In America:uomini, topi, fame e furore.

John Steinbeck (1902 - 1968) scrittore americano, Nobel nel 62, con una lunga e dura esperienza nata dai disparati mestieri che fece (imbianchino, bracciante, raccoglitore di frutta, giornalista ...) negli anni della grande depressione.
Ciò ha gli ha impresso un'impronta indelebile su vita e opera.
Dopo un esordio incerto e piuttosto convenzionale ( La Santa Rossa, 1929. I pascoli del cielo, 1932... ambientati tra i contadini californiani), Steinbeck ottiene notorietà con Pian della Tortilla (1935): storia di un gruppo di paesani di Monterey.
Una delle opere più mature arriva nel 37: Uomini e topi, narra le vicissitudini di due diseredati che si ribellano alla loro umiliante condizione.
Nel 39: Furore, il romanzo ritenuto il capolavoro, il suo libro più forte e tenero, violento e compassionevole, specchio delle sofferenze e della tragedia che sta per iniziare proprio quando viene pubblicato.
E' la storia covulsa, nella sua provvisorietà, e dolente di una famiglia di agricoltori senza più terra che emigra, in cerca di qualsiasi lavoro che tolga dalla fame, in California, dove subisce privazioni, angherie e umiliazioni di ogni genere nella lotta per l' esistenza e la dignità, contro una società egoista, chiusa e ostile.
Talvolta Steinbeck scivola in un populismo manierato, che ne limita in parte il valore, nella denuncia della civiltà industriale contrapposta al suo fortissimo attaccamento alla terra e alla natura, nella loro potenza ancestrale.
Ma lo riscatta la capacità di una narrazione colorita di spontaneità e immediatezza concreta d' espressione, con i suoi chiaroscuri, di ironia tra le righe e di ottimismo, tipicamente americani.
Del 42 è: La luna è tramontata, sulla resistenza in Norvegia e di dieci anni dopo, nel 52, è: La valle dell' Eden, in cui si intrecciano e scontrano le complesse vicende di famiglie e generazioni, nella valle accogliente e ostile, benedetta e bestemmiata dagli uomini.