Urgenze sovversive....
 
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Urgenze sovversive. “Perché la pazienza ha un limite, Pazienza no”


Davide
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Stefano Cristante, Andrea Pazienza e l’arte del fuggiasco. La sovversione della letteratura grafica di un genio del Novecento, Mimesis edizioni, Milano-Udine, 2017, pp. 214, € 16,00

Stefano Cristante, nel suo saggio dedicato ad Andrea Pazienza, ha sicuramente il merito, tra gli altri, di evitare la trappola della mitizzazione dell’artista da lui indicato come «portatore di una filosofia prevalentemente nichilista, e tuttavia capace di spargerla nei suoi testi senza rimuginazioni e lamentazioni, costruendo i dialoghi e i monologhi in modalità esperta e sofisticata» (p. 172).

Nonostante la tendenza di Pazienza a definirsi un disegnatore indolente, in realtà in una decina d’anni ha prodotto parecchio materiale. Questa propensione dell’artista a descriversi svogliato deriva forse dall’ambiente di fine anni Settanta entro il quale si trova a vivere, decisamente ostile ad obblighi, contratti, scadenze e più in generale a tutto ciò che odora di lavoro.

CONTINUA QUI https://www.carmillaonline.com/2017/09/16/urgenze-sovversive-perche-la-pazienza-ha-un-limite-pazienza-no/


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olmo
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Bisogna aver amato il suo disegno, essere trasportati dal suo segno per capire la grandezza del personaggio, la straordinaria varietà di codici linguistici e narrativi di cui disponeva erano altrettanto superlativi.... un meraviglioso artista-poeta italiano.


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Tibidabo
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olmo;235310 wrote: Bisogna aver amato il suo disegno, essere trasportati dal suo segno per capire la grandezza del personaggio, la straordinaria varietà di codici linguistici e narrativi di cui disponeva erano altrettanto superlativi.... un meraviglioso artista-poeta italiano.

Sí, però avrei voluto vedere cosa sarebbe diventato da grande.
Dal punto di vista politico era abbastanza inconsapevole anche se qualche espressione di una vaga tendenza, per esempio con le vignette su Pertini, c'era stata.
Ma non si capiva bene come la pensasse o se effettivamente "pensasse" e non si limitasse a dei giudizi vagamente moralistici come appunto su Pertini ma anche su Craxi, Andreotti etc
Era un poeta in Pompeo, nelle vignette, nelle storielle sulle vacanze e in quella sui soldati che si perdono nel deserto marocchino durante la seconda guerra mondiale.
Bellissima però è solo compiaciuto disimpegno esistenziale dove, improvvisamente ma non a caso, si chiude con un finale amarissimo che prefigura il progressivo inarrestabile spiaggiamento di tutta la sinistra dei movimenti che avveniva proprio in quegli anni. Ma anche, soprattutto, il suo.

Avrebbe fatto di più o si sarebbe rinchiuso nelle sue fantasie private?
Si fosse liberato dall'eroina si sarebbe magari imborghesito?
Sarebbe andato a vendere armi in Africa come l'altro celebre enfant prodige tanto anti borghese ma senza alcuna prospettiva rivoluzionaria?

Personalmente mi sono scocciato dei grandi talenti, dei sensibili poeti e degli immaginifici narratori.
Cerco innanzitutto la voglia di libertà ossia la disposizione al conflitto, alla denuncia del potere alla quale "deve" seguire la lotta e anzi, mi stupisce molto che la gente ancora ami rinchiudersi nei bamboleggiamenti di un'arte che senza ribellione resta fine a se stessa.
Con l'aggravante imperdonabile per AP, nel mio modo di pensare, che nonostante fosse stato dotato da Dio di un grande talento, nonostante avesse una moglie verso la quale aveva comunque dei doveri affettivi, si era lasciato andare alla tossicodipendenza fino a morirne.

Questo è il motivo per il quale ammiro Frank Zappa come uomo e non solo come artista.


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olmo
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DesEsseintes,
dov'è in musica o in un'altra forma d'arte che io possa vedere o ascoltare LA TUA (fatta da te!) espressione artistica come "voglia di libertà ossia la disposizione al conflitto, alla denuncia del potere alla quale deve seguire la lotta ecc. ecc.", altrimenti siamo nel regno del "bamboleggiamento fantastico" di qualcosa che dovrebbe esserci ma non si sa come FARLO, al di là delle chiacchere che ci possiamo scambiare.


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Tibidabo
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olmo;235313 wrote: DesEsseintes,
dov'è in musica o in un'altra forma d'arte che io possa vedere o ascoltare LA TUA (fatta da te!) espressione artistica come "voglia di libertà ossia la disposizione al conflitto, alla denuncia del potere alla quale deve seguire la lotta ecc. ecc.", altrimenti siamo nel regno del "bamboleggiamento fantastico" di qualcosa che dovrebbe esserci ma non si sa come FARLO, al di là delle chiacchere che ci possiamo scambiare.

