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Ago 2012-Egitto,nuovo governo-Militari e Fratelli Musulmani


marcopa
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Fratelli musulmani e militari, l'Egitto ha il suo Governo

di Ugo Tramballi
03 agosto 2012

I Fratelli musulmani prendono ministeri importanti ma ai militari restano quelli che garantiscono il controllo della nazione; come il presidente, anche il nuovo primo ministro è della fratellanza ma "l'autorità legislativa" resta nelle mani dei militari. Il Governo che ha giurato ieri è un esempio quasi perfetto di compromesso storico fra i due principali protagonisti della scena egiziana.

Non era esattamente questo che desideravano i giovani della coraggiosa rivolta di piazza Tahrir. In un certo senso se l'unità di misura sono ancora quelle aspirazioni di democrazia, la loro è una sconfitta. Ma da allora le cose sono cambiate e il compromesso fra islamisti e militari è stata la cosa più intelligente che si potesse fare nell'Egitto di oggi, ancora carico di tensioni e in attesa di una ripresa economica. Per un futilissimo motivo - la maglia di un musulmano rovinata da uno stiratore cristiano - in una cittadina a Sud del Cairo, è scoppiata una battaglia settaria con un morto e una quindicina di feriti.

«Dobbiamo smettere di chiederci chi sia copto, musulmano o salafita. Quel che vedo è che siamo tutti egiziani», dice Hisham Qandil, il nuovo premier, dopo aver giurato davanti al presidente Mohamed Morsi. Ma Morsi e Qandil sono della fratellanza, come i quattro ministri di Educazione, Edilizia, Gioventù e Informazione (nemmeno il nuovo Egitto è capace di rinunciare a questo dicastero il cui compito è sempre stato disinformare e sottomettere la stampa). Il ministro degli Affari religiosi non è della fratellanza ma è sempre il presidente di al-Azhar, l'Università islamica più importante del sunnismo. Per affermare la vocazione islamista delle scelte di Morsi e Qandil, come suo vice il nuovo premier potrebbe scegliere Khairat al-Shater, il vero leader politico della fratellanza.

Di donne ce ne sono solo due: Nagwa Khalil agli Affari sociali e Nadia Zakhari alla ricerca scientifica: la quale è forse l'unica copta del nuovo esecutivo. Se ve ne sono altri, non ci sono comunque personalità riconosciute della comunità cristiana. E non ci sono neanche autorevoli rappresentanti del terzo fronte: quell'eterogenea e rissosa brigata di liberali moderati e radicali, socialisti, marxisti, nasseriani identificabili col nome di "civili": nel mondo arabo non si usa "laico".
La gran parte dei 35 ministri è comunque formata da tecnici che dominano sui politici puri. Quasi tutti, anche i politici, hanno un curriculum professionale legato al dicastero del quale sono responsabili. Poi vengono i militari e i ministri del loro vecchio Governo, confermati anche nel nuovo. Occupano i gangli del sistema.

Naturalmente il generale Tantawi, capo del Consiglio superiore delle forze armate, confermato alla Difesa (sempre lui: prima, durante e dopo la rivoluzione); il generale Ali Sabri alla Produzione militare; il generale Ahmed Jamal al-Din agli Interni. Agli Esteri e alle Finanze restano Mohamed Kamal Amr e Muntaz al-Said. Li avevano già scelti i militari nel precedente governo.

Questo significa che oltre alla sicurezza dei confini nazionali, il controllo poliziesco interno, i servizi segreti, le prigioni nelle quali sono ancora detenuti diversi dissidenti, restano nelle mani dei militari, senza controllo civile. Anche sulla politica estera il presidente e il premier islamisti dovranno confrontarsi con i militari, i loro ministri o più semplicemente lo Scaf che esiste ancora: dentro e al di sopra del Governo. La presentazione della nuova carta costituzionale, probabilmente dopo il mese di Ramadan alla fine di agosto, sarà un'interessante verifica della tenuta del compromesso egiziano fra islamisti e militari.

Fonte www.sole24ore.com


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marcopa
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Fiumi di parole in questi giorni sull' Egitto, ma nessuno ricorda il percorso che dall' inizio del 2011 ha portato fino al luglio agosto 2013.

Sia chiaro, io non ho seguito se non distrattamente la vicenda egiziana, ma qualcosa ricordavo.

Così ho fatto qualche ricerca con Google ed ho avuto la conferma ad impressioni vaghe che conservavo.

