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Alan e Fatemeh, come amarsi ai tempi dell'attacco all'Iran


Tao
 Tao
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La spia Usa che vuol salvare la scienziata di Qom

In natura esistono miriadi umane ma soltanto due tipi di isotopi di uranio: il 238 e il 235. Con quest'ultimo si produce la fissione nucleare. Bombe, se si vuole, per fare esplodere mondi, catene montuose, intere nazioni. Israele, se si vuole. Bisogna però arricchire l'uranio, e questo è ciò che si fa nei pressi di Qom, città teologica a nord di Teheran. Uno dei siti nucleari iraniani, famigerati punti sensibili da cui gli occidentali si attendono partire, ad altezza San Valentino 2012, la guerra nucleare che invererà la profezia maya.
L'agente Cia Alan Guideline non può ricordare il giovane ossuto e ombroso Ruhollah Mustafa Mosavi Khomeini aggirarsi per la polvere di Qom. Alan non era ancora nato, ai tempi, e non avrebbe appreso dell'esistenza di Qom prima del 2006. Era già venerabile e barbuto Khomeini, futura guida del popolo. Negli anni Venti era al fianco del suo maestro al-Karim Ha'iri, a Qom. Vi rimase fino al 1962. La bomba teologica Khomeini è pronta a esplodere ora?

Guideline non si ricorda, a una a una, le torture subite per penetrare nel sito segreto in cui l'intelligence nucleare iraniana stoccava l'uranio acquistato da lui. Il dolore, come in amore, si stempera col passare del tempo. La stanza per gli «accertamenti», un eufemismo di indebita dolcezza, gli era riservata in quanto sospetto. Un locale squallido, nero di pece umana, gomma umana che era sangue coagulatosi alle pareti. Il suo passaporto da infiltrato Cia recitava una falsa cittadinanza australiana. Troppo sospetta per non essere vagliata. Furono due notti di lancinanti ululati dei muezzin e di un agente americano sotto copertura. I massacratori erano capitanati da una donna: l'ingegnere capo del sito nucleare di Fodrow, poco fuori Qom. La donna dietro l'hijab verde marcio, cioè il venerabile velo, era capoprogetto del più avanzato tra i laboratori nucleari iraniani. Alan Guideline non disponeva altro che di pixel da foto satellitari, per identificare a malapena il suo sguardo. Fatemeh Shirannejad era il nome della donna, forse falso, quanto l'amor patrio di Guideline. In effetti non sapeva perché faceva quel mestiere. È difficile, nel corso di un'intera vita, venire a conoscenza di ciò che si desidera. Ci si accontenta di compromessi o di enfasi fasulle, in fatto di piacere. Non è quanto accadde quando Fatemeh si presentò nella stanza delle torture e con uno sguardo altero osservò lo scempio di Alan. Che ritrovò la capacità di vedere, fissando le pupille nere grafite di Fatemeh. Il colpo di fulmine, evento non necessariamente mortale ma comunque doloroso, rendeva nulle le scariche elettriche che impartivano alle carni dell'infiltrato. Venne giudicato idoneo. Alan vantava competenze suppletive in fatto di fissione. Trascorse tre settimane, stoccato come uranio, nel sito di Fodrow, riemergendo per osservare il brillìo delle cupole d'oro delle moschee universitarie di Qom. Era l'amore che aveva modificato i piani di Guideline e la missione della dottoressa Shirannejad. I corpi di Alan e Fatemeh si annodavano disnodandosi, nel respiro affannato, insaziabili nel delirio di carne a due. Facevano l'amore instancabili come lo è l'uranio 235 arricchito al 3-7%, che mantiene costantemente in vita una centrale intera. Esplodevano come pastiglie di uranio 235 arricchito all'80%, che serve per devastare il cuore della Bestia israeliana, secondo le profezie del Mahdi, secondo certe sura coraniche, secondo la follia di Mahmud Ahmadinejad, il sesto presidente della cosiddetta Repubblica Islamica, un ossimoro che non bastava un giubbino da mercato rionale a nascondere. Volevano la Bomba, stavano costruendo la Bomba, volevano annientare la Bestia.

