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Analisi su questione sionista


proxer
Estimable Member
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Ci si potrebbe perdere nel cercare di capire i motivi che a volte sembrano avere la pretesa di giustificare l’appropriarsi, comunque, della terra altrui. Tutti i popoli hanno praticato ruberie, saccheggi, sopraffazioni, prendendo a pretesto le più incredibili giustificazioni, dall’esportazione della civiltà, all’evangelizzazione dei popoli “selvaggi”, dall’esportazione della democrazia alla conquista della terra promessa. Un caso particolare, emblematico e comunque motivo di tremende tensioni internazionali è stata la creazione subdola, dal niente, di uno stato razzista come può essere definito Israele, che trova le sue fondamenta in un particolare credo religioso, nato dal niente, rubando oltre che la terra anche la vita ad altro popolo.

Tenterò umilmente, con le mie poche conoscenze, di dimostrare quanto di poco etico ci sia nell’acquisizione di terra palestinese da parte di altri fino alla costituzione di uno stato riconosciuto da quasi 60 anni dall’ONU, ma che dell’ONU si è sempre fatto beffe e proseguendo prima in modo strisciante e poi in modo aperto a rubare la terra e la vita del popolo palestinese. Di quanta malafede sia condite le pretese ebraiche supportate dalla sete imperiale britannica.
La giustificazione sta nel voler credere e far credere che si vuol dar seguito alla presunta promessa divina, fatta ad Abramo, di donare a lui e alla sua stirpe la così detta “Terra Promessa”. Ma quale credito si può dare a tali presunte promesse divine fatte ad Abramo ordinando a lui, al fine del possesso della “Terra Promessa” di sterminare tutte le popolazioni ivi residenti, senza riserva alcuna (2), e come dar credito ad una presunta volontà superiore spiegata (2) come un intervento divino nelle vicende umane, compreso il massacro dei primogeniti egiziani, utilizzando un Dio sanguinario che se la prende addirittura con gli innocenti animali per perpetrare la sua vendetta, così assetato e reso cieco dall’odio da aver bisogno di un segnale preciso per poter trovare le proprie vittime.
Ma lasciando perdere le presunte promesse divine, veniamo ai tempi moderni, a poco più di 100 anni oro sono quando prese vita, in Romania e Russia, il movimento sionista, Hoveve’ Zion (Gli amanti di Sion) (6) promuovendo insediamenti agricoli in Palestina, certamente provvedendo all’acquisto della terra posseduta dagli arabi. La Palestina non era una landa desertica, era popolata da una popolazione, araba per la stragrande maggioranza, mussulmana ed in piccola percentuale cristiana, con sparute minoranze ebraiche.