Ma di cosa straparli... 😀

Stai dicendo che un fruitore non deve parlare di arte e/o non può permettersi di criticarla se non la sa fare?
Ti renderai conto che hai detto una castroneria ridicola, spero.

Ogni tanto sbarellate, dev'essere in coincidenza coi cambi di stagione.


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olmo
 olmo
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No, non ho detto quello che tu speri che io abbia detto.
Ho detto che la "prospettiva rivoluzionaria come attacco al potere" nell'arte è solo un elemento ( per lo più di derivazione novecentesca ) del fenomeno ARTE, che hai TUTTO IL DIRITTO DI CERCARE, ma non RISOLVE IL FENOMENO STESSO, restano nell'ambito del personale (Zappa non ha di certo cambiato il pensare "dell'america" ma era una antenna del cambiamento in atto) o al massimo dell'agire di un gruppo anche se ideologico (visto la parabola delle avanguardie nel socialismo reale).
Neanche le varie forme di "sovversione" nell'arte sono riducibili all'atto rivoluzionario verso un potere costituito altrimenti Velasquez, Tiziano, Raffaello,
Rubens fino a Bacon non sarebbero artisti perchè non rivoluzionari nel senso novecentesco del termine.


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Tibidabo
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olmo;235317 wrote: No, non ho detto quello che tu speri che io abbia detto.
Ho detto che la "prospettiva rivoluzionaria come attacco al potere" nell'arte è solo un elemento ( per lo più di derivazione novecentesca ) del fenomeno ARTE, che hai TUTTO IL DIRITTO DI CERCARE, ma non RISOLVE IL FENOMENO STESSO, restano nell'ambito del personale (Zappa non ha di certo cambiato il pensare "dell'america" ma era una antenna del cambiamento in atto) o al massimo dell'agire di un gruppo anche se ideologico (visto la parabola delle avanguardie nel socialismo reale).
Neanche le varie forme di "sovversione" nell'arte sono riducibili all'atto rivoluzionario verso un potere costituito altrimenti Velasquez, Tiziano, Raffaello,
Rubens fino a Bacon non sarebbero artisti perchè non rivoluzionari nel senso novecentesco del termine.

Ok, adesso scrivi cose ragionevoli sulle quali si può discutere.

Ti ricordo, e poi abbandono la polemica, che avevi scritto:

"dov'è in musica o in un'altra forma d'arte che io possa vedere o ascoltare LA TUA (fatta da te!) espressione artistica come "voglia di libertà ossia la disposizione al conflitto"

....che ovviamente non ha senso.

Comunque:

1) ammiro Zappa perché era un talento purissimo e NON si drogava.
Poi ci si può anche drogare secondo me, basta non coinvolgere altre persone e essere in grado di limitare l'esperienza a qualche occasione, non farne una dipendenza il che però è difficilissimo per quelle più pesanti come dimostra la vicenda di AP

2) per cortesia dimmi dove diavolo ho scritto che l'aspetto della ribellione esaurisce l'espressione artistica.
Inoltre ho sempre detto che l'arte la fanno i fruitori con la loro ermeneutica e non tanto l'artista che spesso non è pienamente consapevole.
Intanto visto che citi Velazquez riconoscerai la differenza che c'è con Van Dyck che pure era assolutamente allo stesso altissimo livello tecnico dello spagnolo, lavorava nello stesso periodo e negli stessi ambienti.

3) le arti non sono uguali e i contesti in cui opera l'artista possono essere molto differenti.
Alla corte degli Asburgo non puoi certo fare il rivoluzionario però puoi metterci del tuo in misura diversa, puoi o non puoi guardare con i tuoi occhi e interpretare in maniera autonoma anche se si suppone fortemente influenzata.
Ma Velazquez, El Greco, De Miranda sono una cosa, Van Dyck e a un livello un po' più convenzionale Rigaud (ritrattista a Versailles) sono un'altra.
Ma soprattutto pittura, musica, scultura, architettura sono una cosa, letteratura e teatro sono un'altra.
Pazienza aveva uno splendido talento e lo seguivo quando le storie uscivano in prima edizione ma per un narratore di storie OGGI è indispensabile raggiungere un livello di consapevolezza che sia anche politico.

3) per quanto riguarda il fruitore direi che non ha veramente scuse.
Deve saper coltivare una sensibilità e una competenza verso le forme più strettamente artistiche dell'espressione ma non si può più limitare alla "estetica" otto-novecentesca.
Oggi è l'epoca in cui l'arte INTESA NEL MOMENTO DELLA FRUIZIONE deve essere ribellione quantomeno nell'approccio ermeneutico che deve ("deve") essere in grado di decostruire senza pietà e senza lasciarsi irretire dalle lusinghe del bello "nostalgico" fine a se stesso.


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