EKATHIMERINI: COME LA DISAVVENTURA GRECA DEL FMI STA CAMBIANDO IL FONDO
Segnalato su Goofynomics, questo articolo del giornale greco Ekathimerini divulga quel che risulta dai verbali delle riunioni del FMI e che noi da tempo sapevamo già: il FMI era ben consapevole che i programmi di salvataggio avrebbero distrutto l’economia e la società greca e tuttavia ha partecipato, violando le sue stesse regole, e quando DSK finalmente ha cercato di tirarsi indietro, una provvidenziale disavventura giudiziaria glielo ha impedito. Non sono novità per i lettori di Vocidallestero. Ne avevamo già parlato qui, qui e fin dai tempi di blogspot anche qui, e tuttavia è sempre bene continuare a far girare queste notizie, dato che, poiché contrastano col frame ricorrente, la nostra grande stampa continua ad ignorarle.
di Lesley Wroughton, Howard Schneider & Dina Kyriakidou, 28 agosto 2015
Molti al vertice del Fondo monetario internazionale hanno sempre nutrito delle preoccupazioni sui piani per salvare la Grecia. Questo era chiaro fin dal 9 maggio 2010, quando i 24 direttori esecutivi del FMI si riunirono a Washington per sottoscrivere la partecipazione del fondo al primo salvataggio da 110 miliardi di euro al fianco delle istituzioni europee.
Reuters, analizzando i verbali del FMI, mostra che quasi la maggioranza dei direttori riuniti quel giorno pensava che il programma greco non avrebbe funzionato.
“Abbiamo seri dubbi su questo approccio“, dichiarò l’allora direttore brasiliano Paulo Nogueira Batista. Egli rigettò le previsioni del FMI per la Grecia come eccessivamente ottimiste. Arvind Virmani, l’allora direttore dell’India, disse che il programma imponeva “un fardello mostruoso” che l’economia della Grecia “non avrebbe sopportato.”
Ma costoro, e gli altri che temevano il FMI stesse entrando in un pantano, ebbero ben poco spazio di manovra. Il potente direttore operativo del fondo, Dominique Strauss-Kahn, e un gruppetto di suoi consiglieri, temevano che la Grecia rappresentasse una minaccia per il più vasto sistema finanziario della zona euro. Avevano già deciso di gettarsi a capofitto nella crisi. Gli scettici furono zittiti, stando al verbale.
“Vorrei essere chiaro su un paio di cose“, disse l’allora vice direttore generale John Lipsky, che presiedeva la riunione del consiglio. “Non c’è nessun piano B. C’è il piano A, e la determinazione a fare in modo che il piano A abbia successo. E questo è tutto.“
Passati cinque anni dal più grande salvataggio nella storia del fondo, la Grecia non è riuscita a effettuare un pagamento da $ 1,7 miliardi in scadenza alla fine di giugno – la prima economia avanzata che abbia mai dato default al FMI. Peggio ancora, dopo aver ricevuto più di 240 miliardi di euro di aiuti internazionali, l’economia della Grecia è ancora a pezzi. Questo mese l’Europa ha raggiunto un accordo per un ulteriore piano di salvataggio da 86 miliardi di euro.
Nuove interviste con più di 20 alti funzionari, oltre a una vasta revisione delle registrazioni del consiglio del FMI, fanno luce sul trambusto e sulle divisioni all’interno del fondo, allora come oggi. Ne risulta che Strauss-Kahn e i suoi principali consiglieri indirizzarono il fondo, che per tradizione è sempre stato guidato da un europeo, su un percorso che si sapeva essere viziato, e che gli azionisti non europei dubitavano avrebbe funzionato.
Per portare avanti il salvataggio della Grecia, il fondo violò le proprie regole. Rimosse un divieto del FMI sui prestiti a paesi – come la Grecia – che non fossero in grado di ripagare i loro debiti.
Permise anche ai politici europei di dettare le condizioni iniziali del salvataggio della Grecia, escludendo una ristrutturazione del debito che avrebbe potuto dare al paese una nuova base di partenza. E adattò le previsioni economiche ai fini politici che doveva soddisfare.