1897 Il 29 agosto viene convocato il Primo Congresso Sionistico; adozione del programma di Basilea, nel quale si fa appello alla fondazione di una patria nazionale per gli Ebrei nella Terra d'Israele. Teodoro Herzl, colui che ebbe l'iniziativa del congresso, scrive nel suo giornale: "A Basilea ho fondato lo Stato Ebraico .... fra ...cinquanta anni tutti se ne renderanno conto (6). Non si dimentichi che la terra di Palestina faceva ancora parte di uno stato sovrano, l’Impero Ottomano,
La storia degli anni a venire è una conferma delle intenzioni del movimento sionista, supportato dalla finanza ebraica e con l’appoggio dell’imperialismo britannico. Lo stretto legame tra movimento sionista ed imperialismo britannico è confermato dalla collaborazione, in piena guerra mondiale, per tramite della organizzazione ebraica segreta di spionaggio NILI, che opera per conto degli Inglesi, continua ad agire fino al momento in cui i suoi membri non vengono scoperti e catturati dalle autorità ottomane. (6).
Questi favori vengono ricompensati, dal governo imperiale britannico, con la famosa dichiarazione di Balfour indirizzata personalmente a Lord Rothschild:
November 2, 1917 -Foreign Office -November 2nd, 1917
Dear Lord Rothschild, I have much pleasure in conveying to you, on behalf of His Majesty's Government, the following declaration of sympathy with Jewish Zionist aspirations which has been submitted to, and approved by, the Cabinet.
"His Majesty's Government view with favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country."
I should be grateful if you would bring this declaration to the knowledge of the Zionist Federation. Yours sincerely, Arthur James Balfour (7).
Dichiarazione che viene resa pubblica al momento della sconfitta dell’Impero Ottomano quando il generale inglese Allemby fa la sua entrata a Gerusalemme. Da questo momento è una continua opposizione dei palestinesi al furto della loro terra, ma invano, proseguono le occupazioni delle terre altrui e, grazie anche alle generosa solidarietà ebraica quelle che erano sparute colonie diventano sempre più complesse ed organizzate. Corriamo velocemente avanti negli anni e troviamo che gli ebrei di Palestina iniziano a rivoltarsi contro i loro protettori di un tempo Due membri del Lehi (Eliyau Hakim e Eliyahu Bet Zuri) vengono impiccati dagli inglesi in Egitto, per aver assassinato al Cairo Lord Moyne, il Ministro Britannico per il Medio Oriente. Le organizzazioni di difesa ebraiche (Haganà, Ezel, Lehi) uniscono le loro forze per compiere azioni di sabotaggio contro gli inglesi colpendo strade e ponti ferroviari che collegano la Palestina con stati limitrofi. Ma la punta più alta di ribellione contro gli inglesi avviene con l’attentato terroristico contro l'ala sud dell'Hotel King David, sede del Governo Mandatorio e dell'Esercito Britannico viene fatta esplodere dell'Ezel; sono 80 i morti.
Ma l’usurpazione della terra palestinese arriva a compimento e alla sua legalizzazione quando il 14 maggio 1948, in conseguenza della precedente risoluzione delle Nazioni Unite, Davide Ben Gurion proclama la nascita dello Stato d’Israele. Ho cercato quindi di illustrare come si è arrivati a rubare terre altrui, con preoccupanti complicità e con la solidarietà di molti. Si è voluto far credere che la costituzione dello stato di Israele può considerarsi quasi una specie di risarcimento per le persecuzioni naziste subite dagli ebrei, ma non è vero. Ben prima era stato previsto la costituzione di uno stato ebraico sulla terra altrui. E cosa avrebbero dovuto fare le popolazioni esistenti per difendersi? E dobbiamo domandarci, ora, cosa debbono fare i discendenti di quelle popolazioni per resistere al furto continuo di terra, alla distruzione di beni da parte dell’esercito? Si definisce terroristi i partigiani difensori della identità araba di Palestina e ci si dimentica che furono proprio gli ebrei i primi terroristi, forse obbedendo per l’ennesima volta al presunto ordine divino che era di sterminare tutte le popolazioni, ivi residenti ?

Se gli arabi di Palestina avessero goduto di tutta quella presunta fratellanza da parte di altri paesi Arabi, non ci si troverebbe nella situazione disastrosa di oggi. Molto probabilmente il disegno originale e attuale è quello di cacciare piano piano tutti gli arabi dalle terre occupate ed arrivare a costruire la grande Israle. Non si spiegherebbe, e non, si spiega l’insediamento di colonie nelle terre conquistate con le guerre nella West Bank.
(8) Gli insediamenti sono essenzialmente grandi progetti di alloggi sviluppati illegalmente da Israele sulle terre confiscate ai Palestinesi all'interno della West Bank (Cisgiordania), di Gerusalemme e della striscia di Gaza. Questi insediamenti sono collegati l’uno all’altro e ad Israele attraverso le strade "by-pass", che sono per l’uso esclusivo degli israeliani e che sono anche costruite su terre di proprietà privata dei palestinesi confiscate dal governo israeliano. Ma non solo gli insediamenti rubano terra ai palestinesi ma sopratutto la rete delle strade by pass insidia l’economia dei palestinesi pe
r mezzo della restrizione della libertà di movimento palestinese e impedisce il flusso del commercio e dei lavoratori da un’area all’altra. In aggiunta la confisca delle terre agricole, la chiusura delle cave di pietra e la distruzione delle case hanno impoverito molti palestinesi. La rete di strade by pass viola contemporaneamente gli standard internazionali dei diritti dell’uomo così come gli Accordi Israelo-Palestinesi ad interim. (9) Le demolizioni, tuttavia, non riguardano solo le case. Probabilmente l’aspetto più critico nella distruzione dei villeggi è la distruzione del sistema idrico, vitale per le popolazioni locali.