In un sussurro, nel trasporto della follia amorosa, Alan compromise tutto: «Vengo da Langley — confessò alla donna —. La sede centrale della Cia». Fatemeh lo sapeva. La stanza degli «accertamenti» aveva svelato l'attrazione tra i due ma anche l'amara verità: un amore impossibile ai tempi posti sotto il segno di M.me Curie e di Fukushima. La lingua di lei tacitò la lingua di lui.
*
14 febbraio 2012: sei anni dopo, Alan Guideline è a Fodrow. Era da poco tornato da un viaggio a Tel Aviv il capo del Pentagono, Leon Panetta, un macaroni che aveva fatto carriera sotto Obama, estirpando dal regno dei viventi il corpo di Bin Laden (bisogna fare attenzione agli italiani: sono bonariamente terribili). Aveva confermato all'Amministrazione e all'Agenzia: gli israeliani attaccano, poco prima delle elezioni per la presidenza Usa. Non si salverà nemmeno uno dei capiprogetto, tutti i siti nucleari verranno dissolti e saranno radioattivi per ere. Fatemeh, abbandonata in un giorno afoso del 2006 a Qom, era stampata nella memoria a lunghissimo termine di Alan Guideline. Mentre Leon Panetta e i residui della sua acne giovanile enunciavano la sicura morte di Fatemeh, l'ex infiltrato Cia riassaporava la cifra salina della pelle ambrata di lei baciata all'ombra dei falsi silos agricoli che nascondevano ascensori per l'inferno: le bombe si fabbricano sottoterra, lontane dagli occhi. A questo pudore giunge l'umano.

Era stato tutto facile. Aveva adottato il passaporto di un'unità Cia uccisa in Afghanistan. Si era tinto i capelli, si era fatto crescere una barba che lo faceva assomigliare a un George Michael meno glamour. Si era procurato rotte belliche israeliane, criptate in un chip. Aveva organizzato lo scambio a Fodrow. Aveva stabilito, con i contatti iraniani, che non c'era tempo per la stanza degli «accertamenti». Il 14 febbraio 2012 Alan Guideline scendeva scortato l'ascensore del terzo silo a sud. Le porte si aprirono e vide la dottoressa Shirannejad. Portava una benda sull'occhio sinistro. Tremarono. Pochi minuti e furono soli. Il bacio fu forsennato: bramosia più che brama, ferocia più che amore. Fatemeh disse: «Mi hanno tolto l'occhio. Un'operazione in anestesia totale. Lo hanno fatto perché hai scelto me per lo scambio. È filtrata la notizia che le rotte israeliane che gli hai portato sono false».

Di loro ricorda il veterano dell'intelligence iraniana Reza il Vecchio: «Li immersero nella vasca di arricchimento dell'uranio. La prima fase, lo sapete, è infernale. Il miscuglio di uranio 235 e 238 viene introdotto in una centrifuga ferma, in ambiente privo di ossigeno, riscaldato a temperature altissime per conservare l'esafluoruro di uranio sotto forma gassosa. Morirono sciogliendosi l'uno dentro l'altra».

Non è vero. Alan Guideline riuscì a trascorrere quel San Valentino, radioso e non radioattivo, al fondo di una tromba di ascensore pneumatico - accovacciati, lui e Fatemeh, a baciarsi, in attesa. In piena notte uscirono, eludendo ogni sorveglianza. Se ne andarono a piedi, privi di cellulari, irrintracciabili. Passarono il confine a nord, in Turkmenistan, dopo molte deviazioni per confondere i nemici: che erano tutti gli umani. I servizi segreti di ogni nazione li cercavano. Li avrebbero trovati. Si diressero nel deserto di Karakum, a Derweze. Qui brucia la Porta dell'Inferno: un cratere del diametro di 70 metri, una voragine che esala gas velenosi e brucia ogni ora. La notte, rigirandosi tra il gelo del deserto e l'ardore del fuoco velenoso, fecero l'amore finché le esalazioni ebbero la meglio.

Giuseppe Genna
Fonte: www.corriere.it
13.02.012


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ws
 ws
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ma che cakkio ! 😡


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