Le conseguenze pesano ancora sul fondo. Il FMI ora dice che non parteciperà all’ultimo salvataggio della Grecia se l’Europa non permetterà di ristrutturare il debito in una misura che finora l’Europa ha respinto.
Strauss-Kahn, che ha lasciato il fondo nel 2011, non ha voluto essere intervistato per questo articolo. Ma i sostenitori delle azioni del fondo dicono che lui e il fondo non avevano altra scelta. Il fondo è andato contro la sua politica precedente, dicono, per evitare che la crisi greca provocasse un caos finanziario ancora maggiore.
“Con l’Europa in bilico … dire che il fondo non voleva essere coinvolto … non sarebbe stato accettabile”, ha detto Siddharth Tiwari, che fu segretario del consiglio esecutivo del FMI nel 2010 ed è ora a capo del dipartimento di strategia, politica e revisione del fondo.
Il salvataggio della Grecia ha effettivamente fermato il “contagio” nei mercati finanziari. Le banche europee hanno evitato perdite potenzialmente disastrose, e altri paesi europei profondamente indebitati hanno continuato con i loro programmi di riforma economica.
Ma la Grecia ha pagato un prezzo pesante. Un anziano economista del FMI, pur concordando sul fatto che il fondo fu costretto a intervenire, ha detto del piano di salvataggio: “Obiettivamente abbiamo aggravato la situazione in Grecia … Fai nuovi prestiti ad un paese che già non è in grado di pagare il suo debito, e questo non è il nostro mandato . “
Opposizione europea
Uno dei motivi per cui quella del FMI è stata una partecipazione tormentata è che inizialmente l’Europa voleva escludere il fondo.
Nato come prestatore globale di ultima istanza per aiutare i paesi europei dopo la Seconda Guerra Mondiale, il FMI si è poi rapidamente indirizzato ad aiutare i paesi in via di sviluppo di tutto il mondo. I suoi “clienti” tipici sono le piccole economie emergenti che necessitano di prestiti mentre attuano cambiamenti strutturali.
La Grecia era diversa: anche se piccola all’interno dell’economia europea, era un paese avanzato che condivideva l’euro. Era inizialmente impensabile per i leader europei che un tale paese dovesse richiedere un salvataggio da parte del FMI.
Invece, gli europei volevano mantenere il problema greco al proprio interno. Parigi, in particolare, si era opposta a portarlo nel fondo.
George Papaconstantinou, ministro delle finanze greco dal 2009-2011, ricorda il presidente francese Nikolas Sarkozy “che ci diceva ‘ non permetterò mai che il FMI entri in Europa’“. Christine Lagarde, allora ministro delle finanze della Francia e ora a capo del Fondo monetario internazionale, era d’accordo con Sarkozy. Il suo punto di vista, disse a Reuters in un’intervista, era “fondato sulla speranza che gli europei avrebbero messo insieme un pacchetto adeguato, una protezione sufficiente, abbastanza sostegno da dimostrare che l’Europa poteva risolvere da sola i suoi problemi.”
A Francoforte, Jean-Claude Trichet, l’allora presidente della Banca centrale europea (BCE), ha anche chiarito che voleva che fosse l’Europa a prendere l’iniziativa. “Non ero ostile in linea di principio ad un intervento del FMI“, ha detto Trichet a Reuters. “Ma ero decisamente, totalmente e pubblicamente ostile all’idea che il FMI dovesse andare lì da solo, tesi che ad un certo punto sembrava prevalere.”
Il dibattito e il ritardo sull’impegno del FMI si sarebbe rivelato dannoso. “Nei libri di storia guarderanno indietro e diranno che è stata una preziosa esperienza di apprendimento“, ha detto un ex alto funzionario del FMI sui primi tentativi europei di procedere da soli. “Da un altro punto di vista, tutti stavano lì a perder tempo mentre Roma bruciava.”
È stato subito chiaro che i tentativi inizial
i in Europa non erano riusciti a calmare i timori dei mercati finanziari che la Grecia potesse fallire. All’inizio del 2010 il costo del denaro per il governo greco salì alle stelle, una crisi di fiducia che minacciava di contagiare il debito di altre nazioni europee.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo i suoi collaboratori, considerava la BCE e la Commissione europea – massimo organo esecutivo dell’UE – morbidi e vulnerabili alle influenze politiche. Iniziò a insistere perché il Fondo monetario internazionale entrasse a far parte del piano di salvataggio greco.