(8) A tre milioni di palestinesi è consentito di usare 250 milioni di metri cubi di acqua all’anno (83 metri cubi all’anno per ogni palestinese) mentre sei milioni di israeliani fruiscono dell’uso di 2 miliardi di metri cubi (333 metri cubi per ogni israeliano all’anno), il che significa che ogni israeliano consuma acqua tanto quanto quattro palestinesi. Ad ogni colono israeliano sono assegnati 1450 metri cubi all’anno. Gli insediamenti israeliani nella West Bank violano il diritto internazionale. Tutta la storia del moderno stato di Israele è una storia di soprusi e soprafazioni verso le popolazioni locali che abitavano originariamente la Palestina, ed il modo in vengono in possesso di beni altrui sono completamente illegali secondo il Diritto Internazionale. Immigrazioni massicce ed illegali, vedasi ad esempio quella riguardante i falascià etiopici fatti arrivare in Israele con un ponte aereo, non sono altro che una esigenza dello stato di Israele nel cercare di sopravvivere a se stesso.

L’articolo 46 della Convenzione dell’Aja proibisce la confisca della proprietà privata nel territorio occupato. La confisca della terra da parte del governo di Israele per la costruzione degli insediamenti è in violazione di questo articolo, e l’articolo 49, paragrafo 6 della Quarta Convenzione di Ginevra prevede esplicitamente che "la potenza occupante non può deportare o trasferire parte della propria popolazione civile nei territori che occupa", tutto l’incontrario di quanto attuato da Israele. Ma la presunta forza di Israele nei confronti dei popoli palestinesi originariamente legittimi proprietari di quelle terre, potrebbe rivelarsi, a lungo andare, il suo vero punto debole, e tutto quello che risulta a oggi illegalmente acquisito, potrebbe andare un domani perduto.

La discriminazione nei confronti dei palestinesi non è la sola praticata in Israele. La società israeliana presenta altre discriminazioni, meno note, ma non meno importanti, per gli stessi ebrei: ashkenaziti contro sefarditi, russi contro etiopici, per non parlare dell’atteggiamento dei religiosi verso i non religiosi. (10)

Se facciamo eccezione della “sicurezza”, tra gli ebrei d’Israele non esiste alcun minimo comun denominatore. I contrasti etnici rappresentano nella società israeliana un elemento di crisi sensibile e tangibile: in specie quelli che dividono la società in settori e in quartieri ad essi riservati assimilabili ai ghetti europei. Questo fenomeno si evidenzia di più nella vita sociale. Il quotidiano “Yedioth Ahronoth” ha riportato la notizia secondo cui un gruppo di ebrei russi dell’insediamento di Kiriat Gat ha esposto al tribunale di Ashqelon una richiesta per cacciare dall’insediamento una famiglia ebrea etiope: al rifiuto del tribunale scoppiarono dei tafferugli, che portarono al ferimento di uno degli ebrei etiopici.
Questi fenomeni – che hanno avuto un’eco anche sui giornali israeliani - si sono ripetuti varie volte nel quartiere della Gerusalemme occupata riservato ai religiosi, i quali si rifiutano che vi abitino alcune famiglie sefardite immigrate da Marrakesh e dal Maghreb in generale.

In Palestina non c’è proprietà perché in qualsiasi momento gli armati di un esercito illegale possono toglierti la terra, distruggere case, privarti dell’acqua, toglierti la vita; privarti dello stesso diritto di esistere.
Si dice che non c’è giustizia senza pace, ma si può affermare anche che non ci può essere pace senza giustizia, ed il popolo palestinese ha tutto il diritto di conquistarsi, con qualsiasi mezzo la pace e la giustizia.

Note

(1) Aristotele. Politica, Editori Laterza, Bari, 2002, p. 43
(2) www.homolaicus.com/storiaantica/giudaismo//sistemi_antichi.htm
(3) John Locke, Trattato sul Governo, Editori Riuniti, Roma, 2002 pag. 71
(4) www.citinv.it/associazioni/MST/rifagra.htm
(5) www.saveriani.bs.it/
(6) www.greconet.com
(7) www.grandinotizie.it/dossier/002/fatti_perche/018.htm
(8) www.palestinemonitor.org/Other%20Languages/Italian/FactSheetSettlements.htm
(9) www.zmag.org/Italy/appleby-terrapromessa.htm
(10) www.aljazira.it/index.php?option=content&task=view&id=160


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