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Babbo bastardo colpisce l'America


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Dopo il flop delle vendite natalizie 2006, registrato a stagione quasi ultimata, i commercianti statunitensi mettono mano alle armi più tradizionali: invitanti sconti e gift card per riemergere dalla crisi

Da un cauto ottimismo alla delusione. Così si possono sintetizzare i sentimenti di dettaglianti, grandi magazzini, supermercati e analisti finanziari americani a stagione natalizia quasi ultimata. E non è da escludere che il vento di pessimismo natalizio non si propaghi alle valutazioni sul «forecast» dell'economia americana in generale per il 2007.
La fondamentale stagione degli acquisti (la spesa dei consumatori rappresenta oggi oltre il 70 per cento del prodotto nazionale lordo Usa) era partita non troppo male. I dati del «Black Friday» (ultimo venerdì di novembre), il giorno dopo la festa di Thanksgiving e tradizionalmente il giorno di maggior traffico di clienti nei negozi e grandi magazzini statunitensi quest'anno erano stati abbastanza incoraggianti. Grandi catene di «Department Stores», come Nordstrom, Saks, Macy's e Bloomingdale's (le ultime due fanno parte del mega-gruppo Federated) avevano registrato aumenti di vendite tra il 5.4% e l'8.5%. La catena di negozi di abbigliamento specializzato Guess aveva superato tutti segnando un eccezionale +12%. I toni di ottimismo erano stati però temperati dalla cattiva performance di altri negozi (la catena Gap segnava il decimo declino mensile consecutivo) e soprattutto da quella, inaspettata, del più grande dettagliante del mondo. Wal-Mart (6700 punti vendita, di cui circa 4000 negli Stati uniti) aveva stupito tutti con il primo declino nelle vendite da dieci anni a questa parte. Un meno 0.1% che poteva segnalare un'inversione di tendenza e al quale Wal-Mart reagiva con una politica di riduzione dei prezzi su centinaia di prodotti della sua gamma. Ma non sembra che sia bastato.

I dati definitivi non sono ancora noti, ma dicembre '06 non sembra proprio essere stato un mese brillante per i maratoneti dello shopping. Michael Niemira, capo economista dell'International Council of Shopping Centers, l'organizzazione che rappresenta i 48 mila centri commerciali statunitensi, oggi ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita delle vendite, dal 3% al 2.5%. Lo stesso hanno fatto la Visa (carte di credito) e ShopperTrak Corp., una società di Chicago che segue le vendite di 45.000 dettaglianti Usa. E gli analisti iniziano a chiedersi le ragioni di questo deludente andamento. Si dà la colpa al tempo (atmosferico), eccezionalmente caldo e quindi dannoso per le vendite di abbigliamento. Ma lo stesso mite inverno ha fatto scendere il prezzo della benzina che è considerato uno dei potenziali fattori influenti sulle vendite. Più fondate le motivazioni legate alla crisi, non devastante, ma comunque abbastanza evidente, del mercato immobiliare. Negli anni recenti i consumatori americani avevano fatto ricorso al ri-finanziamento dei mutui-casa per incassare contante fresco sui valori gonfiati dalla bolla immobiliare e spenderlo in acquisti natalizi. Oggi non funziona più: i tassi di interesse sono saliti e i valori della case hanno smesso di crescere. Di fronte alla stagnazione delle vendite i dettaglianti hanno messo mano alle loro armi più tradizionali, sparandole in questa ultima settimana di dicembre. Settimana sempre più importante per il «business» americano: l'anno scorso rappresentava il 15.6% di tutte le vendite natalizie, un terzo in più dell'anno prima. Da sempre il giorno di Santo Stefano è il terzo o quarto giorno di maggior shopping. Si va nei negozi a farsi cambiare doppioni o regali sgraditi e si finisce con il comprare qualcosa in più, approfittando di robusti saldi: la mega-catena di negozi di giocattoli Toys-R-Us, ad esempio fa sconti dal 50 al 75%. A questo si sono aggiunti le «gift cards», i buoni-regalo che un tempo erano marginali, ma che oggi rappresentano una buona fetta dei regali di Natale e che vengono spesi proprio negli ultimi giorni dell'anno. I dettaglianti hanno quasi unanimemente deciso di lanciare una campagna di ulteriori, fortissimi sconti. Una manna per i consumatori, che ha tuttavia fatto crescere le preoccupazioni di Wall Street sulla «sostenibilità» del conto economico del settore del dettaglio a fronte di profitti ridotti all'osso.

Non tutto il panorama dello shopping è così grigio. I beni di lusso hanno tenuto, ma soprattutto è stato un altro anno record per lo shopping online. Quest'anno gli acquisti in rete hanno raggiunto i 21.7 miliardi di dollari (16.7 miliardi di Euro) con uno straordinario aumento del 26% sull'anno precedente e il dato non comprende acquisti di viaggi e le aste di e-Bay. Amazon.com ha avuto il miglior anno della sua storia, così come Yahoo!Shopping, che ha registrato aumenti di vendite superiori al 30%.
Ma i successi dei dettaglianti virtuali non possono bilanciare le perdite di quelli «di strada». Ed è difficile immaginare che in una situazione nella quale già ora ogni famiglia statunitense spende ogni anno 6.700 dollari in più di quanti ne produca ci siano grandi spazi per un 2007 di robusta crescita economica.

Andrea Rocco
Fonte: www.ilmanifesto.it
28.12.06


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