Il FMI aveva una lunga esperienza nella gestione dei programmi di riforma, e centinaia di esperti. La Commissione no. “Il FMI è stato portato in causa per una ragione molto semplice“, disse Papaconstantinou. “(Merkel) era giunta alla conclusione che la Commissione (europea) non era credibile e che l’unica cosa che poteva convincere i mercati era il FMI.”
Ma c’erano evidenti difficoltà. La Grecia non aveva una moneta locale da svalutare per aiutare le esportazioni e il turismo, e nemmeno una banca centrale locale per impostare la politica monetaria sugli interessi particolari del paese. Quelle erano il tipo di leve che il FMI di solito utilizzava.
Il FMI aveva anche una norma secondo la quale esso poteva prestare a un paese solo se c’era un’ “alta probabilità” che il suo carico di debito complessivo fosse sostenibile – in sostanza, che la nazione fosse solvente. Nessuno al FMI si sentiva a suo agio nel fare quella dichiarazione sulla Grecia: il deficit di bilancio del paese e il debito alle stelle sembravano puntare ad un default finale.
Così Strauss-Kahn e il suo staff hanno riscritto le regole. In base alla nuova formulazione, i paesi giudicati di importanza “sistemica” – e la Grecia, in quanto parte della zona euro, era ritenuta soddisfare la definizione – avrebbero ugualmente potuto ottenere l’aiuto del FMI.
Errore tattico
Strauss-Kahn spinse il FMI lungo un percorso che non aveva mai preso prima: operare come parte di una “troika” con la Commissione europea e la BCE. Era un grave limite per un’agenzia usa a trattare direttamente e da sola con i governi creditori. Benché l’Europa avesse accettato il coinvolgimento del FMI, voleva lo stesso mantenere il controllo del salvataggio greco alle sue condizioni.
Alcuni funzionari del FMI erano preoccupati su chi avrebbe condotto i negoziati con i greci. James Boughton, un ex economista del FMI, che era anche lo storico del fondo, ricorda di aver avuto la sensazione che l’Europa non avesse alcun interesse a che fine avrebbe fatto l’economia greca, purché il sistema finanziario della zona euro fosse protetto.
L’FMI avrebbe dovuto tirarsi indietro, ha detto Boughton, che ora è senior fellow presso il Center for International Governance Innovation in Canada. “DSK (Strauss-Kahn) ha commesso un errore tattico nel lasciare che il fondo rimanesse intrappolato in questo accordo con la troika“, perché esso imponeva che le tre organizzazioni parlassero con una sola voce e non permetteva una sufficiente indipendenza al FMI.
La più grande angoscia riguardava la questione se ristrutturare il debito o meno – ricordano alcuni funzionari del FMI. “Era assolutamente chiaro nel palazzo (FMI) – non a tutti, ma alla stragrande maggioranza di noi – che c’era la necessità di una ristrutturazione del debito“, ha detto il senior economist del FMI.
In parole povere, “ristrutturazione” significa che i creditori condonano ai mutuatari parte dei loro debiti, firmando accordi in cui accettano meno di quello che è loro dovuto. Ma gli europei si opponevano alla ristrutturazione.
Temevano che le banche europee cariche di titoli greci potessero crollare, e sostenevano che la ristrutturazione avrebbe contagiato i problemi finanziari della Grecia ad altre parti della zona euro, incoraggiando altri paesi a chiedere accordi per i propri debiti.
Così, quando il FMI elaborò il suo programma dettagliato sulla Grecia, esso non prevedeva alcuna ristrutturazione del debito. Il piano iniziale prevedeva che la Grecia avrebbe dovuto rimborsare ogni euro preso in prestito – non perché il FMI pensava che avrebbe potuto farlo, ma perché gli europei rifiutavano di tollerare qualsiasi altra eventualità.
“Le autorità avevano subito escluso tale possibilità e non sono state discusse opzioni alternative“, ha dichiarato Poul Thomsen, responsabile del programma greco del FMI, nella sua presentazione alla riunione consiliare del 9 maggio 2010, secondo il verbale della seduta. “Fondamentalmente, la nostra ipotesi è che possiamo mettere la Grecia … su un percorso fiscale credibile“.