I militari non hanno mai abbandonato completamente il potere politico in Egitto.

Mubarak uscì di scena l' 11 febbraio 2011 e dal qual giorno un governo non guidato dai militari è arrivato solo nell' agosto 2012 e come si legge nell' articolo riportato, è un governo nato da un compromesso.

Nei mesi precedenti i militari hanno guidato l' Egitto e nel novembre 2011 ci furono 40 morti in incidenti di piazza, 1500 feriti, e il governo in carica dette le dimissioni al presidente della repubblica che probabilmente era sempre il generale Tantawi, che arrivò in quel ruolo alle dimissioni di Mubarak dopo essere stato ministro della Difesa nell' ultimo governo imposto dal dittatore.


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marcopa
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Cosa copre la crisi egiziana ?

La crisi egiziana sembra che abbia sancito una differenza netta di atteggiamento tra Arabia saudita e Qatar.

Il Qatar era nell' angolo: fuori i Fratelli dall' Egitto, in Siria Jarba, appoggiato dai sauditi, capo dell' opposizione.
Sempre in Siria ormai evidente che i jihadisti sono una parte predominante dei gruppi armati e sono DICHIARATAMENTE APPARTENENTI AD AL QAEDA.

I Fratelli Musulmani egiziani sono andati allo scontro diretto ed hanno messo in difficoltà l' occidente che da decenni aveva buoni rapporti con l' esercito egiziano.

Hanno invece fatto uscire dall' angolo Qatar, Turchia e Tunisia, governi guidatiI dell' islamismo politico che stavano in difficoltà.

Le ipotesi non provate e la fantapolitica non mi piacciono, ma questi paesi erano nell' angolo e sono tornati al centro della scena.

Quello che possiamo fare è questo

- Ricostruire la vicende egiziana dal gennaio 2011 ad oggi, cosa che non è stata fatta. Come ci diceva nell' agosto 2012 Ugo Tramballi, i militari non hanno mai abbandonato i ministeri della Difesa, degli Interni e degli Esteri.

- Ricordare che in Siria al Qaida è alleata dell' Occidente, e quando leggete al Nusra ricordate che è una creazione di al Qaeda.


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marcopa
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Riporto anche qui di seguito il commento che ho fatto al post di Pietro Ancona "Il manicheismo d' Egitto". Dico cose già dette nei miei commenti precedenti, ma forse messe in modo diverso.

marcopa

Caro Pietro,
dici alcune cose giuste e altre che non condivido.

I militari erano al potere con Moubarak, sono stati al potere durante la transizione dal febbraio 2011 all' agosto 2012 e sono rimasti al potere da quel momento ad ora.

Come ha spiegato Ugo Tramballi nell' agosto del 2012 sul Sole24ore, nel nuovo governo, nato 40 giorni dopo la proclamazione di Morsi come presidente e sei mesi dopo le elezioni politiche del gennaio 2012, non sono usciti di scena, ma hanno mantenuto i posti chiave di ministro della Difesa, degli Esteri, degli Interni.

Morsi è andato al potere facendo un accordo con i militari, un compromesso.

I militari egiziani non sono nuovi a uccidere chi manifesta, nel novembre 2011 morirono 40 persone e 1.500 rimasero ferite.

Quindi i Fratelli Musulmani hanno sempre accettato la tutela dei militari. Ora hanno scelto di non accettare la loro mossa.

E' una scelta legittima, ma che potevano fare anche nel 2011 quando invece hanno accettato che la transizione fosse gestita dai militari.

Niente dietrologie, chi spara sui manifestanti è colpevole, non ha scuse.

Ma se i fratelli Musulmani vanno allo scontro frontale con l' esercito che scopo si prefiggono ?

Di fare nuove elezioni ?

Ci arriverebbero anche senza spargimenti di sangue.

Allora perchè portare l' Egitto allo scontro ?

Perchè la Fratellanza Musulmana è una internazionale, dove è presente la Fratellanza Siriana. Ha legami con il leader di Ennahdha, il partito al governo in Tunisia, alleanze con Erdogan, presidente (in difficoltà) turco e il Qatar.

Tutti paesi dove i governi gestiti dall' islamismo politico sono in grande affanno e che in Egitto getteranno benzina sul fuoco.

Ha interesse anche l' Occidente (USA, Gran Bretagna, Francia) ad un eventuale incendio dell' Egitto ? Credo e spero di no.

Ma Qatar, Turchia, Tunisia, Libia, hanno bisogno di "casino" in Egitto.


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