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Dati sulla proletarizzazione dei bianchi britannici


Lif-EuroHolocaust
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Come una nazione tradisce il proprio popolo: dati sulla proletarizzazione britannica

Rispetto all'ottimo intervento sul blog Fatti d'Europa [del 26 giugno 2008] e riguardante le prospettive di proletarizzazione degli autoctoni britannici di minore età, così come le angherie nei confronti di costoro, anche da parte di altri gruppi etnici, c'è da dire che si tratta della tendenza complessiva della degradata società britannica. Se sul secondo punto, possiamo ricordare quanto le aggressioni razziste, anche mortali, contro i bianchi siano in aumento (e senza grande scandalo nei mezzi d'informazione) [articolo del 7 dicembre 2005], sulla questione proletarizzazione può essere interessante dare un'occhiata ad un rapporto dell'IPPR (Institute for Public Policy Research), istituto di ricerca d'ispirazione politica progressista e vicino al Partito Laburista. L'IPPR ogni anno propone diversi rapporti sulla società britannica e la sua economia. Scremando l'impianto ideologico, si possono ricavare molti dati utili.

Da un rapporto del settembre 2007 [titolato Britain's immigrants: an economic profile -formato PDF-], possiamo considerare diverse tabelle, tutte riguardanti cittadini britannici (bianchi autoctoni o no) o immigrati residenti nel Regno Unito. Ad esempio:

* Tab. 5.1 e 5.2, riguardanti la percentuale di occupazione per la fascia di popolazione attiva: possiamo notare come i britannici siano superati da diversi gruppi etnici, sia che si stili la classifica secondo il grado di disoccupazione, sia, ancor di più, secondo il grado di occupazione. I britannici, impiegati per il 78%, sono solo all'8° posto nel primo caso e al 10° nel secondo.
* Tab. 5.3, riguardante la percentuale di lavoratori autonomi: i britannici sono lavoratori autonomi solo per il 13% e si trovano al 15° posto di questa classifica.
* Tab. 5.14, riguardante le percentuali di lavoratori nel settore pubblico: i britannici sono solo al 14° posto complessivo. Facendo degli esempi, divisi per tipologia, si può notare come nell'amministrazione pubblica e nel settore della Difesa, i britannici vi lavorino per l'8%, mentre immigrati statunitensi, ciprioti, australiani e nigeriani vi lavorino con percentuali maggiori. Nel settore dell'educazione, i britannici sono superati da immigrati statunitensi, irlandesi, ciprioti e canadesi. Nel settore sanitario e dei servizi sociali, i britannici sono solo il 12%, mentre gli ugandesi il 22%, i ghanesi il 24%, i somali il 30%, i filippini il 49%, ecc.
* Vedere anche tabelle 6.5 e 6.6 per la divisione etnica e non solo riguardo la cittadinanza.

Fermiamoci un attimo: che significa tutto questo? Significa che i cittadini britannici sono tendenzialmente lavoratori dipendenti nel settore privato, ossia sono lavoratori che finiscono per subire le tendenze negative dell'economia globalizzata, senza il minimo di libertà di un lavoratore autonomo e senza le maggiori protezioni di un lavoratore del settore pubblico.

* Tab. 5.4, riguardante i compensi per ora di lavoro: i britannici sono al 13° posto, superati, oltre che da immigrati di altre nazioni europee e "occidentali", anche da indiani, giamaicani, kenyoti e ugandesi.
* Tab. 5.6, riguardante i compensi annuali: come sopra, con la differenza che in questo caso i britannici scendono al 15° posto (forse per il numero di ore di lavoro settimanale, inferiore rispetto ad alcune comunità straniere? Tab. 5.5).
* Vedere anche tabella 6.8 per confrontare i gruppi etnici (con i bianchi britannici superati nei compensi orari sia dagli altri bianchi, che da alcuni gruppi "meticci", dagli indiani e dagli afro-caraibici).

Che significato dare ai minori compensi? Un'ipotesi letta altrove è che molte di queste etnie meglio retribuite forniscano soprattutto nuovi elementi per settori come la ricerca, il management imprenditoriale e simili altri settori importanti. Possibile, ma si tratta, ovviamente, della solita risposta "claudicante". La vera risposta è che le élites britanniche non sono interessate (o non sono capaci) a creare nuove generazioni di cittadini utili per i settori trainanti dello sviluppo scientifico, culturale e imprenditoriale della Nazione (cosa che li associa alle nostre élites genocide). In pratica, quei minori compensi sono l'espressione "direttamente proporzionale" dell'inutilità delle élites dominanti e della loro incompetenza "genetica", volta al saccheggio delle intelligenze altrui e non alla creazione e all'educazione di nuove élites autoctone.

* Tab. 5.7, riguardante la percentuale di proprietari di case in territorio britannico: i britannici che sono proprietari della propria abitazione sono il 75%, posizionati al 5° posto, assieme a cinesi, ciprioti, pachistani e statunitensi, ma superati anche da australiani, canadesi, kenyoti e indiani.
* Tab. 5.13, riguardante la percentuale di occupanti alloggi sociali: i britannici sono al 15° posto, con una percentuale del 17%. Significa che vi sono 14 gruppi stranieri che utilizzano meno tali alloggi, come i cinesi al 9% o gli indiani all'8.

Anche questi dati forniscono un quadro (tendenziale?) di una minore capacità dei britannici di radicarsi nel proprio territorio, rispetto a determinati gruppi stranieri, siano essi "europei" o di altra origine. Un'ultima tabella interessante e, a suo modo esemplificativa del sempre minor radicamento britannico in suolo britannico, è la Tab. 6.3, sulle variazioni, tra il 1995 e il 2005, dei compensi orari: ebbene, se per i britannici c'è stato un aumento di 2,60 sterline, per gli statunitensi l'aumento è stato pari, per i canadesi di quasi 4 sterline, per gli australiani di quasi 6 sterline, per gli ugandesi di circa 5 sterline, per i kenyoti di oltre 3 sterline. Inutile dire che questi dati vanno considerati anche rispetto al posizionamento nelle due classifiche (per cui le due sterline britanniche non valgono quanto quelle degli immigrati dagli USA o degli altri gruppi citati, tutti meglio posizionati).

http://euro-holocaust.splinder.com/post/17631676/Cittadini+autoctoni+e+stranier


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Lif-EuroHolocaust
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