Nonostante le lamentele di alcuni membri del consiglio, il FMI convenne che la ristrutturazione del debito avrebbe dovuto aspettare. Ma il programma greco iniziale andò fuori pista, proprio come gli scettici all’interno del consiglio avevano temuto. L’economia colò a picco e il governo greco non riuscì a realizzare pienamente le riforme, come la privatizzazione dei beni dello Stato e l’apertura dei mercati.
Secondo l’ex ministro delle Finanze greco Papaconstantinou, a maggio 2011 Strauss-Kahn infine decise di giocare duro con Merkel e insistere sulla ristrutturazione del debito. Poi accadde l’imprevisto: mentre Strauss-Kahn era in viaggio per l’Europa per incontrare il cancelliere tedesco, venne arrestato a New York perché una cameriera d’albergo lo accusò di averla aggredita sessualmente. Sotto una forte pressione dei media, Strauss-Kahn abbandonò. (Nel 2011 i pubblici ministeri di New York ritirarono le accuse contro di lui, che raggiunse un accordo con la cameriera.)
L’incontro sul debito non è mai avvenuto. Alcuni dei partecipanti alle trattative pensano che l’occasione mancata, così come la confusione all’interno del Fondo monetario internazionale dopo la partenza di Strauss-Kahn, abbiano causato un ritardo fatale nel tentativo di convincere l’Europa ad abbracciare la riduzione del debito. “Non sto dicendo che la Merkel si sarebbe convinta“, ha detto Papaconstantinou sulla riunione annullata. “Ma la discussione avrebbe potuto iniziare molto prima.”
Atti di crudeltà?
Agli occhi dei funzionari greci, i dirigenti del Fondo monetario internazionale e della troika non capivan i limiti dell’economia greca. Come la Grecia ripetutamente mancava gli obiettivi economici, i funzionari della troika ad Atene cercavano di spiegare la realtà ai loro capi. La politica frammentata della Grecia, l’opposizione degli elettori all’austerità e gli interessi acquisiti degli oligarchi facoltosi rendevano le riforme difficili, essi dicevano. Ma il messaggio non passava.
Un alto funzionario del FMI ha detto a Reuters: “Non eravamo pienamente consapevoli che questi ragazzi (i greci) non avevano il sistema, i controlli, la burocrazia per poter riuscire“.
Evangelos Venizelos, che nell’estate del 2011 assunse la carica di ministro delle finanze greco, ha detto che il problema era politico.
“Loro (il Fondo monetario internazionale e l’Europa) insistevano su delle misure che erano atti di crudeltà, perché dovevamo dimostrare loro che eravamo disposti a pagare il costo politico“, ha detto a Reuters. Tali misure comprendevano bruschi licenziamenti nel settore statale e riduzioni degli stipendi nel settore privato – anche se il governo greco opponeva resistenza.
Alla fine la Grecia ha ottenuto qualche alleggerimento sul suo debito, quando gli investitori privati hanno accettato un “haircut” di oltre il 50 per cento su circa 200 miliardi di euro di titoli greci. Allo stesso tempo, la Grecia ha preso in prestito altri 130 miliardi di euro dalle istituzioni statali europee in un secondo piano di salvataggio. Il FMI rimaneva dubbioso sul fatto se il programma avrebbe tira
to fuori la Grecia dal pantano.
Quando l’haircut del debito e il nuovo piano di salvataggio si conclusero nel febbraio 2012, Lagarde, che aveva assunto l’incarico di capo del fondo, espresse le sue preoccupazioni. Gikas Hardouvelis, consigliere economico dell’allora primo ministro greco Lucas Papademos ha ricordato: “Tutti i ministri si congratulavano a vicenda e Christine Lagarde si alzò e disse qualcosa come: ‘Ragazzi, non congratulatevi con voi stessi – perché tra tre anni sarete chiamati a dare più soldi. ‘Non credeva che questo fosse un accordo definitivo. “
Posizione più dura
Lagarde aveva ragione. Alla fine di giugno la Grecia mancò un pagamento al Fondo monetario internazionale e poi fece in modo di di garantirsi un altro salvataggio.
