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Aja: a processo distruttore mausolei di Timbuctu'


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http://www.gdp.ch/mondo/mausolei-distrutti-un-processo-storico-id116094.html

Mausolei distrutti: "Un processo storico"
L'Aja manda a processo lo jihadista che distrusse gli antichi monumenti di Timbuctu' (Mali). Mariangela La Manna, docente di diritto internazionale: "Il danno culturale e alla memoria e' enorme".

di Maria Acqua Simi - 31 marzo 2016

Pochi giorni fa la Corte Penale Internazionale (CPI) ha avviato il processo contro Ahmad al-Faqi al-Mahdi membro del gruppo estremista di Ansar Eddine, che all'Aja ha confessato la demolizione di nove antichi mausolei e della celebre moschea Sidi Yahia di Timbuctu', in Mali. Si tratta del primo processo della Corte per "crimini contro la cultura". Ne abbiamo parlato con Mariangela La Manna, Docente di Diritto Internazionale e dell'Unione Europea presso l'Universita' Carlo Cattaneo-LIUC e all'Universita' Cattolica di Milano.

Che valenza ha il processo?
Ha sicuramente una forte valenza simbolica perche' l'imputato rappresenta il primo jihadista a comparire dinnanzi alla Corte. E' molto importante in termini di policy, perche', nell'avviarlo, la Corte ha messo in chiaro che condotte simili sono suscettibili di essere considerate crimini di guerra a norma dello Statuto di Roma, il testo del 2002 che ha istituito la CPI. La distruzione dei mausolei di Timbuctu', rientra, infatti, nella categoria dei crimini di guerra a norma dell'art. 8(2)(e)(iv) dello Statuto. L'inquadramento in questa categoria e' possibile perche' al momento dei fatti in Mali si registrava una situazione di conflitto armato non internazionale, elemento contestuale che caratterizza i crimini di guerra, appunto. Tale conflitto occorreva tra diverse milizie armate di ispirazione indipendentista (come nel caso del Movimento per la liberazione di Azawad, che voleva creare uno Stato tuareg) o di matrice islamista (come Ansar Eddine, il gruppo al quale apparteneva Al Mahdi, che volevano imporre la sharia), che si opponevano al Governo centrale. Attraverso la distruzione dei mausolei sono stati lesi molteplici valori, principalmente storici e religiosi.

Si spieghi meglio...
Le tombe dei santi dell'Islam rappresentavano il biglietto da visita della citta', tanto da farle guadagnare l'appellativo di citta' dei 333 santi. I mausolei non erano solo un'importante testimonianza storica, ma anche un luogo di preghiera, nonche' una meta di pellegrinaggio per i cittadini maliani. La distruzione ha compromesso, quindi, tanto l'aspetto religioso, quanto l'aspetto sociale e culturale della vita dei cittadini di Timbuctu', tanto da spingere il Procuratore della Corte, la sig.ra Bensouda, ad affermare nella sua dichiarazione di apertura del procedimento che le condotte criminali del gruppo Ansar Dine "minano l'identita' stessa degli abitanti della citta'".

Ad essere danneggiati da condotte simili sono tutti gli esseri umani, comprese le generazioni future, perche' il patrimonio culturale e' di tutti, mio, suo, di ciascun lettore del GDP! Questo si evince chiaramente dalle dichiarazioni rilasciate all'indomani di questi drammatici eventi da parte del Chairman del gruppo africano in seno all'UNESCO, che aveva incluso nel novero dei beni considerati patrimonio dell'umanita' quasi tutti i siti distrutti. Dunque, Al Mahdi, che, in qualita' di capo della Brigata per la moralizzazione dei costumi (sic) dirigeva gli attacchi, e' stato sottoposto a procedimento nel 2013. Il 24 marzo, la Camera Preliminare assegnataria del caso lo ha rinviato a giudizio. A margine della decisione si e' verificato un vero colpo di scena, perche' l'imputato ha deciso di confessare, il che apre una serie di interessanti scenari.

Negli anni Novanta diversi militari vennero processati dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia (organo istituito ad hoc dalle Nazioni Unite per perseguire le violazioni commesse nel territorio dal 1991) per avere distrutto alcuni importanti siti culturali come l'antico ponte di Mostar e la libreria nazionale di Sarajevo. Da allora i responsabili di aggressioni al patrimonio culturale hanno pero' quasi sempre aggirato processi e sono rimasti impuniti. Cosa potrebbe cambiare stavolta?

Ci sono tutte le premesse perche' l'esito possa essere diverso, soprattutto alla luce della confessione dello jihadista. Naturalmente, questo non restituira' al popolo maliano e all'umanita' intera i siti distrutti. Servira', pero', a mandare un chiaro messaggio circa il fatto che condotte simili non saranno tollerate e non resteranno impunite.

Questo nuovo processo puo' costituire un precedente utile a futuri processi? (Pensiamo a quanto e' accaduto a Palmira, in Siria, o al Museo di Mosul in Iraq per mano dell'autoproclamato Stato islamico).
Senz'altro bisogna salutare con favore questo procedimento, che puo' avere delle ripercussioni positive con riferimento a condotte non meno gravi rispetto a quelle addebitate ad Al Mahdi, come la distruzione dei siti millenari di Aleppo o Palmira, in Siria, o il museo di Mosul in Iraq. Episodi simili sono sempre piu' frequenti e devono essere adeguatamente repressi. Il vero problema con riferimento a questi episodi, pero', e' che ne' la Siria ne' l'Iraq hanno ratificato lo Statuto di Roma. Perche' la Corte possa avere giurisdizione, infatti, e' necessario che almeno uno tra lo Stato dove si sono verificate le condotte e lo Stato di nazionalita' degli autori delle stesse sia parte allo Statuto. In tutte le altre ipotesi, la Corte puo' intervenire solo se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite opera un referral, cioe' una segnalazione della situazione alla Corte. Tuttavia, considerando che e' altamente probabile che tra i responsabili di queste condotte vi siano anche dei foreign fighters e, cioe', dei combattenti stranieri, questi potrebbero benissimo essere cittadini di uno Stato parte allo Statuto di Roma, il che consentirebbe di aggirare l'ostacolo.

Leggi l'intervista completa sul GdP di oggi:
http://www.e-gdp.ch/giornaledelpopolo/


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