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Draghi: “I Paesi Ue devono camminare sulle loro gambe”


Rosanna
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Grecia, Draghi: “I Paesi Ue devono camminare sulle loro gambe”

Il presidente della Banca centrale europea ai manifestanti di Blockupy: "Accusarci è ingiusto, abbiamo cercato di attenuare i danni". Sale la tensione tra Atene, in grave crisi di liquidità, e i creditori: il Parlamento ellenico ha iniziato a esaminare un piano di misure sociali senza attendere il via libera della ex troika, che dal canto suo chiede l'avvio delle misure anti evasione promesse a fine febbraio
di F. Q. | 18 marzo 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/18/grecia-draghi-i-paesi-ue-devono-camminare-sulle-gambe/1515653/

“L’Eurozona non è un’unione politica in cui alcuni Paesi pagano sempre per gli altri”. Lo ha sottolineato, con un chiaro riferimento alla Grecia, il presidente della Bce Mario Draghi nel discorso per l’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea, che è stata preceduta da duri scontri di piazza. L’ex numero uno di Bankitalia ha ribadito, rafforzandolo il messaggio al governo Tsipras, che “i Paesi devono essere in grado di camminare con le proprie gambe e ognuno è responsabile per le proprie politiche”. Se “alcuni Paesi hanno dovuto affrontare un difficile periodo di aggiustamento non è una scelta imposta, ma è stata prima di tutto una conseguenza delle loro decisioni passate“.

Una risposta indiretta agli attacchi arrivati nei giorni scorsi dal ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis, che ha provocato Draghi affermando che lo statuto dell’Eurotower è stato “scritto dalla Bundesbank” ed è per questo che Francoforte non concede ad Atene un aumento del tetto alle emissioni di debito pubblico né intende restituire al Paese gli 1,9 miliardi di interessi maturati sui titoli greci che ha in portafoglio.

Secondo Draghi, “rinazionalizzare le nostre economie non è la risposta” ai problemi dell’integrazione, ma al contrario è “fare progressi nelle aree incomplete, vale a dire nella convergenza economica e istituzionale“.

Infatti, ha ammonito il presidente, “non c’è Paese al mondo che riesca a prosperare isolato dalla globalizzazione”. Di conseguenza, ha proseguito il ragionamento, ora l’unione economica europea va accompagnata con una unione politica “rafforzando i canali per una vera legittimazione democratica, in particolare il Parlamento europeo”. Un’evoluzione chiesta, ha sostenuto Draghi, anche da chi oggi protesta: “Ci sono alcuni, come oggi là fuori molti dei manifestanti, che credono che il problema è che l’Europa stia facendo troppo poco. Vogliono un’Europa più integrata, con più solidarietà finanziaria tra le nazioni”.

Draghi ha quindi tenuto a sottolineare che “in quanto istituzione dell’Unione europea che ha svolto un ruolo centrale nel corso della crisi, la Bce è diventata un punto di riferimento per coloro che sono frustrati” dai problemi conseguenti alla recessione. “Questa non è una accusa giusta, visto che la nostra azione è stata finalizzata proprio ad attenuare i danni subìti dall’economia”. Comunque, ha concluso, “come Banca centrale di tutta l’area dell’euro, dobbiamo ascoltare molto attentamente quello che tutti i cittadini hanno da dire”.

A scatenare le proteste e il sit in contro l’austerity che sono andati in scena nel quartiere del Grossmarkthalle è stata l’evoluzione della crisi greca, che domani o dopodomani sarà oggetto di un vertice a margine del Consiglio europeo a Bruxelles a cui prenderanno parte lo stesso Draghi, il primo ministro Alexis Tsipras, la Cancelliera Angela Merkel, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Un incontro che dovrebbe fare da viatico al vertice bilaterale Tsipras-Merkel in programma per lunedì prossimo, che si preannuncia molto difficile.

Non aiuta il fatto che, in contemporanea, il leader di Syriza abbia annunciato che l’8 aprile vedrà il presidente russo Vladimir Putin. Nei mesi scorsi è stato più volte ventilato un intervento di sostegno finanziario della Russia in favore della Grecia, alternativo a quello della Ue.

Quel che è certo è che Atene è in piena crisi di liquidità e la ex troika, cioè Bce, Ue e Fondo monetario - i grandi creditori del Paese – sta perdendo la pazienza davanti alle mosse unilaterali di Tsipras e del suo ministro Varoufakis sul fronte degli interventi contro la crisi umanitaria. Il Parlamento ellenico ha infatti iniziato a esaminare un piano che recepisce alcune tra le principali misure sociali proposte da Syriza in campagna elettorale, dall’elettricità gratis ai buoni pasto per 300mila famiglie povere. E martedì la vice di Varoufakis Nadia Valavani ha fatto sapere che l’esecutivo intende usare i proventi da privatizzazioni a questo fine anziché per ridurre il debito.

Su questo la Commissione europea non mette “alcun veto”, ha detto il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ma l’accordo raggiunto fra Atene e l’Eurogruppo lo scorso 20 febbraio prevede che “le autorità greche devono lavorare costruttivamente con tutte le istituzioni” creditrici, “cosa che implica consultazioni sulle nuove misure”. Il governo greco “non ha intenzione di prendere ordini dai tecnici”, ha risposto a muso duro Tsipras, aggiungendo che i partner Ue “non spaventeranno” il Paese con minacce che si dimostrano vuote.

Più la Grecia tenta di affrancarsi dai diktat dei creditori, comunque, più si ritrova con le spalle al muro. Le entrate fiscali sono crollate di oltre un miliardo nei primi due mesi del 2015 e questa settimana il governo deve versare altri 350 milioni all’Fmi (un’altra rata di rimborso del debito) e rifinanziare titoli di Stato in scadenza per 1,6 miliardi. Senza lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi prevista dal programma di assistenza finanziaria partito nel 2010, il rischio di ritrovarsi senza i soldi necessari per pagare stipendi e pensioni è concreto. Per restare a galla, Tsipras ha già messo le mani sulle riserve dei fondi pensione e sui soldi custoditi nel fondo salva banche, a cui in teoria avrebbe potuto ricorrere solo previo via libera della Bce.

“Trucchi” che hanno fatto salire la tensione con i partner europei, che sollecitano l’avvio delle misure anti evasione e di aggiustamento di bilancio promesse in febbraio. Secondo l’agenzia Blooomberg funzionari della ex troika, in una conference call che si è svolta martedì con alcuni alti funzionari dei ministeri delle Finanze dell’Eurozona, hanno lamentato che la Grecia non sta rispettando i termini dell’accordo del 20 febbraio né cooperando con i creditori. Particolarmente duro il Fondo, che avrebbe descritto la Grecia come il Paese meno collaborativo con cui abbia mai lavorato in 70 anni.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/18/grecia-draghi-i-paesi-ue-devono-camminare-sulle-gambe/1515653/


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Stodler
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Toglieteli il vino.


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