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addio signora Thatcher, ma i danni restano


paolodegregorio
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- addio signora Thatcher -
di Paolo De Gregorio, 9 aprile 2013

Il “liberismo” così caro alla Lady di ferro, in modo erroneo e strumentale è associato al concetto di libertà e di democrazia e, ancora oggi, nonostante i disastri dell’economia liberista globalizzata, viene considerato come l’unico sistema possibile.
Per sostenere la filosofia liberista la prima motivazione messa in campo è quella del disastro delle economie pianificate, in genere da regimi comunisti o dittatoriali, e quindi si ritiene che l’unica alternativa sia l’attuale sistema, di cui oggi fanno parte tutti i più forti paesi del mondo, Cina compresa.
Ma questo famoso “liberismo”, nella pratica politica della signora Thatcher, si tradusse semplicemente nell’affidare a speculatori e capitalisti privati settori tradizionalmente gestiti dallo Stato, dalla sanità alle ferrovie, aumentando il peso della classe capitalista, tagliando diritti acquisiti dai lavoratori, facendo scadere la qualità e la sicurezza dei servizi.

Più semplicemente il “liberismo” dà tutte le libertà alla classe capitalista e toglie alle masse lavoratrici diritti e ritmi di lavoro umani, ottenuti in tanti anni di lotte, offrendo solo lo status di schiavi salariati, precari, con una prospettiva di pensione sempre più irraggiungibile e misera.
Definire questo sistema economico “democrazia” è veramente una porcata, anche perché tutto il sistema mediatico che fabbrica il pensiero unico è in mano di singoli capitalisti o a gruppi multinazionali, che del resto hanno le mani sul gioco del calcio, sulla musica, sulla moda.
Il liberismo globale odierno ha come obiettivo il “governo mondiale” della economia, accentrando in poche mani il controllo delle materie prime, dei commerci, dei cereali, delle sementi, del petrolio, dell’oro, dei diamanti, obiettivi sostenuti dalla grandi banche d’affari e dallo strapotere militare americano, che è dietro ogni operazione neocolonialista camuffata da lotta al terrorismo o sostegno all’espandersi alla demokrazia.

Comunque questo SISTEMA, che sembra così potente e invincibile, presto dovrà fare i conti con una situazione globale in cui i ricchi sono pochi e sempre più ricchi, e masse sterminate di precari, disoccupati, operai con salari da fame, pensionati sotto il livello di povertà.
Siamo sull’orlo di un baratro sociale e ambientale in cui molte persone diventeranno pericolose perché non hanno nulla da perdere, perché non vedono un futuro, se non una vita da schiavi, e per di più precari.

Sia il liberismo che il comunismo, nella loro versione non teorica ma pratica, hanno in comune l’esigenza di avere grandi masse di schiavi salariati da comandare a bacchetta.
L’unica rivoluzione democratica è quella che prevede che tutte le merci possono essere prodotte da singoli, artigiani, da famiglie, da piccole cooperative, escludendo ogni forma di schiavitù salariata, da buttare nella pattumiera della Storia perché crea lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’umiliazione di chi deve solo obbedire, sistema da sostituire con l’unico modo umano di produrre che si basa sull’autogestione e sulla collaborazione di tipo cooperativo.
Nella nostra economia, in molti settori è già possibile sottrarsi alla schiavitù salariata, alla precarietà connessa al lavoro dipendente, e cercare collaborazione con persone capaci di lealtà, di dialogo, di impegno, di fare squadra, di dare e avere fiducia, di amicizia.
L’esatto contrario di ciò che si chiede ad un servo salariato: ossia la delazione, il crumiraggio, la gerarchia, la diffidenza, lo straordinario, la ruffianeria.
Il liberismo, dal punto di vista opposto a quello capitalista, si chiama autodeterminazione, autogestione, progetto di una vita diversa, di diversi valori, cultura tutta da costruire e da praticare.

Il thatcherismo oggi domina nel mondo e soltanto gli stupidi non si accorgono che questa logica sta creando disastri di grande portata, sociali e ambientali, e che bisogna proprio cambiare strada altrimenti la legge della giungla sostituirà queste fasulle democrazie.
Paolo De Gregorio


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Georgejefferson
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Che belle le poesie alla vendola,danno emozioni,non importano le miriadi di eventualita,i numeri,la questione moneta,le assimetrie culturali..nulla.Basta una bella frase ad effetto poetica e via l'applauso in stile ballaro.

Autodeterminazione,bello ci sto ritengo anche io.

Ma a quale livello numerico?Di borgo?Di comune?di provincia?di continente?

Chiuse negli scambi o aperte?Baratto o moneta?

Se Baratto quale unita di misura condivisa?E'condivisibile o la sia attua con coercizione?E se non e' condivisibile ok,amici come prima?E poi che si fa?

Se Moneta che tipo?Con sottostante quindi azzeriamo tuttw le proprieta per partire ad armi pari?E se anche e se chi resta indietro non ce la fa perche nato con meno talento?Si concede lo stesso sussistenza per diritto condiviso?E se tanti non "condividono"?

E se moneta fiat chi la emette?Una amministratore che svolge ruolo di rappresentanza?E chi lo controlla?quali leggi a controllo?A suffragio universale o sorteggio per evitare conflitti di interesse?

E se si garantisce sussistenza a chi resta indietro,se pur minore dei talentuosi,e poi nascono parassitismi e clientelismi?Quali strumenti di controllo?

E se nascono monopoli di truffatori,quali strumenti anti trust?

E le tasse?Meglio il volontariato degli arricchiti "del talento"?

E se tasse,chi garantisce onesta ed etica e controlle di chi le gestisce..e quale livello di tasse?

Potrei continuare..ma si sa..millenni di conflitti sociali ed economici si possono soprassiedere.L'uomo e'ormai umanizzato e basta una bella poesi alla vendola e via di applausi.Basta un click.


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paolodegregorio
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la poesia alla Vendola mi mancava. Ma guarda che io non toccato i temi che tu elenchi e le deduzioni sono tue. So benissimo che non è questione di poco tempo,

Per me quello che conta che individualmente non si voglia più fare gli schiavi salariati. Poi dipenderà da quanti arriveranno a questa conclusione, e in quanto tempo si raggiungerà eventualmente una massa critica.


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Georgejefferson
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Speriamo Paolo


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