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Tao
 Tao
Illustrious Member
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Sul Magic bus in Alaska sognando un altro mondo

Il panorama americano è selvaggio come la rivolta dei giovani; la «soluzione finale» in Italia; vivere alla grande, ma per una manciata di giorni; l'umanità non sa più essere generosa; perchè anche la nostra pubblicità è deprimente «Into the Wild», il nuovo film da regista di Sean Penn, è un lungo viaggio nel paesaggio dell'immaginario americano. Ispirato alla storia vera di Chris McCandless, che scompare nella «wilderness» per contestare il mondo, sogno di un'innocenza della natura

Quando era a Roma, alla Festa del cinema, Sean Penn parlando di Into the Wild aveva detto: «Mi piacerebbe che spingesse i più giovani a uscire dalla 'pigrizia' del mondo occidentale. Il che non vuol dire mettere in pericolo la propria vita ma far battere più velocemente i loro cuori». Into the Wild infatti racconta la storia vera di Christopher McCandless, ragazzo di buona famiglia che scompare all'improvviso nello sterminato paesaggio americano. Brucia i soldi che ha in tasca, taglia le carte di credito e dona tutti i suoi averi all'Oxfam, un'associazione non governativa contro la povertà. Lo ritroveranno due anni dopo dei cacciatori sul suo «Magic bus» nei boschi dell'Alaska, morto da due settimane. Intanto era diventato Alexander Supertramp, supervagabondo, il nome con cui attraversa stati e avventure correndo ostinato alla sua meta. L'Alaska, la wilderness che è sogno impossibile di purezza incontaminata e solitudine contro la società delle cose. Ma da cosa fugge questo ragazzo solitario? Dall'ipocrisia dei genitori (William Hurt e Marcia Gary Harden)? Dal «potenziale» giovane-di successo che avrebbe potuto essere?
All'origine c'è il best seller di Jon Krakauer, romanzo di quelli definiti «di formazione», che per questo si leggono a scuola e tra i giovani. Il senso del viaggio di Chris/Alexander vorrebbe essere questo. Sean Penn, solo regista, lo immerge nella mitologia dell'immaginario americano, la strada, la frontiera perenne sfidata dai pionieri e dai «vagabondi» che correvano nei vagoni merci parlando di anarchia, uguaglianza, lotta di classe...

Gli wobblies di Frank Little e gli eroi della ballate di Dylan. La macchina da presa respira nell'orizzonte, l'occhio è stregato da una bellezza che è qualcosa in più dell' inebriante magnificenza dei luoghi: è una geografia personale di letture, film, musica, Jack London, Thoreau, Tolstoj, i libri che accompagnano McCandless e le muse di Penn. É l' on the road della beat generation, chi come la vecchia coppia hippie che vive su un camper colorato pure se Penn è già distante nella generazione da Kerouac. Ma lo è anche da uno come Chris. Forse è per questo che Into the Wild sembra più pacificato, alla durezza dei rapporti umani e sociali che l'attore/regista aveva descritto in passato si sostituisce uno stato di contemplazione quasi totale, il paesaggio come il vero spirito d'America. Rispetto a film come Tre giorni per la verità, Indian Runner, The Pledge - La promessa, Into the Wild è più immenso che drammatico (la fotografia è del francese Eric Gauthier, collaboratore di Carax, Assayas e Walter Salles), perché è il paesaggio l'oggetto d'amore. L'individualismo del supevagabondo è un segno del contemporaneo ma mal si accorda a Penn artista non allineato, che prende posizione contro Bush e la guerra mentre la wilderness di Chris fa sì che non si accorga nemmeno, gettando una veloce occhiata alla tv, che il suo paese è in guerra, ha invaso e bombardato l'Iraq. É davvero lotta contro la società questa? O l'innocenza della natura selvaggia è solo un ennesimo mito ormai da studio televisivo pure se Chris non è il personaggio herzoghiano di Grizzly Man? In fuga dalla società il ragazzo non ha mai tempo. Non sa accorgersi delle persone, non si ferma a fumare uno spinello e nemmeno a fare l'amore con quella ragazzina sottile che suona la chitarra ... Non sa rinunciare a sé stesso come invece il vecchio che vorrebbe adottarlo (un commovente Hal Hoollbrook). Solo alla fine si accorge che la felicità ha senso se la si divide con qualcun altro. Come anche i sogni, le utopie, la ribellione al mondo.

CRISTINA PICCINO
Fonte: www.ilmanifesto.it/
Link: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/25-Gennaio-2008/art67.html
25.01.08


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