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Bambini siriani nelle fabbriche di H&M in Turchia


helios
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Bambini siriani nelle fabbriche di H&M in Turchia. Il rapporto di Bhrrc: "Profughi usati per lavoro a basso costo"
Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 01/02/2016 10:56 CET Aggiornato: 1 ora fa

Dalla guerra allo sfruttamento in fabbrica per una manciata di monete. Il colosso svedese dell'abbigliamento H&M ha ammesso che in Turchia bambini siriani sono impiegati nelle fabbriche di un suo fornitore, così come accade per il marchio Next. Le due aziende sono le uniche ad aver certificato pubblicamente l'uso di minori rifugiati, ma secondo la ong Bhrrc lo scandalo potrebbe riguardare decine di brand.

"Dossier preoccupanti sottolineano paghe da fame, lavoro minorile e abusi sessuali per i rifugiati siriani che lavorano senza permesso. Esiste un rischio reale che questi abusi accadano negli stabilimenti che lavorano per le catene di abbigliamento in Europa. Circa 250-400mila profughi siriani lavorano illegalmente in Turchia, rendendoli vulnerabili allo sfruttamento", denunciano i curatori del rapporto di Bhrrc.

Come riporta il quotidiano britannico Independent, in Turchia si trova uno dei principali poli di produzione di articoli di abbigliamento per le grandi catene internazionali, insieme a quelli di Cina, Cambogia e Bangladesh. I fornitori turchi producono anche per marchi di diverse fasce come Burberry, Adidas, Marks & Spencer, Topshop e Asos. Il paese è nello stesso tempo quello dove si trova il maggior numero di rifugiati siriani, più di 2,5 milioni, in fuga dal conflitto iniziato nel 2011.

Il report della ong "Business and Human Rights Resource Centre" (Bhrrc) ha sottolineato che pochi brand stanno prendendo le misure adeguate per garantire che i rifugiati "non stiamo scappando da un conflitto" per cadere "in condizioni di sfruttamento lavorativo".

Centinaia di migliaia di siriani adulti lavorano in Turchia per paghe molto al di sotto del salario minimo che ammonta a circa 95,7 euro al mese. Bhrrc ha chiesto il mese scorso a 28 grandi marchi informazioni circa i loro fornitori in Turchia e la loro strategia per combattere lo sfruttamento minorile e del lavoro adulto. H&M e Next sono stati gli unici a rivelare di aver identificato minori nelle loro fabbriche nel corso del 2015 e di aver preso le dovute contromisure consentendo ai minori, di cui non è stata specificata l'età, di poter tornare a studiare e di aver dato un sostegno alle loro famiglie.

Primark e C&A hanno ammesso di aver identificato siriani adulti tra i lavoratori dei loro fornitori. Adidas, Burberry, Nike e Puma hanno dichiarato di non aver nessun siriano tra i lavoratori delle proprie catene di produzione. Stessa risposta data da Arcadia group, che detiene i brand Topshop, Dorothy Perkins e Burton Menswear.

A metà gennaio, in seguito anche ai colloqui con l'Unione europea, la Turchia ha promesso di concedere il permesso ai profughi di lavorare: in questo modo sarà più difficile che cadano nel lavoro nero, sottopagato e dove il lavoro minorile è purtroppo la norma.

http://www.huffingtonpost.it/2016/02/01/bambini-siriani-hm_n_9129588.html?1454320631&utm_hp_ref=italy


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orckrist
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Oh che pena, che indignazione. 🙄

Cattiva, cattiva Turchia.
Nel frattempo facciamo finta di non vedere i bambini cinesi che vengono sfruttati sull'italico suolo. Quanti? Bella domanda da rivolgere alle istituzioni preposte.

Adidas, Burberry, Nike e Puma hanno dichiarato di non aver nessun siriano tra i lavoratori delle proprie catene di produzione.

Hanno già abbastanza indiani, pakistani, vietnamiti e coreani. 😈


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AcidBoy
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Questa notizia risponde forse a quell'altra sulle migliaia di minori "che non si sa dove stanno e cosa stanno facendo" ?


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helios
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Questa notizia risponde forse a quell'altra sulle migliaia di minori "che non si sa dove stanno e cosa stanno facendo" ?

esattamente AcidBoy, anche a me sembra una risposta alla sparizione di tanti minori (che non sono spariti ma inglobati in fabbriche della UE in non meglio specificati paesi della stessa).


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