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Egitto, golpe brutto colpo anche per Hamas a Gaza


marcopa
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Egitto, Golpe brutto colpo anche per Hamas a Gaza
Giovedì 04 Luglio 2013 12:32
di Michele Giorgio*

Il movimento islamico palestinese potrebbe pagare un prezzo politico e diplomatico molto alto per la deposizione di Morsi. Ma rischiano di pagarlo anche i civili di Gaza Strade semideserte, poche le auto che girano. Tutta Gaza è davanti alla tv. Stavolta non per ascoltare un cantante di talento o per la penuria di carburante che ha svuotato i serbatoi degli autoveicoli lasciando a piedi tante famiglie.
Ma per seguire gli sviluppi dal Cairo, che certo avranno ripercussioni su Gaza e la sua gente, oltre che per i leader di Hamas. «La sorte del presidente egiziano Morsi e dei Fratelli Musulmani tengono incollati al video il premier Haniyeh e gli altri dirigenti di Hamas», spiega S.K., un giornalista di Gaza che, per ragioni di sicurezza, preferisce tenere nascosta la sua identità.

«In gioco - aggiunge S.K. - ci sono i rapporti strettissimi che il movimento islamico aveva stabilito con il Cairo negli ultimi due anni, specie dopo l'elezione di Morsi un anno fa. Relazioni che hanno aperto al resto del mondo Gaza che invece l'ex raìs Mubarak teneva chiusa in una morsa assieme a Israele». Morsi, conclude il giornalista, «ha protetto e aiutato Hamas in ogni modo, il suo successore potrebbe decidere una linea molto diversa, anche perchè difficilmente sarà un esponente dei Fratelli Musulmani».

La notizia del colpo di stato messo in atto dalle Forze Armate e dei provvedimenti restrittivi adottati contro Morsi e gli altri leader dei Fratelli musulmani, sono stati accolti con sgomento dalla popolazione e da Haniyeh. Per motivi molto diversi. L'instabilità politica e sociale in Egitto vuol dire la probabile chiusura del valico di Rafah per diversi giorni e forse la revoca dei visti d'ingresso concessi ai palestinesi per cure mediche, motivi di studio e di lavoro. «Ho saputo che oggi hanno bloccato a Rafah i pellegrini diretti alla Mecca per l'Omra islamica, temo che domani non faranno passare neanche me. Sono iscritto all'università del Cairo e mi attendono gli esami di questo semestre», dice preoccupato Ahmed Abu Samadana, uno studente. Samia, una insegnate, invece si prepara con il marito e i figli ad andare a el Arish per qualche giorno di vacanza a basso costo: «L'Egitto e' l'unico Paese dove possiamo entrare e provare per qualche giorno ad avere un'esistenza normale, se chiude la frontiera di Rafah, faremo un salto indietro di alcuni anni».

Con motivazioni diverse guardano al golpe militare in Egitto i dirigenti di Hamas. Grazie anche all'appoggio ricevuto da Morsi, il movimento islamico palestinese figlio di quello dei Fratelli Musulmani egiziani, ha potuto ottenere importanti riconoscimenti nel mondo arabo-islamico, impensabili durante l'era di Mubarak. Attraverso il territorio egiziano sono passate decine di delegazioni ufficiali di molti Paesi dirette a Gaza, inclusa quelle dell'ex emiro del Qatar e del famoso predicatore islamico Yusef Qaradawi. La frontiera di Rafah è stata il transito di persone ma anche di donazioni in contanti per milioni di dollari destinati alla Striscia e al governo di Hamas. Attraverso l'Egitto dovrebbe passare anche il contestato premier islamista turco Erdogan che a breve intende visitare Gaza. «Non è detto che questo cessi del tutto - avverte l'analista Mukhemr Abu Saada - i tempi di Mubarak sono finiti e le autorità egiziane, qualunque esse siano non si comporteranno mai come l'ex raìs». Tuttavia, prosegue Abu Saada, «la luna di miele tra Gaza e il Cairo è terminata».

Morsi era stato abile nel contenere gli effetti delle accuse che da tempo l'Esercito egiziano rivolge ad Hamas e a certe organizzazioni militanti palestinesi che darebbero appoggio ai gruppi salafiti che agiscono nel Sinai. Le uccisioni lo scorso agosto e poi il recente sequestro di guardie di frontiera egiziane nel Siria, sono state attribuite dai comandi militari del Cairo anche a salafiti palestinesi e alla mancanza di misure di sicurezza lungo la frontiera da parte del governo di Hamas». La mancanza di Morsi si sentirà anche in diplomazia, dice l'analista. «Il presidente egiziano lo scorso novembre si era fatto garante del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, non solo, aveva dato libero passaggio alle delegazioni islamiche dirette a Gaza a sostegno del movimento islamico palestinese e della popolazione civile. Dubito che i militari o governanti laici egiziani saranno altrettanto generosi».

Hamas deve anche fare i conti con un giudizio negativo che raccoglie da qualche tempo a questa parte tra la popolazione egiziana che, senza alcun motivo vero, accusa il movimento islamico e Gaza di contribuire ai problemi economici e politici del Paese. Se sa qualcosa il leader di Hamas, Khaled Mashaal, che il mese scorso è stato contestato al Cairo. «Per lavoro sono stato fino a qualche giorno fa in Egitto dove ho affrontato l'ostilità crescente verso i palestinesi di Gaza - dice il giornalista S.K. - pensate, molti egiziani credono che la penuria di gasolio che si registra nel loro Paese sia il risultato di presunti 'regali' dei Fratelli musulmani alla Striscia di Gaza e ad Hamas. Gli errori di Morsi perciò rischiamo di pagarli anche noi palestinesi».
*Nena News

Contropiano.org


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marcopa
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La vicenda egiziana attuale va oltre l'Egitto.

E' gestita male dalle forze anti Morsi, per poca abitudine alla democrazia, ma è la crisi più grave per

l'Alleanza Occidente - Sunniti

che ha fortemente guidato il periodo post Rivoluzioni arabe


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Anonymous
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l'Alleanza Occidente - Sunniti
che ha fortemente guidato il periodo post Rivoluzioni arabe

Ma dove sarebbe l'alleanza occidente-sunniti? Io vedo piuttosto una "non interferenza" occidente-sciiti..


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marcopa
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L'Alleanza "Amici della Siria" e quella che ha sconfitto la Libia di Gheddafi vede insieme USA, Gran Bretagna, Francia, Italia, con paesi a prevalenza di popolazione e guida politica sunnita (Qatar, Arabia saudita, Turchia, Egitto).

Questa Alleanza ufficializzata nel gruppo Amici della Siria si muove insieme su tutti gli altri scenari.

Ricordo che il gruppo Amici della Siria nel 2013 si è riunito sempre nella stessa formula, undici paesi (qualche volta era assente qualche paese tra i meno importanti). Oltre agli otto già elencati Emirati Arabi Uniti, Germania, Giordania.

Non so in Egitto hanno favorito o non difeso Morsi in questo ultimo episodio. Ma questa Alleanza mi sembra evidente e molto in crisi. Per loro fortuna nessuno o quasi segue attentamente le loro mosse.


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