancanza di senso del ridicolo (il finale è imbarazzante), dalle incoerenze di sceneggiatura e da coincidenze troppo improbabili persino per un pc impazzito.
E seppur parliamo di fantascienza probabile, di un'ipotesi di futuro possibile, un minimo di realismo o almeno razionalità servirebbe per rimanere nel film. Che invece scappa via come i due protagonisti, ossessivamente, provano a fare. Tentazione che viene, dopo la prima metà della pellicola, anche a chi guarda.

Boris Sollazzo
Fonte: http://www.liberazione.it/
20.02.2009


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