La maggioranza all’interno del FMI ritiene che uno dei motivi per cui il programma della troika non sia riuscito è che i governi greci uno dopo l’altro non hanno mai attuato le riforme correttamente. I critici greci, d’altra parte, dicono che il Fondo monetario internazionale ha commesso degli errori, come ad esempio cercar di ridurre i salari dei lavoratori invece di mettere maggiormente l’accento sulla liberalizzazione dei mercati.
Il fondo ha riconosciuto di aver valutato male alcune previsioni economiche di base – in particolare il significativo danno che i profondi tagli di bilancio del governo avrebbero inflitto, almeno nel breve termine, a un paese che dipendeva in larga misura dalla spesa pubblica. Secondo la Commissione europea, nel 2014 la spesa pubblica rappresentava il 49 per cento della produzione economica della Grecia.
Il FMI deve ancora decidere se aderire a un terzo piano di salvataggio per la Grecia, concordato questo mese dalle istituzioni europee. Si prevede che aderirà, ma non prima di aver ricevuto un impegno da parte dell’Europa che alla Grecia sarà data una qualche forma di sollievo sul suo elevato debito. Dal momento che la maggior parte del debito è dovuto ai governi della zona euro, potrebbero volerci mesi prima che l’Europa decida come procedere.
Anche altre grandi questioni sono urgenti. Due funzionari del FMI hanno detto a Reuters che un numero crescente di funzionari stanno spingendo per abolire quelle modifiche attuate da Strauss-Kahn per consentire al Fondo monetario internazionale di intervenire in Grecia. Tuttavia, gli Stati Uniti, il più grande azionista del FMI, ritiene che la regola dell’ “accesso eccezionale” dovrebbe rimanere.
Il coinvolgimento del FMI nell’eurozona ha anche intensificato il dibattito sul predominio nell’istituzione da parte degli Stati Uniti e dell’Europa. Se Lagarde si candida, ha la probabilità di vincere un secondo mandato come direttore operativo; ma Cina, India, Brasile e altri azionisti non occidentali vogliono una maggiore voce in capitolo nell’organizzazione. Se il FMI può rimanere sovraesposto nel cortile di casa dell’Europa, essi sostengono, qualcosa deve cambiare.
Lagarde sembra determinata a non ripetere l’approccio precedente del fondo. In una dichiarazione rilasciata il 14 agosto mentre i ministri della zona euro discutevano il terzo salvataggio greco, il capo del FMI ha detto di essere “critica sulla sostenibilità a medio e lungo termine del debito, che i partner europei della Grecia prendano impegni concreti … per un significativo alleggerimento del debito.”
Il mese scorso, Reuters ha riferito che secondo una nuova analisi del FMI la Grecia ha ancora bisogno di una riduzione del debito ben al di là di quanto l’Europa abbia finora considerato.
Non è un caso che dal rapporto sia emerso questo: il fallimento dei precedenti piani di salvataggio greci ha innescato un intenso ciclo di esame di coscienza all’interno del FMI e una riconsiderazione del suo approccio.
I funzionari del Fondo hanno sbandierato il rapporto nel bel mezzo dei cruciali negoziati per rendere pubblica la loro visione sulla ristrutturazione del debito, anche se in contrasto con i loro partner della troika.
Boughton, l’ex economista e storico del FMI, ha detto: “Ora il fondo, cinque anni dopo il fatto, sta pubblicamente dicendo che non è possibile risolvere questo problema senza una profonda ristrutturazione del debito. E’ fantastico che lo stiano dicendo ora, ma avrebbero dovuto dirlo nel 2010. “
“Ora il fondo, cinque anni dopo il fatto, sta pubblicamente dicendo che non è possibile risolvere questo problema senza una profonda ristrutturazione del debito. E’ fantastico che lo stiano dicendo ora, ma avrebbero dovuto dirlo nel 2010. “
Ma se il Fondo opera facendo svalutare la moneta del Paese e ristrutturando la sua economia, invece della svalutazione interna, avrebbe anche dovuto insistere affinché la Grecia lasci la zona euro già dal 2010. La proposta del capo dell'Istituto economico Ifo, l'economista tedesco Hans-Werner Sinn : un grexit temporaneo di 10 anni, era già sul tavolo.
Non lo hanno fatto per motivi puramente politici.