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«Cacceremo l'Agip dalla Nigeria»


Tao
 Tao
Illustrious Member
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I ribelli del Mend minacciano l'azienda italiana: distruggeremo completamente l'impianto di Brass

Piuttosto uccidiamo gli ostaggi «Non vogliamo soldi in cambio dei rapiti. Piuttosto li uccidiamo. Il governo della Nigeria deve accettare le nostre richieste»

«Cacceremo l'Agip dalla Nigeria». I ribelli del Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend) - che dal 7 dicembre scorso tengono in ostaggio i tre tecnici italiani Francesco Arena, Cosma Russo, Roberto Dieghi e il libanese Imad Abed - lanciano una vera e propria dichiarazione di guerra al «cane a sei zampe». Con un'e-mail al manifesto (il cui testo integrale pubblichiamo qui accanto), il portavoce del gruppo Jomo Gbomo sferra un violentissimo attacco contro la società italiana. «I funzionari dell'Agip che sostengono che stiamo chiedendo un riscatto in denaro sono solo dei criminali», scrive il Mend, sottolineando quindi che il gruppo che rappresenta ha rivendicazioni squisitamente politiche. Come ha poi confermato in un messaggio successivo inviato agli organi di stampa internazionali (manifesto compreso), Gbomo sostiene di respingere categoricamente l'eventualità di un riscatto. «È contro sia le leggi italiane che quelle nigeriane». Con una circonlocuzione dai toni un po' sinistri, il portavoce del gruppo intima all'Agip di non intraprendere la strada dell'offerta di denaro. «Piuttosto che liberarli in cambio di un riscatto, li uccideremo». Quindi i ribelli del Delta ribadiscono le loro richieste «incondizionate», avanzate fin dal giorno del sequestro dei tecnici: sostanzialmente, il rilascio di quattro persone originarie della regione incarcerate dal governo centrale, a cominciare dall'ex governatore dello stato di Bayelsa Diepreye Alamieyeseigha (in prigione con l'accusa di corruzione) e da Alaji Dokubo-Asari, leader di un altro gruppo ribelle attivo nel Delta fino all'anno scorso.

Nel suo messaggio al manifesto, Gbomo chiarisce alcuni punti rispetto al sequestro e fornisce qualche indicazione sulle prossime mosse del suo gruppo: «Non abbiamo preso quelle quattro persone per caso. Le nostre fonti di intelligence ci avevano detto che Francesco Arena, il manager della Swamp area, era un buon obiettivo». Il portavoce dei ribelli anticipa poi un ulteriore assalto contro l'impianto di Brass in cui è avvenuto il rapimento: «Attaccheremo di nuovo l'installazione dell'Agip, questa volta per distruggerla». Quanto al rilascio degli ostaggi, il gruppo si dice pronto a tenerli anche un anno. Con una distinzione: «In marzo, potremmo liberare il libanese».

I tempi per il rilascio degli ostaggi sembrano quindi allungarsi. Nessuna trattativa pare sia stata attivata con i sequestratori, né da parte dell'Agip né da parte del governo nigeriano. O meglio: il Mend sostiene che la società italiana ha tentato di approcciare qualche intermediario per ottenere la liberazione dei suoi quattro tecnici in cambio di soldi. Ma aggiunge anche che una tale iniziativa, che in passato aveva portato alla risoluzione di diversi casi di sequestro, è solo controproducente. Con le sue minacce di morte, vuole indicare chiaramente all'Agip che quella strada non è percorribile.

Il gruppo ribelle sembra aver impresso una decisa accelerazione alla guerra a bassa intensità che da anni si combatte nel Delta del Niger, la regione produttrice del greggio nigeriano (2,5 milioni di barili al giorno) lasciata nel più totale abbandono dal governo centrale di Abuja. Con le loro richieste incondizionate, con i loro attacchi all'autobomba - l'ultimo solo tre giorni fa, contro un edificio dell'Agip e uno della compagnia olandese Shell - gli uomini del Mend hanno dato seguito alle minacce che da alcuni mesi brandivano contro le multinazionali del petrolio: «Porteremo la guerra totale nel Delta».

Quanto al governo nigeriano, difficilmente potrà accogliere le richieste dei ribelli: con l'approssimarsi delle elezioni generali dell'aprile prossimo, il presidente Olusegun Obasanjo non può mostrare la minima debolezza. I suoi tentativi di comprare la docilità di gruppi attivi nel Delta promettendo un piano Marshall per la regione (con investimenti a pioggia e la costruzione di una faraonica autostrada) sono miseramente falliti. La diffidenza nei confronti del governo centrale, in un periodo in cui la stessa Federazione nigeriana appare di fronte a un bivio (quello d'aprile è il primo passaggio democratico di presidente), sembra prevalere. E nel muro contro muro tra il Mend e l'esecutivo di Abuja rischiano di rimetterci i tecnici rapiti, la cui cattività appare destinata a prolungarsi inesorabilmente.

Stefano Liberti
Fonte: www.ilmanifesto.it
21.12.06


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kino
 kino
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Non si può succhiare con avidità le risorse petrolifere di un paese come la Nigeria e ridurre la popolazione che è proprietaria di questi beni alla miseria solo perchè compagnie petrolifere come l' agip possano lucrare indisturbate sulla pelle migliaia di cittadini.
Quindi quello che dicono i ribelli del Mend, riguardo i funzionari dell'agip non può che trovarmi d'accordo, ma purtoppo tali criminali sono talmente potenti che nessuna legge al mondo può fermare simile criminali che pur di raggiungere i loro interessi sono disposti a tutto.
Quale altra alternativa per continuare la loro VITA degnamente si possono aspettare se non la lotta per la VITA, visto che l'agip non gli ha dato altra scelta.


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